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Chronik | Avvenne domani

Circolo chiuso

Se ne va un piccolo frammento di storia bolzanina

Addio, dunque, al vecchio Circolo della Stampa. Dopo settant'anni di più o meno onorato servizio l'insegna viene ammainata e la sala non sarà più disponibile per riunioni, conferenze stampa, dibattiti, presentazioni di libri.

La decisione è stata presa, in modo sofferto, dicono, dai vertici del Sindacato regionale dei giornalisti che aveva rilevato la gestione della sala, un tempo assegnata alla sola Associazione stampa di Bolzano.

Motivi economici, a quanto pare. Poco utilizzata dai giornalisti stessi, che in questi ultimi anni paiono ancor meno propensi a riunirsi e a chiacchierare tra di loro di quanto non lo fossero già in passato, la struttura costava parecchio per affitti e spese varie e rendeva poco, nonostante non fosse raro imbattersi, sulle locandine degli avvenimenti quotidiani, in qualche appuntamento fissato proprio in via dei Vanga.

Si chiude, dunque, con la speranza che  l'ente previdenziale dei giornalisti, proprietario dell'immobile, possa ricavar qualcosa di più dalla vendita o da un nuovo affittuario. Intanto verrà smontata la targa che all'ingresso ricorda come la sala sia intitolata alla memoria di Piero Agostini e finiranno in soffitta anche le fotografie appese ai muri. Assieme a questi cimeli, decenni e decenni di storia, storia piccola ma non per questo meno rilevante, di una struttura che qualcosa ha pur significato nelle intricate vicende bolzanine di questi ultimi decenni.

La chiusura del Circolo, bisogna averlo ben chiaro, non produrrà effetti disastrosi per quel che riguarda l'agibilità di spazi dove organizzare avvenimenti nella Bolzano di oggi. C'è abbondanza di sale, di salette e dei saloni. Alle strutture tradizionali si sono aggiunte quelle dei centri di quartiere, dei punti di riferimento culturali come il Cristallo o il Trevi. C'è solo l'imbarazzo della scelta, ma non è sempre stato così.

Ci sono stati anni, anzi decenni, nei quali una Bolzano cresciuta in modo disordinato, compressa nel suo sviluppo per ragioni politiche, colpita per molto tempo dagli effetti delle distruzioni dei tempi di guerra, ha avuto seri problemi nel dotarsi di strutture sociali. Mancavano, tanto per cominciare, le scuole e i ragazzi dovevano fare i doppi e tripli turni. Mancavano le sale teatrali e dal concerto e le compagnie di giro, o quella dello Stabile, dovevano adattarsi a calcare, come palcoscenico, il proscenio di un cinema.

Figurarsi se, in un tale clima di ristrettezze, ci si poteva preoccupare di dare priorità alla costruzione di qualche sala che ospitasse riunioni o dibattiti. Accadeva allora abbastanza spesso che una riunione dell'associazione inquilini o la conferenza stampa di un candidato alle elezioni venissero ospitate nelle salette interne di un bar. Solo i partiti più forti potevano vantare la disponibilità di una propria sala dove organizzare riunioni di una certa consistenza. Gli altri dovevano migrare alla ricerca di luoghi ospitali. Quando poi a mettere il cappello sull'iniziativa erano partiti o movimenti che si ponevano al di fuori della ristretta cerchia del potere, la ricerca poteva diventare assai difficoltosa.

Il Circolo della stampa, invece, era aperto sempre e a tutti. La sede, allora, era sotto i Portici, ospitata nell'edificio che aveva accolto il primo municipio bolzanino. Si salivano due rampe di scale e, varcata una maestosa porta in legno si accedeva direttamente alla sala principale, impreziosita da un soffitto antico e dotata, da un certo momento in poi, anche di qualche raffinatezza come l'impianto per la traduzione simultanea. Dietro a quella principale c'erano altre tre stanze abbastanza ampie. Una ospitava un vetusto bancone da bar, la seconda, con i suoi divani e le poltrone, avanzava pretese da sala di lettura e la terza, infine, era attrezzata come ufficio abbastanza grande per poter ospitare, per qualche anno, anche l'amministrazione del Teatro Stabile oltre che quella delle organizzazioni di categoria dei giornalisti.

Raccontare di queste vecchie cose può sembrare solo un patetico esercizio di senile memoria, ma serve se non altro a ricordare che per molti decenni quel Circolo fu una delle strutture più importanti a disposizione dei privati e associazioni che potevano accedervi liberamente ed organizzarvi incontri e discussioni che difficilmente altrove avrebbero trovato ospitalità. Cultura e politica vi regnavano incontrastate, con gli intermezzi più lieti costituiti persino da qualche festa da ballo. Il primo brusco cambiamento arrivò alla metà degli anni 80, quando ci si rese conto che il pavimento della vecchia sala non aveva più i numeri strutturali per reggere cotante presenze. Fu necessario bloccare almeno gli appuntamenti più consistenti, in attesa di un risanamento che il Comune avviò di lì a poco,  ma che significò, inevitabilmente e tristemente, lo sfratto per il Circolo.

Il caso volle che proprio in quel periodo l'istituto previdenziale dei giornalisti stesse cercando anche a Bolzano immobili da acquistare per investimento. La scelta cadde sulla porzione di un edificio di via dei Vanga che al piano terra poteva avere una sala dove trasferire la memoria e, almeno in parte, l'attività del vecchio Circolo. La seconda vita della struttura, inevitabilmente condizionata dagli spazi più compressi, è stata forse meno piena della prima, ma comunque densa di avvenimenti e di occasioni. Al Circolo si sono rivolti, come in passato gruppi e associazioni che cercavano uno spazio poco costoso, in posizione centrale, ben dotato di strutture multimediali, abbastanza grande per ospitare anche qualcosa in più di una riunione condominiale, ma abbastanza piccolo perché l'eventuale scarsità di pubblico alla presentazione di un libro non deprimesse troppo l'autore e l'editore.

Ed ora si chiude. Nessuno potrà, per tutto quanto abbiamo detto sopra, gridare allo scandalo per la mancanza di luoghi idonei a contenere le mille iniziative che Bolzano produce a ritmo incessante, ma, pur tuttavia, un filo sottile di rammarico resta. Quel Circolo era rimasto un piccolo spazio, aperto e neutrale,che tutti potevano concedersi senza sentirsi fare troppe domande su quel che avrebbero detto o fatto. Un po' come quel piccolo podio che, nel londinese Hyde Park, consente a chiunque di salire ed arringare i passanti. E non è poca cosa in un'epoca nella quale  dialogo con lo scontro avvengono quasi interamente sui social.