Politik | Statuto di Autonomia

No alle radici cristiane

Il vescovo Muser sollecita l’introduzione di un riferimento alle radici cristiane nel nuovo Statuto di Autonomia. Ecco perché la sua richiesta è inaccoglibile.
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Con la sua intervista a Salto Reinhold Messner ha avuto il merito di richiamare l'attenzione pubblica in Alto Adige sull'intervento del vescovo Ivo Muser riguardo all'introduzione del riferimento alle radici cristiane nel preambolo del nuovo Statuto di Autonomia. Messner ha correttamente rilevato che lo Stato moderno si fonda sull'invalicabile separazione tra Stato e Chiesa e che il laicismo come principio fondamentale della libertà e della democrazia è incompatibile con qualunque riferimento a una fede, religione o chiesa in una Carta come lo Statuto di Autonomia in cui si definiscono forme e principi generali della convivenza di tutti i cittadini secondo il principio di uguaglianza, a prescindere dal loro credo. Considero perfettamente condivisibili le sue riflessioni, ma ritengo meritevole di approfondimento il concetto, a mio parere deleterio, di radici cristiane.

Nella sua lettera alla Convenzione dei 33 il vescovo Muser sottolinea “l'importanza della religione per la convivenza pacifica delle persone”. Una società senza Dio sarebbe “una società in cui i valori e i principi non hanno alcun fondamento unificante e vincolante”, mentre il riconoscimento delle radici cristiane sarebbe “il riconoscimento di valori, dei quali Dio stesso è garante, e che per questo sono valori duraturi”, definendo “l'amore, la libertà, la dignità umana, la solidarietà e la giustizia” come “valori biblici”. Ebbene, questa tesi è semplicemente insostenibile.

L'Antico Testamento è ricolmo di innumerevoli massacri, stermini e sacrifici umani compiuti in nome di Dio o da Dio in persona, basti citare l'ultima piaga d'Egitto con lo sterminio di tutti i primogeniti (Esodo XI-XII), i 14.700 ebrei uccisi da Dio a causa delle loro lamentazioni (Numeri XIV-XVI), lo sterminio di Jahvè dei popoli di Arad, Sicon e Od per far entrare gli ebrei nella Terra Promessa, il massacro di Gerico conquistata da Giosuè che dopo aver condotto l'Arca dell'Alleanza attorno alla città per sei giorni passa a fil di spada ogni essere vivente della città (Giosuè VI), il sole che Dio ferma in cielo per permettere a Giosuè di proseguire lo sterminio degli amorrei a Gàbaon (Giosuè X), e si potrebbe continuare per pagine intere. Poiché i libri dell'Antico Testamento sono integralmente assunti nella predicazione evangelica secondo la Costituzione Dogmatica Dei Verbum del Concilio Ecumenico Vaticano II (Dei Verbum, 16), i riferimenti ai valori biblici, come quelli del Vescovo di Bressanone, andrebbero formulati con maggiore pudore. Del resto, la Chiesa Cattolica ha applicato la pena di morte fino a Pio IX nell'Ottocento, abolendola soltanto nel 1969 con Paolo VI e cancellando la norma nel 2001, per quanto Giovanni Paolo II precisò che la soppressione del reo va evitata “se non in casi di assoluta necessità” (Evangelium Vitae, 56).

D'altro canto, per gettare piena luce sul rapporto quantomeno ambivalente della Chiesa Cattolica con i valori dell'amore, della libertà, della dignità umana, della solidarietà e della giustizia non occorre nemmeno citare l'Inquisizione, le crociate, le guerre di religione, la persecuzione degli eretici e la caccia alle streghe. Basta osservare la storia del XX secolo e i Concordati siglati dalla Chiesa con Mussolini (1929), Hitler (1933), Salazar (1940) e Franco (1953). Basta visionare i documenti ufficiali della Chiesa tuttora in vigore in cui si condanna l'omosessualità come “disordine morale” (Joseph Ratzinger, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1986), disordine che “non può in nessun caso essere approvato” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1997). Basta considerare l'esclusione delle donne dal sacerdozio e dalla gerarchia ecclesiastica, la negazione del principio dell'autodeterminazione sul fine vita, la posizione moralmente esecrabile sulla contraccezione nell'era dell'HIV.

L'intromissione della Chiesa nella vita pubblica e peggio ancora nell'attività degli organi politici di rappresentanza democratica, la cui unica legittimazione è di legiferare secondo i principi universali di cittadinanza e uguaglianza (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, articolo 3 della Costituzione italiana), è politicamente ed eticamente intollerabile. La richiesta del vescovo Muser di introdurre il riferimento alle radici cristiane nel preambolo del nuovo Statuto di Autonomia è quindi totalmente inaccoglibile sia sul piano del principio che su quello del merito. È auspicabile che la Convenzione dei 33 e i legislatori che dovranno approvare il nuovo Statuto la rispediscano al mittente. In caso contrario, sono certo che i cittadini e i rappresentanti politici di buona volontà assumeranno le iniziative necessarie per impugnare il testo di fronte alla Corte Costituzionale.

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Stefan Wedra Do., 29.06.2017 - 05:40

Josef Mayr Nusser, Franz Lampert, Dietrich Bonhoeffer, Sr. Maria Restituta Kafka waren als Christen Gegner des NS-Regimes und haben mit ihrem Leben eingestanden. Friedrich Graf Spee von Langenfeld hat die Cautio criminalis geschrieben und hat sich damit selbst dem Verdacht der Hexerei ausgesetzt. Den Kanon der hl. Schrift ändern zu wollen, ist unmöglich, denn sie ist ein Spiegel der Geschichte der Menschen im Guten aber vor allem auch im Bösen. Ausblenden tun doch schon genug die Atheisten, die behaupten, die Welt würde besser ohne Religion. Sie übersehen, dass im letzten Jahrhundert fast 100 Millionen Menschen von Atheisten, angeblichen Humanisten, zum Wohle einer besseren Zukunft der Menschheit umgebracht wurden. Die Kritik von Herrn Battistel am Christentum ist einseitig und nicht angemessen.

Herr Messner, Herr Duscheck und Herr Battistel machen eben den Fehler, das gesamte Christentum mit der römisch-katholischen Kirche zu identifizieren. Dem würde die Mehrzahl der Christen widersprechen. Aber man muss es Ihnen nachsehen, sie sind ja in einer römisch-katholisch geprägten kirchlichen Monokultur aufgewachsen. Teilweise kennt man in Italien noch nicht einmal den Unterschied zwischen Religion und Konfession.

Die Kritik von Herrn Battistel beruht scheinbar auf einem Wertekanon, der wesentlich vom Juden- wie Christentum geprägt worden ist. Humanismus ist ein säkularisierter christlich-jüdischer Wertekanon.

Es bleibt die Frage, ob es in einer Verfassung innerhalb eines säkularen und demokratischen Staates, der allen Menschen die Freiheit der Religionsausübung garantiert, einen Religionsbezug geben soll. Es muss ja ein Werterahmen gefunden werden, der Menschen aller konfessionenellen Einstellungen Raum gibt.

Do., 29.06.2017 - 05:40 Permalink