20181005_161814.jpg
Foto: w
Politik | Avvenne domani

Svolta a destra

Un convegno della Gaismair e dell'ANPI.

Parlare di destra, di estrema destra, in Italia, in Austria in Alto Adige nel momento in cui questo spazio politico che, sino a qualche anno fa e probabilmente a torto, era considerato marginale, occupa ormai il centro del palcoscenico politico progettando cambiamento epocale dei rapporti di forza a livello nazionale ed europeo, significa compiere uno sforzo notevole per cercare di adattare alla realtà e propri antichi pregiudizi, analisi ormai datate, un racconto della storia che viene inevitabilmente contraddetto dai fatti.

Ci hanno provato, venerdì scorso a Bolzano, in una piccola aula dell'università, strapiena di un pubblico attento e interessato, la Società storica Michael Gaismair e 'ANPI. Un percorso a tappe, progettato per illuminare passato e presente delle destre a Vienna, a Roma e a Bolzano.

Si è partiti, dopo il brevissimo intervento introduttivo del professor Günther Pallaver, dai ragionamenti sulla realtà dell'estrema destra italiana e sui mutamenti che l'hanno portata sostanzialmente a conquistare nei sondaggi di questi giorni la maggioranza relativa nel paese, svolti per conto dell'ANPI dallo storico Giorgio Mezzalira e da Guido Margheri. Un giro d'orizzonte estremamente vasto che ha toccato gli avvenimenti politici di questi ultimi anni non senza accenti di severa autocritica, soprattutto da parte di Margheri, sull'incapacità dell'antifascismo militante di comprendere molti casi quel che stava avvenendo e di opporvisi in maniera efficace.

Con il secondo segmento del convegno, superato il fatidico confine del Brennero, ci si è spostati in Austria. Estremamente puntuale ed efficace l'analisi di Hanna Lichtenberger, dell'Università di Vienna sull'arcipelago dell'estrema destra nel paese danubiano. Un mondo che ovviamente, in specie in questo momento, ha il proprio polo di maggior attrazione nel partito liberalnazionale di Heinz Christian Strache, al potere, assieme ai popolari, dopo il trionfo delle ultime elezioni politiche, ma che si compone anche di altri frammenti non meno significativi e pericolosi. Si pensi ai movimenti identitari che, in specie nelle zone più orientali del paese, sfruttano al massimo il timore per i cambiamenti portati dall'immigrazione oppure a quella vasta zona grigia che, come del resto in Italia o in diversi altri paesi europei, vede il contatto tra gli elementi più estremi delle tifoserie calcistiche e l'estremismo razzista e xenofobo. Su una di queste realtà, quella delle Burschenschaften (congregazioni studentesche radicate nella tradizione del mondo tedesco) ha puntato invece lo sguardo un altro ricercatore viennese Berhard Weidinger, documentandone con estremo rigore il ruolo nelle vicende altoatesine, sia sotto il profilo politico che riguardo a quello della partecipazione al terrorismo degli anni 60. L'ultima parte del convegno è vissuta infine sull'analisi, come al solito sostenuta da una serie di documenti inoppugnabili, dello storico meranese Leopold Steurer, attento ormai da decenni a illuminare i rapporti tra le organizzazioni secessioniste altoatesine e l'estremismo neonazista austriaco.

Un percorso di notevole interesse cui purtroppo sono venute a mancare due tappe: l'assenza per malattia dello storico austriaco Johannes Kramer ha impedito di riportare ai giorni nostri l'analisi del purtroppo ragguardevole fenomeno dell'estremismo giovanile di destra in Alto Adige. Della polarizzazione del voto e del posizionamento delle destre italiane in Alto Adige avrebbe invece dovuto occuparsi, così almeno recitava il programma il professor Roberto Farneti, docente alla LUB che invece ha preferito spaziare col suo intervento su un panorama molto più ampio come quello dei rapporti interni alla destra italiana nel secondo dopoguerra.