Politik | L'intervista

Svp, Lega e la politica del machismo

L'ex senatore Francesco Palermo sul caso Calderoli, la retorica del braccio di ferro e i presunti cul-de-sac. Oggi ultimo incontro fra Volkspartei e Carroccio.
Francesco Palermo
Foto: eurac

salto.bz: Professor Palermo, la nascita del nuovo esecutivo provinciale sembra dipendere dalla proposta che il senatore leghista Roberto Calderoli presenterà in merito al contestato ddl costituzionale sul taglio dei parlamentari, se la questione non sarà chiarita il presidente Kompatscher ha detto che non firmerà alcun accordo di coalizione. Si uscirà da questa impasse? 

Francesco Palermo: Sì, senza alcun dubbio. Come sempre accade in politica si tratta di creare delle posizioni di forza, di mettere il paletto prima dell’avversario, per poi poter negoziare. Se, per dire, io pongo istanze ragionevoli sin dall’inizio allora ho già perso, è così che funzionano le cose, sparare alto sapendo benissimo che in un secondo momento si dovrà venire a patti. Questo è un dato di fatto imprescindibile nel modus operandi della politica e lo dico con rammarico.

In politica si vive anche di compromessi dolorosi altrimenti si resta collezionisti di punti tenuti, non trova?

Sì, solo che in questo caso non parliamo nemmeno di compromesso doloroso, non si sa nemmeno se la proposta di riforma costituzionale andrà in porto. Diciamo che quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è un modo per marcare il territorio. Non c’è da scandalizzarsi. Qualcuno inizia a far la voce grossa e si innesca una reazione (vedi la replica di Kompatscher a Calderoli) perché non si poteva fare altrimenti, e avanti di questo passo. Sono certissimo che al governatore non abbia fatto piacere sollevare questo polverone, coinvolgere il governo austriaco…

Come sempre accade in politica si tratta di creare delle posizioni di forza, di mettere il paletto prima dell’avversario, per poi poter negoziare. Se, per dire, io pongo istanze ragionevoli sin dall’inizio allora ho già perso, è così che funzionano le cose

Ecco, scomodare l’Austria non è stato troppo?

Lo è stato rispetto alla reale portata della questione, che temo già non andrà da alcuna parte. La reazione è stata clamorosa, sicuramente esagerata rispetto al merito, ma ribadisco: se uno detiene già una posizione negoziale avanzata l’altro parte svantaggiato e deve recuperare. Queste cose sono state teorizzate ai tempi di Machiavelli e certamente si usava così anche prima di allora.

Insomma sono solo prove muscolari quelle fra Kompatscher e Calderoli.

Quello dimostrato dai due “contendenti” è un atteggiamento molto maschile, nel senso deleterio del termine. Un po’ machista, ecco. Ed è una delle cose che rende difficile il lavoro delle donne in politica perché di fatto bisogna comportarsi allo stesso modo. Questo rimpallo fra Kompatscher e Calderoli, che di per sé è un fatto banale, è indicativo del metodo con cui si agisce in politica, anche indipendentemente dalla volontà dei protagonisti. Mi spiego: tutto si può dire di Kompatscher tranne che abbia atteggiamenti da macho eppure suo malgrado deve comportarsi come tale se vuole stare al gioco, altrimenti dovrebbe fare come fece il sottoscritto e non starci. Queste sono le due alternative, tertium non datur.

Tutto si può dire di Kompatscher tranne che abbia atteggiamenti da macho eppure suo malgrado deve comportarsi come tale se vuole stare al gioco

Nel merito del disegno di legge Calderoli ha detto che se si modifica la Costituzione le regole devono valere per tutti, c’è da tirare in ballo la tutela delle minoranze?

Il problema si era posto anche con la riforma costituzionale del governo Renzi, alla fine anche in quel caso l’Alto Adige sarebbe stato sovra-rappresentato rispetto alla popolazione e quindi da tre senatori si sarebbe passati a due, la proposta consisteva in un sindaco e un consigliere provinciale che dovevano appartenere a gruppi linguistici diversi. Anche stavolta potrebbe essere questo il punto di caduta, ovvero l'appartenenza a gruppi linguistici diversi. È chiaro che se la riforma attuale prevede il taglio del numero di senatori da 315 a 200 deve esserci una riduzione proporzionale e avere 3 senatori su 200 per l’Alto Adige diventerebbe impensabile, la cosa non starebbe in piedi dal punto di vista numerico adducendo il solo motivo della rappresentanza delle minoranze. Il punto è di nuovo il metodo. Ciò che ha irritato Kompatscher non è stata la riduzione dei parlamentari ma il fatto che fosse stata proposta senza il coinvolgimento dell’Alto Adige. 

