Politik | Rappresentanza

Un mostro mitologico

Il gran pasticcio della legge elettorale comunale.

Con le elezioni del 4 giugno 1995, come abbiamo visto nella prima parte di questo breve viaggio tra i segreti dell'elezione dei sindaci di Bolzano, si entra, di fatto, in un universo politico, dove tutto, o quasi tutto, funziona alla rovescia rispetto a prima.

Per decenni, lo abbiamo detto, il sindaco era il prodotto finale di una lunga distillazione che avveniva nelle segrete stanze dei partiti oppure durante le trattative, altrettanto riservate, per formare una coalizione di maggioranza. Improvvisamente i partiti diventano oggetti della generale esecrazione, molti di essi scompaiono addirittura o cercano di mimetizzarsi sotto nuove vesti. Quanto alle candidature l'esser esponente dichiarato di uno dei partiti vecchi e nuovi è come avere il marchio di Caino. Scatta così la caccia agli esterni, a quelli che, con una definizione che si è subito logorata, vengono indicati come gli esponenti della "società civile" (come se in precedenza le candidature venissero estratte a sorte solo tra persone del tutto incivili o militari con alamari e mostrine). Ci si può permettere al massimo di candidare i cosiddetti "esponenti di area", ovverossia persone che hanno le stesse convinzioni dei politici di professione ma non la tessera di partito.

Così avviene in tutta Italia e Bolzano ovviamente non fa eccezione. Con le elezioni del 1995 debutta anche la straordinaria novità dell'elezione diretta del sindaco, sull'onda di un generale rivolgimento dell'intera materia elettorale, che porta al ripudio del precedente sistema proporzionale in favore di quello maggioritario per il Parlamento e, per l'appunto, della possibilità per i cittadini di indicare direttamente con il voto sindaci, presidenti di province e regioni. In Alto Adige, come vedremo più oltre, le cose vanno un po' diversamente e non senza problemi.

I bolzanini, come del resto tutti gli altri italiani, imparano a pronunciare anche un'altra parola nuova: bipolarismo. Un anno prima il ciclone Berlusconi ha travolto quel che restava dei bastioni della vecchia politica italiana e ci si deve adeguare. Così dopo decenni nei quali, in consiglio comunale a Bolzano, la principale forza di opposizione era stata quella del vecchio PCI, d'un tratto il centro autonomista e la sinistra si trovano alleati, nella ricerca di un candidato valido da proporre all'unico interlocutore che dalla grande crisi della prima repubblica non è stato neppure sfiorato: la SVP. La ricerca non è né lunga e difficile. Il candidato ideale è già bello e pronto.

È quel Giovanni Salghetti Drioli, ben rodato dall'esperienza commissariale, apprezzato negli ambienti del mondo cattolico altoatesino ed immune, soprattutto, da ogni frequentazione partitica. Il candidato sindaco piace, ma non al punto da ottenere la desistenza del partito della stella alpina al primo turno di votazione. Deve così accomodarsi al ballottaggio con lo sfidante del centrodestra, il leader storico del movimento sociale italiano di Bolzano Pietro Mitolo. Al secondo turno però i voti SVP arrivano e la vittoria avviene con largo margine. La stessa cosa si ripete, con un copione del tutto simile, anche cinque anni dopo. I veri problemi, però, arrivano nel 2005.

Salghetti si presenta per il terzo mandato ma stavolta il centrodestra, in piena fase di espansione, gli schiera contro un altro "esterno", Giovanni Benussi, che al primo turno lo supera di oltre quattromila voti. Anche questa volta, come sempre in precedenza, la SVP presenta un suo candidato di bandiera, i cui voti avrebbero consentito all'esponente del centro sinistra di staccare nettamente il rivale evitando addirittura il ricorso al secondo turno. Si va, invece, al ballottaggio ed accade quello che molti temevano e qualcuno, evidentemente, sperava. Benussi dal centrodestra ottiene 25.619 voti, sette in più dell'avversario. Rispetto al primo turno, a Salghetti sono mancati almeno quattromila voti e i meccanismi di questa debacle elettorale dei partiti autonomisti sono ancora uno dei misteri più interessanti della recente politica altoatesina.

