Chronik | L'intervista

"Ci siamo dimenticati cos'è una guerra"

Franco Cardini, noto professore di storia e ricercatore, sull'attuale situazione in Siria, la crisi vicino-orientale e la legge del più forte.
Cardini, Franco
Foto: Youtube

Franco Cardini, storico e grande esperto soprattutto di Medioevo, Crociate e Islam, ben conosciuto anche dal pubblico di questa regione dove presenta quasi regolarmente i suoi saggi man mano che vengono stampati e editi, sceglie Salto.bz. 

Lo fa per riflettere sullo scacchiere medio-orientale, che conosce molto bene e su quanto sta accadendo in Siria. 

 

salto.bz: Cardini, lei ha di recente dichiarato che "abbiamo bisogno di un richiamo visto che il vaccino delle due guerre mondiali non è più valido". Perché?

Franco Cardini: Evidentemente ci siamo dimenticati che cos'è una guerra: siamo abituati a vedere bombardamenti e gente che muore (quelli che ci fanno vedere i "media", già molto selettivi) come se si trattasse di talk-shows. Forse, una prova sulla nostra pelle ci renderebbe meno insensibili a proposito della pelle altrui. 

Il suo ragionamento generale è solo (solo si fa per dire) dello storico o anche dell'uomo, della persona?

Ringrazio per l'appellativo così lusinghiero: ma non sono uno "storico" (Polibio lo era, e anche von Ranke): io sono un professore di storia e un ricercatore. Due qualifiche che non possono andar disgiunte da quella di uomo, di persona. 

Siamo abituati a vedere bombardamenti e gente che muore (quelli che ci fanno vedere i "media", già molto selettivi) come se si trattasse di talk-shows

Restiamo della convinzione di interloquire con uno storico e anche, spesso, fuori dal coro e lontano dai conformismi. Veniamo all’attualità. La regione dell'attacco alla Siria vede presenti, con modalità diverse, le grandi potenze. Lei vede con più interesse gli Usa, oppure la Russia, oppure ancora la Cina? E in che modo li mette in rapporto tra loro?

Gli Stati Uniti sono legati a doppio filo a due potenze regionali vicino-orientali che in realtà sono anche due potenze in senso assoluto: piccoli stati, ma dotati di eccezionali attributi. L'Arabia Saudita è produttrice di gran parte del petrolio mondiale ed ha reinvestito i proventi di tale ricchezza in vari àmbiti, dalla finanza alle speculazioni più ampie alle tecnologia: ma ciò non toglie che sia una monarchia teocratica, che in quanto sunnito-wahhabita promuove la "fitna" (la guerra civile)  contro i musulmani sciiti in genere, gli iraniani in particolare, nonché una trasformazione geopolitica dei paesi vicino-orientali in senso etnoreligioso (ad esempio patrocinando la scissione dell'Iraq e la nascita al suo interno di un piccolo stato arabo-sunnita). Israele è una potenza nucleare che usa tale energia nei due rami, il civile e il militare, è ormai una grande potenza tecnologica, ha servizi informativi e militari in contatto con molti paesi del mondo e vede a sua volta nell'Iran sciita il suo principale avversario. Se gli Stati Uniti non cercano di proporsi come mediatori tra Arabia saudita e Israele (che, pur non amandosi, hanno in comune il nemico iraniano) e Iran stesso, come purtroppo in modo debole e con esito fallimentare ha cercato di fare Obama, non vedo facili vie d'uscita nella crisi vicino-orientale che Trump e i suoi attuali alleati Gran Bretagna e Francia fanno di tutto per aggravare.

Le ragioni sono tutte e solo da una sola parte?

Le ragioni e i torti non sono mai tutti e soli da una parte sola. Resta il fatto che oggi la forza sta prevalentemente ancora dalla parte degli USA e di Israele. In politica, se si vuol cercare di mantenere o di ristabilire la pace, i casi sono due: o i più forti si muovono per primi porgendo una mano ai meno forti e offrendo una piattaforma d'accordo, o si sceglie la via della guerra e vince il più forte. Ma attenzione: non sempre chi si sente ed è stimato il più forte si rivela tale nel momento della prova. 

 Non vedo facili vie d'uscita nella crisi vicino-orientale che Trump e i suoi attuali alleati Gran Bretagna e Francia fanno di tutto per aggravare

Condivide l'analisi di chi denuncia che nessuna arma chimica sarebbe stata distrutta visto che non si è assistito a nuvole di gas e a dispersioni di gas?

Mi fido degli esperti che ho utilizzato in recenti miei articoli per quotidiani italiani, esperti secondo i quali la Siria non risulta aver mai usato i gas. 

Quale altro scacchiere del pianeta la preoccupa di più in questo periodo?

Non tanto quanto il Vicino oriente. Ma dovunque c'è miseria e sfruttamento là c'è anche pericolo per la pace. Mi preoccupano il continente africano e il subcontinente latino-americano. 

I media, come propone con passione e rigore ad esempio Giulietto Chiesa, possono fare qualcosa e in che modo?

I media possono far molto nella misura nella quale sanno, possono e vogliono affrancarsi da chi li finanzia e quindi li controlla: il che vuol dire che attualmente non possono far nulla.