Chronik | La relazione Dia

Alto Adige, un “ponte” per la mafia

La provincia di Bolzano si conferma “un’importante area di transito verso la Germania”. Il latitante al Brennero e il rischio infiltrazioni in edilizia, cave, ristoranti.
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Foto: Pixabay

Niente paura, per il momento. Perché “la regione - precisa la Direzione investigativa antimafia - non evidenzia, allo stato, situazioni di particolare criticità”. Ma il rischio infiltrazioni nella relativamente ricca economia locale persiste. Lo dice l’ultima relazione semestrale dell’organismo investigativo nazionale, incardinato nel ministero dell’interno, che fra le altre cose fa il punto sulle attività di magistratura e forze dell’ordine che nelle due province hanno avuto attinenza con l’argomento. Sono invece 72 i reati “sintomatici di criminalità organizzata” ravvisati nei primi sei mesi del 2018.

Sia per la provincia di Trento che per quella di Bolzano, non si registrano forme di radicamento della criminalità organizzata (Dia, relazione semestrale)

“Sia per la provincia di Trento che per quella di Bolzano, non si registrano forme di radicamento della criminalità organizzata” precisa la Dia, che aggiunge: “Non possono essere, tuttavia, esclusi tentativi di infiltrazione da parte di organizzazioni mafiose, anche e soprattutto nell’economia legale con finalità di riciclaggio. Appaiono, infatti, particolarmente sensibili i settori dell’edilizia, delle attività estrattive e della ristorazione”.

Non possono essere, tuttavia, esclusi tentativi di infiltrazione nell’economia legale con finalità di riciclaggio. Appaiono sensibili i settori dell’edilizia, delle attività estrattive e della ristorazione

La parte regionale della relazione prosegue con un po’ di cronistoria, in riferimento soprattutto ai collegamenti con le ‘ndrine calabresi. “In passato, il Trentino e l’Alto Adige e, in particolare, la provincia di Bolzano, sono stati interessati dalla presenza di elementi malavitosi calabresi, per lo più provenienti dalla Locride, alcuni dei quali affiliati alla ‘ndrangheta, ivi stanziatisi sin dagli anni ’70”. Il fenomeno legato all’emigrazione calabrese registrata verso la provincia - interessata come altre aree del nord Italia – “avrebbe, in qualche modo, favorito l’azione delle cosche, che avvertivano l’esigenza di creare una sorta di ponte verso le proiezioni malavitose calabresi che in quegli anni si stavano radicando nella Germania meridionale, in particolare a Monaco di Baviera”. Tuttavia, conclude il passaggio la Dia, agli inizi degli anni ’90 il fenomeno ha subito una significativa battuta d’arresto per le inchieste giudiziarie e le successive condanne.

L’arresto al Brennero nell’aprile 2018 di un latitante di San Luca, legato ai Pelle-Vancheddu (Paolo Cara, ndr) costituisce una conferma circa l’importanza che riveste il territorio altoatesino, quale area di transito verso la Germania

 

 

C’è però un elemento citato nella relazione che riporta l’attualità del rischio. Si ricorda il caso di cronaca della scorsa primavera. In particolare “la cattura, nei pressi della frontiera del Brennero, il 29 aprile 2018, di un latitante sanlucota, legato ai Pelle-Vancheddu (il 29enne Paolo Cara, ndr), ricercato dal precedente 6 febbraio nell’ambito dell’operazione Passo del salto”. L’episodio per la Direzione investigativa antimafia “costituisce una conferma circa l’importanza che riveste il territorio altoatesino, quale area di transito verso la Germania. Nel caso di specie il latitante era stato intercettato dai carabinieri mentre rientrava in Italia attraverso il territorio austriaco proveniente dalla Germania”. 

 

 

La parte regionale della relazione continua prendendo in considerazione le situazioni di collaborazione sul campo delle mafie italiane con i gruppi stranieri. Sinergie che “potrebbero rendere anche il nordest volano per gli interessi oltre confine della criminalità organizzata, specie se legati al traffico di stupefacenti, settore dove si segnala l’operatività di elementi di origine nordafricana, albanese e balcanica”. 

Le sinergie tra mafie italiane e gruppi stranieri potrebbero rendere anche il nordest volano per gli interessi oltre confine della criminalità organizzata, specie se legati al traffico di stupefacenti

A questo proposito vengono ricordate alcune attività delle forze dell’ordine. L’operazione “Judicarien”, conclusa nel mese di marzo dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Trento, che “ha fatto luce sui collegamenti, fra il Trentino e la Lombardia, in relazione ad una rete di spaccio di stupefacenti”. 

Per i fenomeni corruttivi “non riconducibili alla criminalità organizzata”, sono segnalate infine le indagini, coordinate dalla Procura di Bolzano, che hanno portato la guardia di finanza a scoprire “illecite procedure di aggiudicazione di gare per lavori, servizi e forniture poste in essere da un ufficio pubblico, nonché un giro di tangenti per incarichi di consulenza”. È l’operazione che ha interessato la sanità altoatesina a marzo.