Chronik | Bolzano

Storia di quartiere

Un film-documentario su Europa-Novacella: l’epopea del rione attraverso i suoi abitanti e i luoghi identitari, dal bar Romagnolo al Cristallo. “Non siamo periferia”.
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Foto: Salto.bz

L’idea progettuale è stata approvata dal consiglio circoscrizionale. Ora si tratterà di trovare le risorse e realizzarla. Il rione Europa-Novacella di Bolzano vuole raccontarsi attraverso un film documentario che passi in rassegna la storia del quartiere, dagli anni Trenta in poi, ovvero con l’arrivo degli italiani a Bolzano, e prosegua il filo che unisce le generazioni, i luoghi identitari, ancora negozi locali pubblici e presidi culturali - come il teatro Cristallo. In una trama urbana e sociale che giunge ai giorni nostri, nei quali la “borgata”, se così si può dire, lotta contro lo spaesamento e rifiuta di essere considerata periferia. “Ben venga il filmato” dice Luca Bonato, esercente del bar Romagnolo, punto di riferimento che sarà raccontato nel progetto. “Ma serve altro. Il rifacimento di piazza Matteotti non ci aiuterà a portare qui i turisti. Manca anche il collegamento con la ciclabile lungo l’Isarco”.

 

 

Album di famiglia

 

Questo sarà nelle intenzione dei promotori il filmato di 30 minuti pensato per narrare la storia del quartiere a sud del Talvera, con Don Bosco la parte “italiana” di Bolzano. La realizzazione vuole essere partecipata: si cercherà di coinvolgere “la gente della circoscrizione, invitando i cittadini a fornire fotografie significative e filmati amatoriali conservati”. 

Verrà coinvolta la gente della circoscrizione, invitando i cittadini a fornire fotografie significative e filmati amatoriali conservati

 

 

Si andranno a cercare le immagini della Rai di Bolzano, in bianco e nero e a colori, per “rivivere l’epopea della Fiera di via Roma e dell’ex palazzo del ghiaccio, nonché per ricordare i personaggi mitici dell’hockey e le domeniche trascorse a pattinare della gente comune”. Ma nel filmato si racconterà anche la storia del teatro Cristallo, sede di spettacoli, comizi, festival studenteschi”. 

 

Dalla pasticceria Zanolini al Teatro Cristallo

 

Spazio naturalmente ai personaggi e ai luoghi che hanno fatto la storia della circoscrizione: gli esercenti della pasticceria Zanolini di via Dalmazia e della Bartolomei di via Torino, i proprietari dei bar più frequentati (Romagnolo, Moretti (oggi passato ai cinesi, ndr), Varasin, Giamar), nonché della prima discoteca di via Rovigo, poi pizzeria”. C’è ancora spazio per il tabacchino Peter di via Milano, dove ci si rifornisce di pregiati sigari, per i primi supermercati di via Torino e piazza Matteotti, senza dimenticare i parroci come don Giuseppe Rauzi delle parrocchie di Regina Pacis e della Visitazione.

 

 

Sarà insomma “un grande album di famiglia da sfogliare”, realizzato per i primi anni di vita del quartiere con materiale dell’istituto Luce e della Settimana Incom, dato che la storia inevitabilmente comincia con gli anni Trenta e il periodo pre-bellico.

Tutto nasce dai filmati documentari conservati dal Centro Trevi, che parlano dei paesi dell’Alto Adige e del rione bolzanino delle Semirurali. Manca un filmato sul nostro rione: ecco perché abbiamo pensato a questa idea progettuale (Renata Tomi)

Convinta del progetto Renata Tomi, presidente del consiglio circoscrizionale: “Tutto nasce dai filmati documentari conservati dal Centro Trevi, che parlano dei paesi dell’Alto Adige e del rione bolzanino delle Semirurali. Dato che manca un filmato sul nostro rione, abbiamo pensato a questa idea progettuale. Ora si tratterà di realizzarla”, afferma.

 

 

Voci “da bar”

 

La reazione è positiva ascoltando i gestori di una della attività storiche, il bar Romagnolo, che saranno raccontate. Nell’esercizio aperto da 36 anni nel lato sud di piazza Matteotti la mattinata ferve tra caffè e tavolini pieni. I gestori tuttavia attendono con scetticismo il nuovo arredo urbano per lo slargo del fu “quartiere Littorio”, già rifatto vent’anni fa con una scarsa tenuta (i bolognini si sono in parte mossi e sradicati). 

L’idea del filmato è bella, ma qui serve altro per far rivivere la zona e portare i turisti, anche quelli in bici (Luca Bonato)

 

 

L’idea del filmato è bella, ma qui serve altro per far rivivere la zona e portare i turisti, anche quelli in bici” dice Luca Bonato. Residente doc di Europa-Novacella (“Sono nato in via Dalmazia e ho sempre abitato qui”, racconta) gestisce il locale assieme alla moglie Lorena Sebastiani, all’anziano Antonio Tonina che dà una mano, a Francesco Bianchi e ai figli di quest’ultimo. 

“Questo locale c’è da sempre, prima era un bar sport e uno dei gestori storici lo chiamavano Ancio” riepiloga Bonato. Bianchi va di nuovo indietro: “Lo aprì un romagnolo, come ristorante, bar e sala da ballo. I giovani dicevano, andiamo dal romagnolo, e così è rimasto il nome”. 

Questo locale c’è da sempre. Lo aprì uno dalla Romagna, come ristorante, bar e sala da ballo. I giovani dicevano, andiamo dal romagnolo, e così è rimasto il nome (Francesco Bianchi)

 

 

La piazza resiste

 

Tornando all’oggi, i problemi per la piazza costeggiata dalle case Ipes sono sul tappeto fatto di bolognini scomposti, in un’area che ha conosciuto le trasformazioni sociali date anche dall’immigrazione. “Se il Comune non ci abbatte a forza, noi resistiamo - prosegue Bonato -. La chiusura alle auto non ha aiutato, quando è stato chiuso il market A&O via Torino è morta. Già adesso ci sono meno parcheggi, ma a parte gli uffici Ipes non ci sono attrazioni. Se togli respiro ai luoghi, rischi di farli morire, di farli diventare davvero periferie”. 

Se il Comune non ci abbatte a forza, noi resistiamo. Se togli respiro ai luoghi, rischi di farli morire, di farli diventare davvero periferie. Abbiamo chiesto la riapertura della stradina verso la ciclopedonale lungo l’Isarco ma servono i permessi

 

 

Bianchi, nato in via Milano, ricorda: “Qui una volta c’erano 120 auto. Nessuno vuole tornare indietro, ma questa piazza senza passaggi muore”. E mostra la stradina che dal Poli finisce verso l’arginale, chiusa da una casa recente. “Abbiamo chiesto di riaprirla, per avere il passaggio di pedoni e ciclisti, ma serve il permesso dell’Ipes”. Nel frattempo il quartiere resiste.