Nei piani originari doveva essere tutto condotto a livello locale ma le interferenze dello Stato maggiore della Lega nazionale alla fine sono state determinanti, dal famigerato preambolo all’attuale, supposto cul-de-sac.

Va ricordato che la Lega è un partito molto verticistico. La Svp ha sempre detto di voler negoziare con i rappresentanti locali ma non è che questi contino granché, per loro stessa volontà e ammissione. Anche in campagna elettorale era tutto un richiamo al Capitano, con in primo piano le foto di Salvini e quelle dei candidati locali quasi da cercare con la lente di ingrandimento. Certo anche per il Pd, all’epoca della coalizione, c’era qualche forma di coinvolgimento del livello nazionale, ma era più sfuocata, essendo quello un partito meno gerarchico. 

Posti i punti critici tutto superabile fra Svp e Lega, dunque?

Naturalmente lo è sul piano del programma ma i problemi, come è normale che accada in tutte le coalizioni, arriveranno in corso d’opera.

Dove crede avverrà la prima incrinatura?

Difficile da dire, l’agenda viene dettata da quello che succede lungo il cammino, e la realtà si muove sempre più velocemente rispetto ai programmi politici. Non credo per esempio che quello della Regione sarà un tema centrale, probabilmente si andrà avanti così come è stato finora dal momento che, a quanto pare, nessuno ha intenzione di toccare le regole dello Statuto, un grandissimo errore strategico, a mio avviso. Le questioni pruriginose saranno perlopiù quelle riguardanti le politiche migratorie o il welfare.

Se si nomina la scuola bilingue per la Svp tutta è come toccare le vacche sacre, non si può fare. Se si parla invece di migliori opportunità di promozione della conoscenza delle lingue, e non solo dell’italiano e del tedesco, la questione allora si può affrontare

La Lega vuole accuratamente evitare i “temi etnici”. Non c’è speranza che la piccola questione della toponomastica venga risolta una volta per tutte?

La soluzione, la più ragionevole per tutti, c’è ed è pronta. Si tratta della norma di attuazione già elaborata ma senza allegati. Ciò rappresenterebbe un compromesso per entrambe le parti nel senso che la Svp potrebbe mettere in moto il meccanismo rompendo il principio e mettersi la medaglia sul petto, mentre il gruppo italiano, chiunque lo rappresenti, avrebbe una norma procedurale in base alla quale si possono risolvere eventuali problemi senza dover ricorrere ad atti di forza come è accaduto finora, perché dove non c’è certezza del diritto esiste la possibilità dell’abuso da parte del più forte. È comprensibile che all'interno della Lega, un partito che ha un elettorato prevalentemente italiano, nessuno voglia esporsi su questo tema perché non è certo il modo migliore per farsi molti amici. Ma in fondo basterebbe togliere quegli sciocchi allegati sulla quale la Svp ha insistito solo perché l’ex presidente Durnwalder si era impuntato a sua volta. Con un po’ di buon senso la cosa potrebbe risolversi ma su certe questioni prevale l’emotività.

Come sulla scuola bilingue?

Tutto sta nel modo con cui si presentano i temi. Se si nomina la scuola bilingue per la Svp tutta è come toccare le vacche sacre, non si può fare. Se si parla invece di migliori opportunità di promozione della conoscenza delle lingue, e non solo dell’italiano e del tedesco, la questione allora si può affrontare. Il tema è cosa fare e con quale forza giuridica. C’è un passaggio dell’intervista di salto.bz al professor Mariani che dice molto sui tabù: nell’articolo 19 si parla di istruzione nella seconda lingua a partire dalla seconda classe elementare anche se poi di fatto viene insegnata già dalla prima. Per istituire le sezioni bilingui, perché non si parla di scuola bilingue nel progetto di legge, non c’è nemmeno bisogno di toccare l’articolo 19 dello Statuto si può procedere benissimo così come si è fatto per l’introduzione della seconda lingua dalla prima classe elementare.

Eppure le resistenze restano, implacabili.

Il problema è simbolico. Ma è sufficiente trovare un nuovo linguaggio, una formula per fare ciò che è necessario nell’interesse sia di una maggiore competenza linguistica di tutti a prescindere dai gruppi linguistici sia di una organizzazione meno problematica per la scuola tedesca nei centri urbani, visto che questo è un problema oggettivo. Per realizzare queste cose bisogna affrontarle al di fuori degli slogan e del dibattito politico quotidiano, una possibilità che peraltro fu offerta dalla Convenzione. Serve un contesto dove si possano de-emozionalizzare certi argomenti, dove si possa guardare alla sostanza, e non alle bandiere.