Politik | Il dopo voto

Cosa resta della sinistra

Il politologo e docente dell’unibz Roberto Farneti sulla crisi della sinistra, il tramonto del renzismo, il parallelo europeo e i malumori del corpo elettorale.
Farneti, Roberto
Foto: upi

salto.bz: Professor Farneti, stando ai numeri, alle ultime elezioni partiti o movimenti di matrice populista hanno ottenuto complessivamente il 70%, parliamo dunque di una richiesta, da parte dell’elettorato, di un mutamento radicale dello scenario politico italiano. Perché la sinistra non vince più? 

Roberto Farneti: Non credo che il voto a destra sia di matrice populista. Dodici milioni di italiani hanno votato a destra nonostante lo scarso profilo del personale proposto nelle liste e la miseria della retorica elettorale, perché è a destra che quegli italiani hanno cercato un barlume di rappresentanza per quell’insieme di valori e interessi — sicurezza, tutela del risparmio, iniziativa privata e famiglia — che in ogni parte del mondo definiscono l’orientamento di massima dell’elettorato moderato. 

Un elettorato mai veramente corteggiato in Italia?

È così, un elettorato peraltro fotografato sempre con precisione dai quadri informativi dell’ISTAT, un parco elettori che la vecchia DC aveva ricattato a suo tempo, per mezzo secolo, dandogli protezione in cambio di un’identità confessionale che aveva, o che comunque lo caratterizzava, solo in parte. Un elettorato che a differenza della classe operaia glorificata dal grande cinema e della grande letteratura degli anni Sessanta e Settanta, non ha avuto nessuna considerazione, se non come oggetto di caricatura e di scherno. Perduta la sua maschera confessionale ha trovato, o creduto di trovare, una casa (ovverosia una rappresentanza) in quel centro-destra che Berlusconi aveva saputo aggregare interpretando (correttamente) il nuovo spirito della seconda repubblica. Era l’unica casa che aveva.

Non ho mai pensato che la parola sinistra significasse una cosa sola, e diffido di chi ha una sua esclusiva idea di sinistra, o che un’agenda di sinistra debba essere oggetto di un dibattito infinito.

Inospitale quella della controparte?

L’alternativa era una sinistra certamente diversa dalla caricatura che Berlusconi ne volle fare, ma che si può riassumere nell’atteggiamento di personalità politiche come la non rimpianta Angela Finocchiaro, ricordata dai posteri per la sua non memorabile battuta sulle bidelle. Perché le bidelle, allo stesso titolo di parrucchiere, idraulici, piccoli artigiani, piccoli e medi imprenditori, commercianti al dettaglio, liberi professionisti, erano fuori, per quella sinistra (anzi, per questa sinistra), dal cerchio magico della civiltà occidentale. Ed è curioso che l’unico leader politico che abbia provato, a sinistra, a offrire rappresentanza a quel pezzo di Italia, a cambiare il linguaggio della sinistra post-comunista per renderlo ospitale a quegli italiani lì, quelli senza mai un cenno di considerazione, solo scherno e risatine nel cinema, nei programmi di inchiesta, nei servizi dopo il TG, abbia finito per farsi isolare a casa propria, abbia vinto un congresso e, caso unico nel mondo occidentale, sia stato ciononostante isolato da colonnelli scandalizzati e dai loro luogotenentini. 

Non è riuscito a sintonizzarsi sul suo elettorato, insomma.

Io credo che il pubblico della sinistra sia cambiato, gli interessi e i valori dei suoi potenziali elettori siano cambiati… consideri che chi aveva una sua idea di sinistra e in nome di quest’idea e contro la logica maggioritaria imposta dalle regole del gioco democratico ha fatto la guerra a Renzi, penso a D’Alema, ha preso il 3% nel suo collegio, per dire, che attualità, che forza può mai avere l’idea di sinistra che D’Alema e i dalemofili dentro il PD hanno cercato di imporre nonostante avessero perso, al costo di spaccare la sinistra. Sono completamente convinto che non erano dodici milioni di sconvolti razzisti ad avere votato a destra… la sinistra deve aprirsi ai moderati, semplicemente smettere l’atteggiamento della Finocchiaro, perché poi è normale, ripeto, normale, che alla Finocchiaro, a D’Alema e ad Emiliano preferiscano Salvini.

La regola dentro un grande partito di sinistra all’altezza di questo nome è che se non ti va bene la linea che è prevalsa, fai buon viso a cattivo gioco e ti mordi la lingua. Non si chiama asservimento all’arroganza della ‘gente nova’, si chiama molto semplicemente senso di responsabilità.

È vero, come è stato detto, che Renzi con la sinistra non c’è mai c’entrato niente? La legge sulle unioni civili dimostra l’esatto opposto mentre su questioni come la tutela del lavoro l’ex premier ha inseguito posizioni capitalistiche. 

