Kultur | Giovani critici

Dalla rabbia alla dolcezza

Coinvolgente interpretazione dell'Orchestra Haydn lo scorso martedì 20 novembre a Bolzano
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Foto: Orchestra Haydn

Dalle spinose dissonanze alla dolce armonia, dalla rabbia all’allegretto, dal classicismo all’avanguardia. Un concerto caratterizzato da un dualismo costante, sotto ogni aspetto della serata. I brani interpretati illustrano un periodo storico musicale come quello del Novecento che si contrappone agli standard di questa stagione sinfonica.
Un’accordatura iniziale, un pubblico rispettoso, silenzio, e si parte. Con Stanislav Kochanovsky sul podio del direttore.
Un inizio danzante introduce l’opera Divertimento per archi di Béla Bartok, compositore ungherese d’avanguardia di inizio Novecento. Ben presto si evolve in un contrasto continuo tra atmosfere drammatiche e maestose, quasi volessero raccontare una storia fiabesca con uno sfondo di continua tensione.
L’effetto è riuscito grazie al conflitto armonioso tra i violini a sinistra e le viole a destra, due gruppi sempre pronti a scontrarsi e a drammatizzare la scena. La fuga è un continuo crescendo dissonante con rari momenti illusori, come a voler tranquillizzare l’ascoltatore, senza però nascondergli la sua tragica natura. Il continuo dinamismo creato da direttore e orchestra fa sì che l’attenzione dello spettatore rimanga costante, coinvolgendolo emotivamente in questa potente esperienza musicale.
La risoluzione è delle più “false”, con delle armonie frettolosamente allegre che non sono sufficienti a cancellare l’assillante mistero dei suoni precedenti. Abile quindi Kochanovsky, che lascia lo spettatore libero di credere o meno al finale pacificatore.
Coinvolgente anche la successiva Fuga a sei voci di Bach rivista dal compositore d'avanguardia Anton Webern. L'Orchestra Haydn ha mostrato in questa interpretazione notevole sensibilità nel farci perceppire la differenziazione delle voci attraverso un gioco di timbri molto avvincente. Inoltre è stato inevitabile percepire una lieve drammaticità noventesca.
Ultima opera in programma, la suite in 9 parti Il Borghese Gentiluomo di Richard Strauss, una composizione in cui vengono rivisitate strutture estetiche ottocentesche.
Kochanovsky e compagni riescono a rendere evidenti gli aspetti più raffinati della scrittura di Strauss, come ad esempio quando prende luce il delizioso intreccio tra il rtimo saltellante dei violini e l'eleganza melodica dei flauti. Ma l'opera si presenta ricca di altre sfumature: modulazioni ardite, varietà emotiva, sensualità avvolgente.
Lo vogliamo dire: al nostro primo appuntamento con un'orchestra sinfonica, non ci aspettavamo un’atmosfera così emotivamente travolgente. Difficile da descrivere con un linguaggio verbale. Le parole ci sembrano ora molto limitate rispetto al senso di quei suoni.
Poi i visi soddisfatti del pubblico, due parole di scambio con i musicisti disponibili, la sala che velocemente si svuota. E torna il silenzio.

Brian Laurente Huarac e Lorenzo Napoli

Liceo Pascoli classe 4M - indirizzo musicale