Politik | L'intervista

“Il Pd resti a mille miglia dal M5s”

L’ex sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli sulla risurrezione del Partito democratico, la sinistra gregaria, i 5 stelle come la peste nera e l’incubo Svp-destra tedesca.
Spagnolli, Luigi
Foto: Facebook

salto.bz: Spagnolli, il Pd, alle prese con la necessità di riorganizzarsi, la vuole in assemblea provinciale come “ospite”, darà una mano a ricostruire il partito?

Luigi Spagnolli: Nel partito io ci sono sempre stato, non me ne sono mai andato. Non mi sono ricandidato in assemblea perché non ho intenzione di tornare in campo, per cui non mi interessa mettermi su un trampolino di lancio nella prospettiva di eventuali incarichi politici, al contrario per qualsiasi forma di collaborazione ci sono stato e ci sarò. Il Pd, del resto, è l’unico vero partito rimasto in Italia, perché oltre a essere di fatto un comitato elettorale, anche se con successi relativi negli ultimi tempi, continua a essere un luogo di confronto e discussione, dove si è cercato di trovare soluzioni ai problemi piuttosto che lanciare slogan.

Nessuna nostalgia dell’arena politica?

Assolutamente no, anzi, se tornassi indietro probabilmente non rifarei quello che ho fatto, perché il dispendio di energie, anche in termini di salute, che comporta fare bene il lavoro dell’amministratore pubblico - cosa di cui nessuno mai parla perché naturalmente siamo solo una banda di profittatori privilegiati [ride] - è troppo gravoso e io non sono più in grado di sostenere un impegno del genere.

Movimento 5 stelle e Lega hanno vinto le ultime elezioni facendo promesse ma senza aver davvero dimostrato di essere capaci di lavorare per la gente, soprattutto nell’ottica di un medio-lungo periodo, che è la vera sfida della politica

E da dove si ricomincia con il Pd?

Non si ricomincia, a mio parere, ma si continua. Si tratta di aspettare che passi questo momento. Intendiamoci, Movimento 5 stelle e Lega hanno vinto le ultime elezioni facendo promesse ma senza aver davvero dimostrato di essere capaci di lavorare per la gente, soprattutto nell’ottica di un medio-lungo periodo, che è la vera sfida della politica. È chiaro che per avere voti bisogna anche agire sull’immediato ma lavorare solo su questo crea inevitabilmente dei danni.

Come valuta questa apertura a sinistra del segretario provinciale Huber? La sua esperienza, seppure non sempre felicissima, di alleanza con gli ecosociali (anche se in questo caso, alle prossime elezioni provinciali, i Verdi correranno da soli) a livello di amministrazione comunale cosa insegna?

La sinistra purtroppo è sempre vittima dei suoi arrovellamenti cerebrali. La sinistra non esiste da sola. Non è in grado di condizionare minimamente lo sviluppo del Paese o di qualsiasi comunità se non si aggancia a qualcun altro. La maggioranza dell’elettorato italiano e tedesco è sempre stata moderata per cui o la sinistra decide di accodarsi a questo trend moderato senza evidentemente perdere la faccia rispetto al suo scarso elettorato, oppure è esclusa dai giochi. Io ho governato Bolzano per 10 anni e la sinistra era presente, ha inciso. Ovviamente alcune cose fatte non le andavano bene, altre invece sono il frutto di un lavoro di collaborazione con persone come Luigi Gallo o Patrizia Trincanato, persone animate da sentimenti fortemente di sinistra, eppure abbiamo lavorato insieme su alcuni fronti per il bene della città, anche con l'assenso della Volkspartei che certamente non può essere definita un partito di sinistra. Insomma, si può governare anche con idee di sinistra ma non si può pretendere di farlo esclusivamente con queste idee.

La sinistra purtroppo è sempre vittima dei suoi arrovellamenti cerebrali. La sinistra non esiste da sola. Non è in grado di condizionare minimamente lo sviluppo del Paese o di qualsiasi comunità se non si aggancia a qualcun altro.

Lei non è notoriamente un fan di Roberto Bizzo, ma crede che la sua compagine possa essere coinvolta in una eventuale lista unica con il Pd?

Al di là delle persone di cui si circonda, che peraltro non sono certo un esercito, Roberto Bizzo è una persona che io non stimo perché ha sempre guardato solo al suo interesse lungo tutto il suo percorso politico. In questi anni ha ricoperto il ruolo di presidente del consiglio provinciale, in precedenza di assessore, di membro della Commissione dei Sei, eppure nessuno l’ha sentito riferire all’interno del partito della sua attività relativa a tali incarichi istituzionali. Credo che Bizzo sia tutto il contrario di quello che dovrebbe essere il politico del futuro.

Dunque di un connubio neanche a parlarne.

Non sono io che mi occupo delle strategie del partito, ma credo che non dobbiamo preoccuparci di andare a recuperare persone come Roberto Bizzo che hanno fatto il male del partito e che continuerebbero a farlo. Dopodiché è indubbio che bisogna pensare di recuperare gli elettori perduti che votano da quella parte.

Dato per scontato Christian Tommasini capolista, lei crede che ci siano i margini per il Pd di portare a casa il secondo consigliere?

Possiamo eleggere 4 consiglieri come zero. Oggigiorno la politica è talmente mobile e l’elettorato talmente fluido che ci si può aspettare qualsiasi tipo di esito. È chiaro che per fare 4 consiglieri bisogna cambiare marcia su tutta una serie di comportamenti.

