Politik | Appartenenze

Inchiesta sul doppio passaporto

Presente in modo carsico e ricorrente nel discorso pubblico locale, la discussione sulla doppia cittadinanza potrebbe diventare un tema della prossima campagna elettorale?
Fabienne Runggaldier und Lukas Augscheller 2023
Foto: Fabienne Runggaldier und Lukas Augscheller

Forse può apparire strano, ma anche nel caso della discussione sulla doppia cittadinanza, periodicamente all’ordine del giorno nel discorso pubblico sudtirolese, l’impressione è che la maggioranza delle persone, compresi quelli che non si stancano di tematizzarla, brancoli un po’ nel buio. Più che una reale ipotesi di lavoro, si tratta di una vaga richiesta, dai contorni imprecisi e labili. E se davvero diventasse un tema per la prossima campagna elettorale? Sarebbe come cercare di pattinare sulle sabbie mobili.

Evitare le pose
Hans Heiss
(Verdi) commenta con la sua solita vena ironica la notizia del recente interessamento alla questione da parte dell’ala sociale Svp: “Caspita, tutti quelli che hanno la pensione minima saranno contenti, anzi possiamo dire che non aspettavano altro: finalmente i loro problemi scompariranno”. Poi prosegue, più sobriamente: “Esiste una perizia fatta da un docente di diritto internazionale austriaco, Walter Obwexer, che in effetti ha aperto questa prospettiva. Ma la richiesta parte sempre da un gruppo ristretto di persone e la Svp si occupa di tali faccende per riassorbire le spinte secessioniste, per distrarre l’attenzione dai problemi più stringenti”. Heiss però non disprezza l’ipotesi in assoluto, anche se suggerisce un taglio più personale: “Per quanto mi riguarda, lo confesso, non disprezzerei la possibilità di avercelo, il passaporto austriaco. Sono molto legato alla cultura austriaca e sono titolare di una cattedra universitaria in Austria. Quello che mi disturba, semmai, è farne un tema di discussione generale, coinvolgendo anche chi non coltiva un rapporto approfondito con quel Paese. Vedo in giro un interesse privo di autenticità, una posa, che non fatico a leggere come una forma di opportunismo. Non vorrei poi che la popolazione locale, così faticosamente e fragilmente unita, tornasse a dividersi”.

C’è chi può e chi non può
Per sapere come la popolazione italiana vede la faccenda, ci rivolgiamo a Donato Seppi (Unitalia): “È pura propaganda. Il governo austriaco si è già espresso in modo contrario, in quanto le regole internazionali non permettono la doppia cittadinanza”. Beh, sul fatto che le regole internazionali non permettano la doppia (o persino multipla) cittadinanza basterebbe fare l’esempio dell’Italia, per confutarla. È sempre opportuno, a questo proposito, citare la legge del 14 dicembre 2000, n. 379, a favore delle “persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’Impero austro-ungarico e ai loro discendenti” e quella dell’8 marzo 2006, n. 124, a beneficio dei “connazionali dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e ai loro discendenti”. Ma Seppi mostra qui una qual certa intransigenza unilaterale: “Questo vuol dire che la cittadinanza austriaca avrebbe potuto essere concessa solo a coloro che, nati in Alto Adige quand’esso era territorio austriaco, prima quindi del 1918, sarebbero poi divenuti cittadini italiani. Di ancora vivi ritengo non ci sia più nessuno! Ribadisco: tutta la questione è relegabile in un quadro puramente propagandistico e di bassissima cultura politica”. Possibile, certo, che di persone risalenti a quel tempo ne siano sopravvissute poche. Ma come la mettiamo coi discendenti?

O tutti o nessuno
Più tolleranti, i nostri politici di sinistra. Si tratta però di una tolleranza che serve soprattutto ad alzare la posta, a disegnare orizzonti più vasti. “La proposta – ricorda Antonio Frena (Pd) – la fece anche Gianclaudio Bressa. Personalmente sono anch’io favorevole, ma allora la possibilità deve essere estesa a tutti i 500.000 altoatesini. Si possono valutare le modalità, ma non può essere un premio alle origini, perché si trasformerebbe in un privilegio: o tutti o nessuno”. Ma un tema del genere è realmente dibattuto all’interno del Pd? Ci si potrebbe immaginare di utilizzarlo in campagna elettorale, magari reagendo a determinate istanze poste dalla Svp al margine della discussione sulla riforma dello Statuto? “No, il tema non è affatto dibattuto – prosegue Frena – e non sarà al centro della nostra campagna elettorale. Se altri ci costringeranno a farlo, diremo fino alla nausea che la proposta, in origine, era anche nostra. Ma non mi pare che la Svp voglia utilizzare un argomento del genere a proposito della riforma dello Statuto. Perché con lo Statuto non c’entra affatto”. Dello stesso avviso è Luisa Gnecchi (sempre del Pd): “In linea generale noi siamo certamente a favore, una cittadinanza multipla è quanto auspichiamo. Ma lo auspichiamo per tutti, a cominciare da una riflessione sul diritto di cittadinanza che dovrebbe riguardare in primo luogo le persone di origine straniera che nascono in Italia. Soltanto in questo quadro di riferimento mi parrebbe opportuno affrontare anche il tema della doppia cittadinanza dei nostri concittadini sudtirolesi”.

Una pericolosa confusione
Arno Kompatscher in questo momento si trova in Puglia: “Pensi, sto visitando una mostra di Giorgio De Chirico, il pittore della metafisica, ha presente?” Dalla metafisica di De Chirico alla microfisica dei tormenti identitari locali il passo non deve sembrargli breve: “Confesso che per me si tratta di un tema secondario. Non sono a sfavore, ma la mia preoccupazione è che si finisca per parlarne riproponendo una logica che esclude qualcuno. Se fosse un modo per aprirci all’Europa, se fosse sentito davvero così, sarei molto più ottimista. Scorgo però un approccio rivolto piuttosto al passato”. E dunque? Non sarà uno dei suoi cavalli di battaglia elettorali? “Beh, guardi, credo proprio di no. Creerebbe antagonismi superflui. In campagna elettorale tutti tendono a parlare molto e a ragionare poco. Io vorrei fare il contrario. Ritengo che se ci inoltriamo in considerazioni che pongono il problema della discendenza, obbligandoci ad esaminare il nostro albero genealogico, faremmo davvero una cosa poco sensata. È sempre problematico porre un discrimine, separare in modo netto le cose. Alla fine si rischia di ottenere il contrario, di fare confusione. E la confusione è pericolosa”.

Per approfondire

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Rupert Gietl -r Di., 25.06.2013 - 19:15

Interessant, dass genau Donato Seppi gefragt wird, wenn man herausfinden will, was unsere italienischsprachigen Mitbürger von diesem Thema halten. Das wäre, als ob man Andreas Pöder representativ für die deutsche Sprachgruppe zu Wort kommen ließe.
Die Haltung des PD ist freilich ein Witz.
Man soll doch so ehrlich sein und sagen, dass man dagegen ist, wen würde es wundern?
2006 hat auch niemand verlangt, dass die italienische Staatsbürgerschaft ALLEN Bewohnern Istriens, Dalmatiens und Rijekas/Fiumes verliehen wird.

Di., 25.06.2013 - 19:15 Permalink