Gesellschaft | Hockey

Giubilo e gloria

Piccola cronaca della sensazionale vittoria dei Foxes scritta da un incompetente (il sottoscritto) altrettanto sensazionale.
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Foto: Facebook

Variazione sul tema “che ci faccio io qui?”. Ore 19.30, Ca' de Bezzi, chiedo se posso sedermi a un tavolo per guardare la finale (gara 7) della partita di hockey tra il Bolzano e il Salisburgo. No, tutto occupato, “no prenotazione no fun”, mi dicono. Poi però tiro fuori il taccuino e imploro: vorrei scrivere un pezzo per il giornale... Parola magica. Mi indicano un tavolo al quale è seduto un tizio solitario, forse aspetta gente ma forse un posto c'è. Vado e chiedo. Il posto c'è.

Ho davvero fortuna, il tizio (“mi chiamo Ulli”) è uno che se ne intende, posso chiedergli spiegazioni. Io di hockey non capisco nulla, non so nulla, in pratica è la prima partita che vedo. Non so neppure quanti sono i giocatori, quanto dura l'incontro, quali sono le regole. Ulli non si scompone. È un pusterese che abita a Bolzano, un ex giocatore per giunta, e mi spiega tutto. Intanto il Biergarten del Batzen si riempie. L'atmosfera è un po' quella di ogni finale calcistica, cerco di captare differenze di stile, ma non ne trovo molte. Ordino da mangiare, aspetto l'inizio della gara (previsto per le 20.20, un orario un po' curioso) e osservo la danza dei calici di birra ondeggianti sopra i tavoli.

Ci siamo, si comincia. Dovendo descrivere quello che vedo, in pratica senza filtri, direi che si tratta di una cosa molto rapida e difficile da seguire. Il dischetto che i giocatori inseguono e toccano con le loro mazze viaggia talmente veloce che riesco appena a percepire che c'è. I giocatori (sei per parte, come mi ha spiegato Ulli) filano da un punto all'altro del campo (non sono neppure sicuro si possa chiamare così, ma mentalmente lo chiamo così), spesso si scontrano, rimbalzano sui limiti, e sorprendentemente cadono molto meno di quello che ci si potrebbe aspettare. Mi piacerebbe identificarmi, sentirmi “tifoso”, ma non funziona. Non avendo alcun imprinting, il gioco mi scivola addosso e si perde nella mia incapacità di afferrarlo. Mi annoio anche un po', mi sforzo di resistere. Guardo gli altri. Seguono senza scalmanarsi. Ma forse le mie antenne sono troppo basse per captare la tensione.

Il primo tempo si chiude sul 2-0 per Bolzano. Mi pare che la squadra sia forte, che ce la possa fare. Chiedo un commento più tecnico a Ulli. “Diciamo che noi abbiamo sfruttato benissimo le poche occasioni avute, mentre gli altri fanno più pressione. Ci sarà ancora da soffrire”. Mentre si prepara a soffrire ordina la terza birra. Durante la pausa faccio un giro sui vari profili Facebook. Noto che parecchia gente posta già immagini della partita, anche in diretta da Salisburgo. Almeno trecento bolzanini hanno seguito la squadra. Tra loro Vanja Zappetti, al quale rubo la foto dei tifosi sotto la bandiera. Si ricomincia e anche il secondo tempo scivola via velocissimo con il Bolzano avanti di tre goal sui padroni di casa. Commento di Ulli: “Nell'hockey tutto può ribaltarsi in pochi secondi, ci sarà ancora da soffrire”, mi dice mentre ordina la quinta birra.

Il terzo tempo gli dà pienamente ragione. Il Salisburgo mi pare tornato in campo pieno di qualcosa di più pesante del Red Bull che lo sponsorizza. Non scivolano più sul ghiaccio, volano. E premono da pazzi. I “nostri” (lo dico sempre senza sentirlo, purtroppo) sono schiacciati e badano solo a difendersi. Ce la fanno, con le unghie e coi denti, poi però qualcosa cede e incassano uno, due goal. Di tempo comunque ne è rimasto pochissimo, gli ultimi assalti si infrangono contro un autentico muro. Che regge. 3-2. Bolzano campione e tutti in piedi felici. Io invece resto seduto e torno su Facebook.

Anche lì tripudio. Qualcuno scrive che la squadra arriverà a Bolzano verso le quattro, cinque di mattina e ci sarà sicuramente qualcuno ad aspettarla. Persino Maria Elena Boschi twitta raggiante: “Grande #Bolzano! Vittoria per la squadra di #hockey sul ghiaccio nella finale del campionato multinazionale #EBEL 2018 contro Salisburgo. #Congratulazioni a tutta la squadra!”. Alessandro Huber (tifosissimo) rilancia subito il messaggio pensando che siamo sempre in campagna elettorale. Altri politici tifosi, come Ulli Mair e Paul Köllensperger, fanno capire che siamo davanti a qualcosa di veramente trasversale e persino interetnico. Prima della partita avevo chiesto al mio Ulli se il tifo di Bolzano univa tutta la città. Qui intanto brindano tutti, in italiano e tedesco, probabile che se la Convenzione dell'Autonomia fosse stata organizzata al Palaonda avrebbe avuto più successo.

Ultime immagini. Il capitano Alexander Egger riceve la coppa, una coppa enorme, e la solleva. Bolzano campione, nessuno se lo aspettava, la squadra era partita maluccio poi ha avuto un'evoluzione travolgente, quindi sembra tutto ancora più bello. “Una vittoria strappata col cuore e la volontà da parte di un gruppo coeso, con grandi prestazioni di giocatori come Sointu, Monardo, Petan, Micelli, Oleksuk, Anton Bernard, Gartner... e la saldezza di nervi e sicurezza del portiere finlandese Pekka Tuokkola”, scrive la Gazzetta dello Sport. Ringrazio Ulli, pago le consumazioni ed esco mentre partono altri cori di giubilo.

 

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Manfred Klotz Sa., 21.04.2018 - 18:37

"se la Convenzione dell'Autonomia fosse stata organizzata al Palaonda avrebbe avuto più successo" :)))))))))))))))))
Grandissimo!

Sa., 21.04.2018 - 18:37 Permalink
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Manfred Klotz So., 22.04.2018 - 19:04

Herr Kunze, wenn Sie sich mit den Regularien der EBEL nicht auskennen, ist eigentlich jeder Kommentar umsonst, finden Sie nicht? Auch wenn man einen Kommentar schreibt gilt: Lesen - Dokumentieren - Überlegen - Schreiben.

So., 22.04.2018 - 19:04 Permalink
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Manfred Klotz Mo., 30.04.2018 - 13:59

Herr Kunze, haben Sie ein Problem mit dem Verstehen von Texten? Zeichnung kann ich Ihnen leider keine machen. Ich meckere nicht, ich stelle Ihre blöden Kommentare richtig.

Mo., 30.04.2018 - 13:59 Permalink