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Germania, export al palo

Le vendite altoatesine nel mercato tedesco ferme a +0,1% nel 2018, quelle in Austria a -8,1%. Il dato provinciale è un’altalena: -2% nel trimestre, +0,5% sul 2018.
export Germania
Foto: FinanciaLounge

Un ottovolante, o la cresta di una montagna. L’andamento periodico dell’export è un saliscendi per vocazione, dato che dipende da una miriade di parametri economici e geografici. Per l’Alto Adige il dato è sostanzialmente stabile: oscillazioni a parte, l’anno si è chiuso con un +0,5% sul 2017, per un totale di vendite estere della provincia che si è attestato sui 4 miliardi e 830,9 milioni. Tuttavia, non basta ad allontanare le evoluzioni negative segnalate ad esempio dalla Banca d’Italia e i timori per il 2019 in corso. Inquieta soprattutto il rallentamento della Germania: la destinazione che da sola assorbe un terzo delle vendite estere è ferma a +0,1%.

 

Il quadro aggiornato

 

La fotografia consegnata dall’ultimo report Astat è appunto quella di un’ulteriore oscillazione. Nel quarto trimestre del 2018 le esportazioni fanno registrare una diminuzione tendenziale del 2,0%, ovvero sullo stesso intervallo del 2017, e raggiungono l’importo di 1.255,5 milioni di euro. “Il risultato conferma la contrazione tendenziale fatta segnare nei due trimestri precedenti”, segnala con ottimismo l’istituto di statistica provinciale. 

 

 

Le destinazioni europee prevalenti sono Germania (33,8%), Austria (10,3%), Svizzera (5,2%), Francia (5,2%), Spagna (3,1%) e Svezia (3,1%). Al di fuori dell’Europa, Asia ed America assorbono rispettivamente una quota pari all’8,9% ed al 5,9% dell’export. Circa due terzi delle merci destinate al continente americano sono diretti verso gli Stati Uniti che, con il 4,0% dell’export totale, rappresentano il quinto mercato di sbocco in assoluto per le merci altoatesine. 

Guardando alla dinamica sull’anno, per il 2018 è stabile - o fermo, a seconda delle prospettive - il mercato tedesco, che vale 1,632,2 miliardi (+0,1%), mentre si contrae (-8,1%) quello austriaco (498,4 milioni). Nell’area Ue, che sale complessivamente del 2,1%, crescono Francia, Paesi Bassi, Lettonia, Bulgaria e Cipro. Calano invece i Paesi non Ue (-3,8%), Stati Uniti (-5,1%), Africa (-16,5%) e ancora cresce l’Oceania (+32,2%).

Per i settori, nell’anno da poco concluso sono i macchinari ed apparecchi (18,9%) ad incidere maggiormente nei flussi verso l’estero superando al primo posto i prodotti alimentari, bevande e tabacco (17,6%). 

Sempre rispetto al 2017, gli incrementi più rilevanti del fatturato estero in termini assoluti riguardano i mezzi di trasporto (+75,0 milioni di euro), e i macchinari ed apparecchi (+47,0 milioni di euro), mentre le diminuzioni più evidenti sono per i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (-95,6 milioni di euro) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (-29,3 milioni di euro).