Non dobbiamo preoccuparci di andare a recuperare persone come Roberto Bizzo che hanno fatto il male del partito e che continuerebbero a farlo

Per esempio?

Una cosa che faccio molta fatica ad accettare, ed è un’altra ragione per cui mi terrò lontano dalla politica elettiva, è il fatto che le campagne elettorali si facciano ormai sui social, dove non si racconta la verità ma si fanno proclami e ci si pone in modo diverso da come si è realmente. Io sono abituato a guardare in faccia i miei elettori, guardandosi negli occhi si hanno delle impressioni anche personali. Oggi evidentemente i social vincono le elezioni mentre guardarsi negli occhi non vince un bel niente, per cui lascio fare alle prossime generazioni.

Fu tuttavia sedotto anche lei dai social con il suo “Diario di bordo” su Facebook.

È vero, ma io fui “costretto” a utilizzare i social perché mi resi conto che rischiavo di perdere l’ultimo ballottaggio alle amministrative con il mio sfidante, Alessandro Urzì. Ma ripeto, non mi prestai con gioia a questa attività, ecco.

In queste ore si fa il nome dell’assessore comunale Repetto come potenziale candidato alle provinciali per il Pd, come vede questa possibilità?

Sandro Repetto è una persona di qualità. Sono suo amico da anni e so benissimo quali sono i suoi pregi e i suoi limiti. Nel panorama attuale della politica Repetto svetta come il Monte Bianco.

Oggi evidentemente i social vincono le elezioni mentre guardarsi negli occhi non vince un bel niente, per cui lascio fare alle prossime generazioni

Bisogna però anche tornare a parlare di temi.

Occorre seriamente parlare di quali sono i problemi da affrontare sul nostro territorio, senza imbrogliare la gente. Come spesso accade in campagna elettorale si raccontano molte storie che spesso non sono calate nella realtà. Che piaccia o no noi viviamo in una realtà in cui tutto è permeato da una compresenza etnica e bisogna da una parte mantenere i pregi di questa situazione, che indubbiamente ci sono, e dall’altra rivendicare come gruppo italiano un ruolo di tipo culturale ma anche in termini di posizionamento sui diritti. Ricordo che la proporzionale è stata di molto mitigata nel corso dei decenni per fare in modo che chi ha bisogno di lavorare riceva, e non abbia invece benefici solo chi ha la “giusta” dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico.

Ed eccoci, puntualmente, alla sotto-rappresentanza del gruppo italiano.

È un tema che si presta a essere manipolato pro domo propria, mi fanno sorridere certe dichiarazioni che vengono fatte, del tipo che ora siamo noi a dire alla Provincia quello che deve fare. Non prendiamoci in giro, la Svp continuerà ad avere un’ampia rappresentanza sul nostro territorio, e se vogliamo dirla tutta la mia paura politica per il futuro dell’Alto Adige è che la Volkspartei, per avere una maggioranza di governo a livello provinciale, debba affiancarsi a qualche partito di lingua tedesca e questo mi fa tremare le vene ai polsi. Perché l’ipotesi di un binomio Svp-Freiheitlichen al governo è pazzesca, e sarebbe devastante per il gruppo italiano. Meglio avere a che fare con la Svp piuttosto che con un pool di partiti di lingua tedesca che devono anche gestire le rispettive sensibilità.

La mia paura politica per il futuro dell’Alto Adige è che la Volkspartei, per avere una maggioranza di governo a livello provinciale, debba affiancarsi a qualche partito di lingua tedesca e questo mi fa tremare le vene ai polsi

E a livello nazionale non sarebbe auspicabile una convergenza del Pd con il Movimento 5 stelle così da mettere al sicuro l’appoggio della Svp, e verosimilmente di conseguenza anche sul piano provinciale?

Ritengo che il Movimento 5 stelle sia il punto più basso mai toccato dalla politica italiana dal dopoguerra a oggi. E parlo anche dei partiti tangentari degli anni ’80. I 5 stelle fondano il loro successo elettorale sulla calunnia, portando avanti personaggi che non hanno minimamente l’esperienza per poter governare. Non dico che nelle loro fila non ci sia qualche rappresentante di valore, anche se quelli che valgono sono quelli che di solito lasciano il Movimento, ma in ogni caso ritengo che noi dobbiamo stare lontani mille miglia dai 5 stelle.

A dirla con Tomaso Montanari non crede però che bisogna fare attenzione a non fare quelli che per dire di no ai populismi difendono lo status quo?

Io dico che i 5 stelle ci hanno denigrato per anni e fatto in modo che i candidati del Pd avessero una fama ben peggiore di quella che meritavano per via delle balle che i grillini hanno postato sui social.

Ritengo che il Movimento 5 stelle sia il punto più basso mai toccato dalla politica italiana dal dopoguerra a oggi

Il Pd, in ottica provinciali, dovrà guardarsi anche dalla Lega?

La Lega si è creata un suo elettorato grazie anche a un certo modo con cui ha trattato temi come l’immigrazione e la coesistenza, o meglio non-coesistenza, dei nuovi cittadini con quelli autoctoni. Però va detto che i leghisti hanno avuto la capacità di interpretare i sentimenti di molte persone, perché quando ci sono contrapposizioni etniche c’è poco da fare, forse la maggior parte delle persone, sotto sotto, preferisce che “il diverso” sparisca. E se si cavalca questo tipo di sentimento è facile avere consenso elettorale, ma se la scelta è fra Lega e Pd e certi elettori decidono per il partito del Carroccio allora di certo non sarò io a rimpiangerli.