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Il dominio della lacrima: la première

Intervista a Manuel Koch, il regista 24enne di Silandro che ha girato il suo primo lungometraggio in sala al Capitol di Bolzano. "Quello che mi sta a cuore è lo stile".
Il Dominio della lacrima
Foto: Igel Film

Il botteghino del Filmclub di via Dr. Streiter, a Bolzano, ha staccato tutti i biglietti per la prima de Il Dominio della Lacrima, il film del ventiquattrenne di Silandro Manuel Koch che verrà proiettato in sala il 22 febbraio. Lo spettacolo si ripeterà la settimana successiva, durante la serata del 28 di questo stesso mese. Al film hanno partecipato diversi talenti giovanili locali, sia all’interno del reparto tecnico, sia in quello attoriale.

Koch ha sia scritto che diretto Il Dominio della Lacrima, film che segue la storia dello studente universitario Daniel Montenovo, “timido edonista”, che dovrà scegliere se inseguire la via che gli permetterà di esaudire ogni suo desiderio – o una vita momentaneamente infelice ma più reale della menzogna che si costruirebbe intorno. Tra creature sovrannaturali e professori misteriosi, Daniel dovrà scegliere tra il sogno eterno o la prigionia del reale.

 

salto.bz: Parliamo subito del film. Quando è cominciata la produzione e come hai scelto – da regista – i tuoi collaboratori?

Manuel Koch: La produzione è cominciata quattro anni fa, quindi il film è frutto di una lunga lavorazione. Come collaboratori principali ho avuto due dei migliori amici, Mattia Merlini e Andy Odierno, con cui collaboro ormai da molto tempo, anche per altri lavori. Sia per quanto riguarda la ricerca di persone che si occupassero del lato tecnico, sia per quanto riguarda gli attori, abbiamo cominciato con dei casting che si sono svolti nei licei di Merano – io sono meranese d’adozione – e abbiamo selezionato, alla fine, poche persone. Poi abbiamo cercato anche a Bolzano. È infatti in città che abbiamo trovato l’attore protagonista, Gabriele Mazzoni, che abbiamo conosciuto grazie agli spettacoli del progetto Giovani in scena.

"[Il tema] è il desiderio, il film gira tutto intorno a questo".

I temi e le immagini del film. Hai scritto e diretto la pellicola, è un film indipendente e autoriale. È espressione di quello che da anni hai sempre desiderato girare. Proviene da suggestioni e intuizioni o c’era già qualcosa prima?

Il Dominio della Lacrima era il titolo di un racconto che ho scritto durante i primi anni del liceo, ho ripreso quello. Insieme a Mattia Merlini abbiamo ragionato a lungo sulla possibilità di trarne un film, anche se all’epoca ci sembrava impossibile. Abbiamo ragionato insieme sulla storia, lui ha riscritto una sua versione, io ne ho riscritto una nuova personalmente e poi abbiamo unito le cose che ci convincevano di più. Ne è uscito fuori un soggetto – che è ovviamente solo la prima fase – e poi è nata la sceneggiatura del film. Per quanto riguarda i temi: quello centrale è il desiderio, il film gira tutto intorno a questo, insieme a una serie di intuizioni che provengono dal pensiero del filosofo Pascal, raccontato però in maniera fiabesca, quasi onirica.

 

Il Dominio della Lacrima (Official Trailer), per Igel Film

Per girare il film hai pensato a dei modelli da seguire, ci sono stati riferimenti importanti anche per la tua formazione?

Non durante la lavorazione, di sicuro non potrei lavorare in questo mondo, pensando a dei modelli, a degli esempi. Credo poi che tutto il cinema che ho visto comunque sia sempre lì. Poi per quanto riguarda quello che si vede a schermo, riferito all’immagine, si deve molto al direttore della fotografia Thomas Marciano, coadiuvato da Asia De Lorenzi. Ecco, se devo pensare a dei modelli però mi viene in mente il famoso detto di Alfred Hitchcock su come si può realizzare un grande film, ovvero “Script. Script. Script”: sceneggiatura, sceneggiatura, sceneggiatura. Si parte da lì, da una buona sceneggiatura.

"Quello che mi sta più a cuore è lo stile, che definisce davvero l’opera, qualsiasi essa sia".

Dal trailer si può intuire che la storia che racconti si trova all’interno di un mondo che ha il più completo disinteresse nei confronti del “mondo reale rappresentato”, per come potremmo intenderlo nel senso comune. È così? Cosa ci si deve aspettare o non aspettare?

Credo che bisogni prima di tutto fare una distinzione fondamentale tra quello che è il tema cardine della storia e la messa in scena della storia stessa. Per quest’ultima cosa non si richiede – a mio avviso – una fedeltà alla realtà a noi circostante. Ma quello che mi sta più a cuore è lo stile, che definisce davvero l’opera, qualsiasi essa sia.

Qual è stata la parte più complessa da girare?

Le scene più complicate da girare sono state quelle che riportano a schermo le scene di vita quotidiana. È molto difficile far sembrare credibili nella messa in scena le azioni di tutti i giorni, non è una cosa scontata.

 

 

Dove avete girato? È un film più “aperto” o “chiuso”?

Direi che entrambi gli aspetti siano dosati in parti uguali. Abbiamo girato anche ne boschi, abbiamo girato di notte, al freddo. E una parte del film l’abbiamo girata – per ragioni di location – nelle Marche, nei dintorni di Urbino. Abbiamo girato prevalentemente in Alto Adige. Un pezzo della pellicola si svolge in un piccolo boschetto di Silandro, che si chiama Alliz.

Il Dominio della Lacrima è il progetto più grande che tu abbia intrapreso fino ad ora, prima che lavori hai portato a termine nell’ambito cinematografico?

Ho lavorato a diversi mediometraggi e anche a un documentario sui licei di Merano, quelli che adesso sono riuniti nello school-village Ghandi. In quel documentario si racconta tutto l’iter di unificazione dei licei, anche dal punto di vista degli studenti. Però sì, questo nuovo film è il progetto più grande.

 

Il film è sold-out al botteghino: come ha funzionato la comunicazione dell’hype? Passaparola, social?

Entrambe le cose, direi. Abbiamo fatto un lavoro più analogico – attraverso volantini e manifesti – e coinvolto tutti quelli che conosciamo. In più Asia [De Lorenzi, ndr] ha fatto un grande lavoro per la produzione di contenuti speciali per i social network, dai micro-video di presentazione ai vari backstage. Ha funzionato bene.

Il film dura due ore. Può presentare diversi rischi, girare un lungometraggio…

In realtà abbiamo anche tagliato varie parti della sceneggiatura, altrimenti sarebbe venuto fuori un girato di tre ore. Quindi ogni settimana, durante le riprese, abbiamo fatto ogni volta un pre-montaggio per valutare quali opzioni fossero le migliori. Sì, questo è vero, può essere rischioso. Per la precisione dura centoventitré minuti!