Kultur | Giovani critici

Il destino ha bussato alla porta

Coinvolgente interpretazione della Quinta di Beethoven da parte dell'Orchestra Haydn guidata da Michele Mariotti. In programma anche Alban Berg e Joseph Haydn.
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Foto: Orchestra Haydn Michele Mariotti

L’Auditorium di Bolzano è stato teatro di grandi emozioni nella serata di martedì 6 novembre, in occasione del terzo concerto dell’Orchestra Haydn.
Alle ore 20 in punto, i musicisti hanno preso posto sul palco nei loro eleganti abiti neri.
A entrare per ultimo il maestro Michele Mariotti, che ha mostrato al pubblico un largo sorriso prima di voltarsi e accingersi a dare la parola all’orchestra.
Il viaggio ha avuto inizio sulle note della Suite lirica di Alan Berg, composta tra il 1925 e il 1926. Un lavoro creato in omaggio all’amante dello scrittore, la signora Hannah-Fuchs-Robettin. Il loro amore doveva rimanere segreto, dal momento che entrambi erano sposati, così Berg decise raccontarlo attraverso la musica. Il compositore si esprime nella Suite lirica con intervalli dissonanti, mentre gli archi alternano il rincorrersi tra loro a un pizzicato di soppiatto. Michele Mariotti era così coinvolto dall'atmosfera che, muovendo tutto il corpo insieme alle braccia, faceva dei grandi respiri solamente nei momenti di pausa.
Terminate le dolorose note di Alban Berg, tra calorosi applausi, è entrata in scena Miriam Prandi. Giovane promessa, si è diplomata a soli quindici anni in pianoforte e l’anno successivo in violoncello, con il massimo dei voti, lode e menzione speciale.
Ha poggiato il violoncello sul palco, un breve scambio di sguardi con il direttore e via con il Concerto per violoncello e orchestra in re maggiore di Joseph Haydn, datato 1783. Un’opera che brilla per virtuosismi che necessitano una suprema padronanza tecnica dello strumento. La solista si è spinta nei registri più alti del suo strumento, facendo concorrenza agli stessi violini.
Concluso il Concerto, la solista ci ha donato ancora un bis solistico dolcissimo, nel quale si è anche accompagnata con la voce, carezzevole e intonatissima.
Dopo la pausa tra il primo e il secondo tempo, l’orchestra ha completamente estinto il brusio del pubblico con quello che è probabilmente l’attaco più famoso del mondo: quello della Sinfonia n.5 in do minore, op.67. Il suo compositore, Ludwig van Beethoven, aveva descritto questo incipit come “il destino che bussa alla porta”. Nel primo tempo l’artista vuole descrivere, con le sue note incisive, l’uomo disperato che incespica tra le più impervie difficoltà della vita. Nel secondo tempo cerca di uscirne e piano piano ci riesce, attraverso le domande dei bassi, riprese dagli archi acuti a cui i corni danno finalmente risposta. Il tutto conduce al terzo e ultimo tempo, dove l’uomo supera finalmente ogni tormento e ogni dramma, spazzati via dal finale in un accordo in maggiore, potente, limpido, solenne e pieno di luce e di verità.
E così com’erano entrati, fra gli applausi, i membri dell’orchestra Haydn sono usciti di scena senza dire una parola. E a vedere il palco, lasciato tutto d’un tratto così vuoto, ci è sembrato strano che solo pochi secondi prima fosse colmo di tanti suoni così densi di vita.

Camilla Ruzzu e Asya Binarelli

Liceo Pascoli classe 4M - indirizzo musicale