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Politik | Avvenne domani

La 137

Piccola storia di una commissione-Cenerentola

Pochi giorni or sono, nel disinteresse quasi totale di tutti gli organi di stampa, il Consiglio Provinciale altoatesino ha provveduto ad uno degli adempimenti d'obbligo ad ogni inizio di legislatura: la nomina dei componenti della commissione permanente per i problemi della provincia di Bolzano, meglio conosciuta dagli addetti ai lavori come "la 137". I nomi proposti i votanti a stragrande maggioranza sono stati quelli di  Arno Kompatscher, Gerhard Lanz e Josef Noggler per la maggioranza, e di Hanspeter Staffler per l’opposizione per quanto riguarda il gruppo tedesco, di Carlo Vettori per la maggioranza e Alessandro Urzì per l’opposizione per il gruppo italiano e di Daniel Alfreider per il gruppo ladino.

Una serie di nomine dal rilievo più che ragguardevole, dato che comprende tra l'altro anche il Presidente della Giunta Provinciale, ma, va detto con estrema sincerità, che se nulla cambierà rispetto al passato, avranno avuto ragione i colleghi giornalisti che hanno deciso di non dedicare nemmeno un rigo ad una commissione che rappresenta la grande incompiuta dell'ambito di tutte le istituzioni collegate all'autonomia altoatesina.

Cercare di capire il perché di questo silenzioso fallimento può essere utile anche a comprendere i meccanismi più o meno nascosti che hanno regolato in questi ultimi decenni i delicati rapporti tra Bolzano e Roma.

Tra due anni.......

La storia comincia alla fine degli anni 60, quando, dopo una sfibrante trattativa, vengono fissate le norme che dovranno portare alla creazione di una nuova Autonomia su base provinciale. L'elenco è lungo. Si tratta di ben 137 misure da adottare modificando con legge costituzionale il vecchio Statuto del 1948 o approvando alcune leggi ordinarie. L'ultima di queste misure, quella prevista per l'appunto al numero 137 dell'elenco, prevede la costituzione di una commissione permanente in grado di raccordare a livello politico e rapporti tra Roma Bolzano. Il testo contenuto nel "Pacchetto" prevede testualmente "l'istituzione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di una commissione permanente per i problemi della provincia di Bolzano secondo lo schema seguente: Art. 1 È costituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una commissione permanente per i problemi della provincia di Bolzano. Art. 2 La commissione ha per compito di esaminare i problemi particolarmente connessi con la tutela delle minoranze linguistiche locali e con l'ulteriore sviluppo culturale, sociale ed economico delle popolazioni dell'Alto Adige ai fini di garantire la loro pacifica convivenza sulla base di piena parità di diritti e di doveri. La commissione, in ordine ai temi dei quali sia stata investita, può elaborare proposte ed esprimere pareri. II parere della commissione non è vincolante. Esso è obbligatorio solo per eventuali modifiche dello statuto di autonomia. I verbali della commissione con le relative prese di posizione e le eventuali conclusioni sono rimessi alla Presidenza del Consiglio dei ministri per gli eventuali provvedimenti. Art. 3 La commissione è presieduta da un sottosegretario di stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La commissione è composta di sette membri di cui quattro di lingua tedesca, due di lingua italiana ed uno ladino scelti dal Consiglio provinciale di Bolzano su designazione rispettivamente dei consiglieri del gruppo linguistico tedesco e italiano; il membro ladino viene scelto dal Consiglio su di una terna formata dai sindaci dei comuni ladini. Alle riunioni della commissione saranno chiamati a partecipare funzionari delle varie Amministrazioni interessate ai problemi in discussione, designati di volta in volta dalla Presidenza del Consiglio in ragione di uno per amministrazione o servizio interessato. Un funzionario della Presidenza del Consiglio svolgerà le funzioni di segretario. Art. 4 La commissione è convocata dal suo presidente o su richiesta dei rappresentanti di ciascun gruppo linguistico in seno alla commissione".

Non appena il processo innescato dagli accordi del 1969 entrò nella fase esecutiva, ci si rende conto, però, che l'organismo previsto al punto 137 va fatalmente a sovrapporsi con un'altra commissione prevista anch'essa dal "Pacchetto" ai punti 70 e 71 che così recitavano: "Integrazione dell'art. 95 per stabilire: (70) (71) a) la composizione della commissione paritetica per le norme di attuazione dello Statuto con 12 membri, di cui 6 nominati dallo Stato, 2 dal Consiglio regionale, 2 dal Consiglio provinciale di Bolzano e 2 da quello di Trento (3 componenti dovranno appartenere al gruppo di lingua tedesca); b) istituzione, in seno alla suddetta commissione, di una commissione speciale per le norme di attuazione delle materie di competenza della Provincia di Bolzano, composta di 6 membri: 3 in rappresentanza dello Stato e 3 della Provincia (di cui 1 del gruppo linguistico italiano".

