Gesellschaft | Hate Speech

Hate speech & fascismo

"... ci sono certi insegnanti e certi presidi, certi allenatori e certi carabinieri, certa media e certi giornalisti, che ostacolano il cammino dei resistenti."
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Foto: Quotidiano Alto Adige

Il 25 novembre scorso, sulla pagina online del quotidiano Alto Adige è apparsa una notizia luttuosa: Tragedia in mare. Naufragio in Libia, oltre 30 i morti. La notizia, tragica di per sé, è stata resa smisuratamente atroce dal commento delirante di una signora bolzanina, probabilmente mamma di un piccolo figlio, una donna dolce, con capelli biondi e lisci e con una catenina al collo con tanto di croce sul petto. Godendo della morte di oltre trenta profughi e 200 dispersi, tra cui 3 bambini e 18 donne la giovane signora ha commentato: “30 in meno!!!”.

La professoressa Fiorenza Pontini, l'insegnante d'inglese al liceo Marco Polo di Venezia, palesemente fascista, in seguito ad una denuncia per aver postato su fb durante l'anno 2016, decine di post razzisti tra cui : “ … poi ho torto quando dico che bisogna eliminare i bambini dei musulmani perché tanto sono tutti delinquenti”, oppure, riferendosi agli sbarchi: “Bruciateli vivi”, “ammazzateli tutti“, “Un altro salvataggio? Ma non potevate lasciarli morire?”, è stata rinviata a giudizio con l’ipotesi di reato per violazione della legge 654 del 1975, la cosiddetta legge Mancino. Con i suoi commenti, secondo la Procura, Fiorenza Pontini avrebbe «incitato alla violenza e commesso atti di provocazione per motivi razziali, etnici e religiosi».

Secondo la Cassazione Penale, Sez. I, 1 dicembre 2015 (ud. 06-10-2015), n. 47489, sarebbe una circostanza aggravante se un tale commento risulterebbe ” (…) essere leggibile da tutti, come nel caso di un post su Facebook, un articolo su un sito o un commento su un articolo apparso su internet da una pagina accessibile a tutti senza restrizioni,(...) conseguente al fatto di essere destinato a un numero indeterminato di soggetti e comunque non riconducibili a un ambito strettamente interpersonale”.

I “30 in meno!!!” erano quasi tutti provenienti dall’Africa sub-sahariana, paesi estremamente poveri, martoriati da lunghe guerre e altrettanto lunghe dittature, rovinati da calamità naturali e depauperati da secoli e secoli da razzie incessanti delle risorse umane, minerarie, agricole, da parte degli europei. Secondo i datti della Marina libica, alcuni cadaveri erano stati divorati dagli squali che si aggiravano intorno in cerca di cibo. Avevano sicuramente pagato il cosiddetto "tariffario della vergogna": 5000 dollari per andare dal deserto alle coste africane e 1500 per la traversata in mare. Pur pagando una cifra enorme, la maggioranza avrà subito durante il tragitto crudeltà di ogni genere.

Il commento, un vero e proprio esempio di “Hate speech”, indica non solo la primitività e la banalità di chi esprime un sentimento di odio viscerale, denota non solo un grave disagio psicologico e una carenza spirituale spaventosa. Secondo l'associazione Lunaria, i post razzisti su siti, blog e network, sono passati da 1% nel 2015 al 15-20 % nel 2017, crescita che va di pari passo con quella di Casapound dal 2% alle ultime elezioni al 15 % nel 2017.

Chi istiga all’odio e al razzismo non è solo poco istruito e psicologicamente disagiato. Così come non lo era chi ha permesso che si appendesse all’interno di una caserma dei carabinieri una bandiera del Reich. Poco importa se quello era il “bivacco” di un giovane carabiniere. Costui vi dormiva con altri carabinieri che non avrebbero notato niente...

In una parrocchia di Genova, un sabato sera, dei camerati fascisti che festeggiavano un compleanno, sono entrati nella chiesa salendo sull'altare e facendo il saluto romano, ripetendo tre volte “A noi, viva il Duce . Questo nel 2017, in una chiesa piena di famiglie con bambini.

È chiaro come immersa in questa melmosa palude, nella quale solo l'estrema destra aumenta il potere addebitando allo straniero le cause della crisi, sta riemergendo un vecchio cancro. Paradossalmente negli ultimi giorni il fascismo è stato “legittimato” nei salotti mediatici in prima serata, ai quali partecipano esponenti di Casapound e del clan Spada a “dialogare” con giornalisti (il caso della giornalista Federica Angeli minacciata di morte da quest'ultimo …) nonostante le azioni violente di cui si sono resi responsabili. Lascia perplessi il commento del giornalista Corrado Formigli su Piazza Pulita il 9 novembre scorso, riferendosi a CasaPound “..io credo che nel momento che tu (CP) riesci a portare una forza politica estrema dentro le regole di democrazia, hai fatto una cosa buona...” , aggiungendo: “... penso che si è sbagliato considerare reato fare il saluto romano, penso che sia più giusto dire: confrontiamoci sulle idee”. Il giornalista di VICE News, Leonardo Bianchi nel suo articolo del 11 ottobre scorso: Come CasaPound sta 'fregando' i media italiani pone la domanda: “È giusto parlare con persone che si ispirano a Benito Mussolini?”.

Effettivamente saranno gli stranieri a subire per primi le conseguenze di una ipotetica ascesa al potere delle destre estreme ma, siccome il loro fulcro è la ricerca del “nemico” da incolpare, avranno bisogno di ispezionare incessantemente nuovi simili “sporchi, violenti e ladri”, fino a quando il penultimo italiano biondo imputerà come causa della sua miseria i capelli scuri dell'ultimo... Purtroppo tutto ciò che riescono a realizzare le associazioni di volontariato, le reti antifascisti, singoli individui, gente che vive una resistenza e resilienza sua e collettiva assai difficile, rischia il destino dei fiammiferi della piccola ragazzina di Andersen, inutili per il grande freddo e per la grande indifferenza. Oltre tutto, da come riportano i fatti, ci sono certi insegnanti e certi presidi, certi allenatori e certi carabinieri, certi parrocchiani e certi sindaci, certa media e certi giornalisti, che ostacolano il cammino dei resistenti.

Ad ogni modo non ci rimane altra scelta che andare avanti. A piccoli passi e partendo da mini spazi. Un cammino diligente, risolutivo e ininterrotto. Segnalare e contrastare colui/colei/coloro che fomentano l’odio e il razzismo sul web, a scuola, sul lavoro, nei media e quant'altro. In pratica fare quello fa da trentanni da sola Irmela Mensah Schramm, la nonna settantenne che ogni giorno va per le strade di Berlino a coprire con lo spray o a staccare adesivi razzisti dai muri, da cassette della posta, lampioni e segnali stradali. Spende 300 euro al mese in detersivi e spazzole e ha eliminato 80 mila svastiche, slogan razzisti e antisemiti. Per l'appunto, se andassimo in giro per Bolzano, verso piazza Rauzi, ci accorgeremmo, come sui muretti nelle vicinanze della chiesa e della scuola Pestalozzi sono apparse in bella vista le svastiche. Sono lì da mesi e la domanda sorge spontanea: è possibile che nessuno se ne sia accorto? Che nessun insegnante l’abbia segnalato? Che nessun genitore o cittadino si sia indignato?