I problemi però sono appena cominciati. Il neo sindaco Giovanni Benussi festeggia rumorosamente con i suoi seguaci sul balcone di Piazza del Municipio ma sa benissimo che per lui la strada si presenta tutta in salita. È come un generale senza esercito o, per meglio dire, con un esercito insufficiente a vincere qualsiasi battaglia.

Per spiegare l'arcano occorre tornare a parlare di legge elettorale. Ovunque si sia fatto il passaggio verso l'elezione diretta di un sindaco o di un presidente di provincia o regione, si è cercato contemporaneamente di garantirgli, in genere con un limitato premio di maggioranza, la possibilità di governare senza problemi l'assemblea degli eletti. In Alto Adige invece questo non è possibile perché una norma statutaria, e quindi di rango costituzionale, prevede che per la difesa della rappresentanza dei gruppi etnici le elezioni a tutti i livelli debbano avvenire con il sistema proporzionale. Si è deciso così di "appiccicare" semplicemente l'elezione diretta del sindaco sul vecchio sistema. Operazione perigliosa, che crea una sorta di mostro mitologico e che può riservare amare sorprese.

È la situazione in cui, nel giugno del 2005, si ritrova il primo sindaco di centrodestra del capoluogo altoatesino. Gli eletti nelle liste che lo sostengono sono appena ventuno su cinquanta consiglieri. Il centrodestra le tenta tutte pur di rovesciare la situazione. A Bolzano arriva persino Silvio Berlusconi, che mostra il dito medio ad alcuni contestatori, affiancato sul palco del comizio da una Michaela Biancofiore straordinariamente ilare. Tutto è inutile. Scaduti i tempi canonici Benussi deve dimettersi, il comune è commissariato e si va a nuove elezioni. Si vota a novembre e il centrodestra, che mira a ripetere l'impresa, ripresenta il vincitore di giugno. La grossa novità, però, arriva dal centro-sinistra. Salghetti, giustamente amareggiato per il trattamento ricevuto, saluta e si ritira signorilmente senza far troppe polemiche.

Si sarà chiesto, e con lui anche noi, come mai il nuovo candidato del centro sinistra autonomista, il giovane Luigi Spagnolli, ottenga, senza colpo ferire, quella desistenza al primo turno da parte della SVP che a lui era sempre stata pervicacemente negate e che gli avrebbe consentito di evitare la sconfitta primaverile. È un passaggio, questo, di cruciale importanza delle vicende recenti della politica altoatesina, che andrebbe ripercorso e analizzato per capire anche molte cose di oggi.

Con queste premesse, Spagnolli non fatica troppo a piegare già al primo turno la resistenza di Benussi, mortificato anche da alcune iniziative elettorali improvvide come quelle di un comizio finale dell'onorevole Renato Brunetta in piazza del tribunale, che diversi esponenti del centro destro bolzanino rivivono per parecchio tempo nei loro incubi notturni.
Inizia così l'era Spagnolli che prosegue anche mentre scriviamo queste note.

Se dovessimo rispondere, a questo punto, alla domanda che ci siamo posti all'inizio di questo percorso e cioè che cosa occorra, di questi tempi, per essere eletto sindaco di Bolzano, dovremmo rispondere inevitabilmente che è necessario avere il consenso di una buona fetta almeno del centro sinistra autonomista ed è indispensabile o quasi godere dell'appoggio della SVP. La politica, però, è in perenne movimento e le elezioni della prossima primavera potrebbero riservare diverse sorprese. Una è sicuramente quella relativa alla tenuta della SVP, che ha perso in provincia la maggioranza assoluta e che soffre la concorrenza dei partiti della destra sudtirolese. Un'altra riguarda il centrodestra italiano che potrebbe aver toccato il fondo della dissoluzione politica e trovare proprio in questo la forza per iniziare a risalire.

Il panorama è questo. Non resta che aspettare e vedere.

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Mensch Ärgerdi… Fr., 07.11.2014 - 12:17

A vedere le faccie e le azioni politiche della destra bolzanina, dubito seriamente che ne esca un candidato che può essere seriamente preso in considerazione.
Chissà, magari la liberal-leghista-team-autonoma Artioli ha interesse a cambiare casacca per l'ennesima volta. Se solo non ci fosse quella poltrona così comoda in consiglio....

Fr., 07.11.2014 - 12:17 Permalink