Tanto per esser chiari gli accordi prevedevano che prima di essere emanate dal Governo le numerose e complesse norme di attuazione necessarie per dar corso a moltissimi dei principi fondanti della nuova Autonomia venissero elaborate da due commissioni paritetiche, una composta da 12 membri e competente per le questioni di carattere regionale l'altra, ricavata dalla prima, composta da sei membri e responsabile dello specifico delle questioni riguardanti Bolzano. All'epoca si riteneva che questa fase di attuazione non sarebbe durata più di due o tre anni si decise quindi di lasciare in sospeso la nomina della "137" sino a che la Commissione dei sei non avesse terminato il suo compito.

Si sa che le cose andarono un po' diversamente. Per l'attuazione del "Pacchetto" ci vollero non due ma vent'anni e la Commissione dei sei divenne uno snodo fondamentale di rapporti tra Bolzano e Roma, il luogo politico dove cercare e trovare quell'intesa tra Stato e Suedtiroler Volkspartei che, allora come oggi, è considerata condizione indispensabile per qualunque modifica o integrazione dell'assetto autonomistico altoatesino. La Commissione era e resta anche il luogo dove le intenzioni politiche vengono passate al vaglio degli assetti giuridici vigenti per garantirne la congruità rispetto al resto dell'ordinamento statuale.

Nel frattempo la "137" restava nel congelatore, tra le ricorrenti proteste di una parte del mondo politico altoatesino che contestava il metodo di condurre le trattative tra Roma Bolzano in maniera semisegreta e nell'ambito di una commissione, quella dei sei, dove figuravano solo rappresentanti dei partiti di maggioranza.

Ad una prima svolta si giunse all'inizio degli anni 90 dopo la conclusione della lunga fase di attuazione dell'Autonomia. Si decise allora di dar corso, finalmente, anche alle nomine per la "137", ma senza chiudere definitivamente la Commissione dei sei che, sia pur passando attraverso lunghi periodi di quasi inattività e pur avendo un carico di impegni molto meno gravoso di quello del passato, è e resta uno dei capisaldi sui quali si articolano i complessi rapporti politici e istituzionali tra Bolzano e Roma.

Un esempio tra i tanti che si potrebbero fare è quello dell'infuocata questione della toponomastica. Dopo il tentativo di regolare il problema con un accordo pattuito direttamente tra l'allora Ministro Raffaele Fitto e il presidente altoatesino Durnwalder, anche sulla base del lavoro effettuato da una piccola commissione bilaterale e la decisione della SVP di procedere unilateralmente con l'approvazione di una legge provinciale, si è tornati a privilegiare il tavolo della Commissione dei sei che, nella passata legislatura, ha cercato, anche se inutilmente, di trovare la quadra ad un problema evidentemente di estrema complessità. Nessuno, almeno a memoria di chi scrive, ha chiamato in causa la "137" che pure avrebbe pienamente titolo di occuparsi di questa ed altre questioni.

Se si vuole avere un'ulteriore conferma di questo stato di cose basta andare sulla pagina che il Ministero delle regioni dedica alle commissioni paritetiche che, forse non tutti lo sanno, non sono un'esclusiva del Trentino Alto Adige ma esistono anche per le altre Regioni a statuto speciale. Per l'Alto Adige l'unica ad essere nominata è la Commissione dei sei. Della povera "137" nessuna traccia.

In realtà non ci sono solo il dualismo è la sovrapposizione di ruoli con la Commissione dei sei a penalizzare gravemente la "137. I rapporti politici tra il potere bolzanina è quello romano, in questi decenni, si sono sviluppati su tutt'altre linee direttrici. Ci sono stati e ci sono i rapporti diretti tra i politici sudtirolesi e quelli che occupano cariche di rilievo nell'amministrazione statale. All'azione dei parlamentari sudtirolesi si è aggiunta nel tempo quella dei governanti provinciali, Presidente della Provincia e assessori. Tutto questo all'interno ma anche soprattutto all'esterno di organi collegiali come la Conferenza Stato-Regioni. In alcuni momenti, tipico quanto avvenne negli ultimi anni dell'era-Durnwalder, ci furono tensioni politiche di non scarso rilievo dato che non si capiva bene chi avesse il compito di parlare a Roma in nome dei sudtirolesi e di tutta la comunità provinciale.

In questo bailamme la "137" ha svolto il ruolo di una Cenerentola che attende da una trentina d'anni almeno di essere invitata a corte. Staremo a vedere se questa legislatura sarà quella buona.