Non ho mai pensato che la parola sinistra significasse una cosa sola, e diffido di chi ha una sua esclusiva idea di sinistra, o che un’agenda di sinistra debba essere oggetto di un dibattito infinito. Credo che questa agenda la debba scrivere chi vince il congresso del partito e credo che la democrazia sia, più che eterna discussione sui principi, assunzione di responsabilità anche da parte di chi il congresso lo perde e lavora pertanto per vincerlo al prossimo giro. Ma intanto vota quell’agenda decisa a maggioranza, non è che boicotta quell’agenda e la posizione del premier perché ritiene, lui e i suoi, che quell’agenda non sia di sinistra. Faccio un esempio.

Prego.

Nel 2002 la SPD tedesca programmò, nel corso di un unico anno, tre minicongressi straordinari, i cosiddetti Parteitage, come a dire che c’era maretta dentro al partito, ma le regole del gioco prescrivevano che coerenza e disciplina avrebbero prevalso. Oskar Lafontaine ha passato la vita a giustificare la rottura con Schröder, l’architetto della grande riforma illustrata dalla cosiddetta ‘Agenda 2010’, ma Lafontaine non aspettava occasione migliore per una teatrale uscita di scena, per uno strappo con il partito. E la sua fu comunque una vera stramberia, perché la regola dentro un grande partito di sinistra all’altezza di questo nome è che se non ti va bene la linea che è prevalsa, fai buon viso a cattivo gioco e ti mordi la lingua. Non si chiama asservimento all’arroganza della ‘gente nova’, si chiama molto semplicemente senso di responsabilità. Non così, assolutamente non così, in Italia, dove l’azione del premier Renzi ha incontrato una serie di strappi di volta in volta ricuciti da mediatori improvvisati (Verdini) nel tentativo, sempre quasi disperato, di salvare un’azione di governo che nelle democrazie normali si affida comunque a quel senso di responsabilità che deriva dall’appartenenza comune a un partito, alla lealtà all’idea di sinistra emersa a maggioranza nel congresso. Per cui se il congresso ci mette in minoranza, non si organizza il sistematico affossamento del nuovo in nome di un’idea di sinistra presumibilmente più nobile di quella di Renzi e dei renziani.

La sinistra in Europa deve essere pratica, deve lavorare unita, deve darsi un’agenda e una leadership, non spappolarsi in lotte intestine che giovano soltanto ai nemici.

Non trova che abbia avuto un ruolo di prim’ordine in questa parabola discendente il fatto che un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione sia stato affrontato, a sinistra, con poca progettualità e razionalità, con una comunicazione inefficace, senza capire gli effetti antropologici di questo cambiamento in corso, lasciando quindi terreno libero alla demagogia, alla xenofobia e ai sovranismi? 

Sì, certo, credo sia un’analisi corretta, soprattutto a livello di comunicazione…

La socialdemocrazia in Europa è destinata a finire nel corridoio dei ritratti? Le sinistre alla Corbyn o alla Sanders, per esempio, fanno presa specie sui giovani ma non sfondano, come si fa a riportare la sinistra riformista fuori dalle secche?

La sinistra in Europa deve essere pratica, deve lavorare unita, deve darsi un’agenda e una leadership, non spappolarsi in lotte intestine che giovano soltanto ai nemici. Il requiem a se stessa la sinistra lo ha recitato nella campagna per il referendum sulla riforma costituzionale, Renzi ha probabilmente sbagliato a politicizzare il referendum così tanto ma, come ho detto, aveva vinto il congresso, aveva un’agenda sua, il Partito Democratico doveva sostenerla… 

Ancora a proposito di Europa: questa crisi della sinistra mette a rischio il futuro della democrazia nel Vecchio continente?

Ahimè questa crisi è il sintomo, non una delle potenziali cause, della crisi della democrazia, o comunque di una certa idea di democrazia in Europa.

 
Bild
Profil für Benutzer Massimo Mollica
Massimo Mollica Sa., 10.03.2018 - 08:46

C'è chi ha a cuore la sinistra e chi come me invece gli esseri umani. Oramai nel 2018 la parola sinistra non ha più alcun significato sia in Italia che nel mondo. Ben inteso i valori su cui si basa la sinistra sono e saranno ancora validi! Sono le idee che devono adeguarsi ai tempi, la visione di società! Da questo punto di vista il M5S non è nulla! Perché non sono chiari i valori sui quali poggia (l' HONESTA' non è un valore ma solo uno slogan al pari di MI SCAPPA LA CA**A). Oggi come oggi emergono 2 tipi di categorie: chi pensa per se stesso e chi pensa per gli altri. Tu da che parte stai?

Sa., 10.03.2018 - 08:46 Permalink