Gesellschaft | Decisioni di giunta

Una casa per le vittime di violenza

Alloggi di transizione: soluzione abitativa temporanea per le donne che hanno subito abusi e per i loro figli. Kusstatscher (Gea): “Passo importante verso l'autonomia”.
Donna
Foto: upi

Dal 2019 le vittime di violenza che escono dalle strutture protette delle Case delle donne potranno usufruire temporaneamente, nello specifico per una durata di 18 mesi, dei cosiddetti alloggi di transizione sul territorio altoatesino. Il progetto, elaborato da un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei servizi sociali, degli enti privati e pubblici gestori delle strutture, del Comune di Bolzano e coordinato dall’Ufficio per la tutela dei minori e l’inclusione sociale, ha incassato oggi (4 dicembre) il via libera della giunta provinciale.

L’obiettivo - ha spiegato l’assessora Martha Stocker - è quello di “permettere a chi è in uscita da strutture di accoglienza per donne in situazione di violenza, di sperimentarsi nella vita in autonomia in un contesto accompagnato”. Donne con o senza figli, residenti in provincia di Bolzano, ospiti di una struttura del servizio Casa delle donne che non necessitano più di protezione, potranno avvalersi di questa soluzione abitativa, sebbene per un limitato periodo di tempo.

La Casa delle donne offre un “rifugio” fino a 6 mesi, non tassativi, “non lasciamo nessuno in mezzo alla strada”, tiene a precisare la presidente dell'Associazione Gea di Bolzano Gabriella Kusstatscher, “questo primo step da parte della giunta, considerando che il rischio per le vittime di violenza, in assenza di alternative, è di tornare nel contesto domestico in cui si sono verificati gli abusi e inoltre, sul piano tecnico, che il problema della casa è per tutti a Bolzano una spada di Damocle, è senza dubbio importante nel percorso della piena autonomia delle donne. Bene che si parta già dal 2019, avevamo il timore - aggiunge Kusstatscher - che con il nuovo governo provinciale si dovesse ricominciare tutto daccapo rispetto a questo tipo d’iniziativa”.

 

 

Le donne che entreranno in questi alloggi potranno comunque continuare a contare sui gruppi di sostegno, “qualora lo richiedano, naturalmente, bisogna comprendere che la donna quando arriva nei centri antiviolenza ha l’autostima sotto le scarpe, si considera una nullità, e le imposizioni sono l’ultima cosa di cui ha bisogno, è dunque chiaro che deve essere una loro libera scelta quella di farsi affiancare dalle operatrici del settore, noi ci siamo sempre”.