Kultur | La tranquilla morte di

Un perfetto sconosciuto

Perfetti sconosciuti in Sudamerica, carnefici in Europa.
La "carità" cristiana sudtirolese rimossa dalla storiografia locale.
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  Pubblico questa riflessione di un amico come invito, nel Giorno della Memoria, ad approfondire la storia della nostra terra, dove ogni responsabilità scomoda è stata rimossa: se non la si conosce, non esiste. Sparisce tanto il collaborazionismo attivo al nazismo durante la seconda guerra mondiale, quanto quello a fine conflitto.  

 

Chissà a cosa pensava Helmut Gregor mentre, all’età di 67 anni, disteso al sole di una spiaggia Brasiliana, venne colto da arresto cardiaco. 
Un bel modo di morire senza dubbio, di un perfetto sconosciuto. 
Un perfetto sconosciuto, che prima dell’aiuto del Comune di Termeno in Sudtirolo si chiamava Josef Mengele, “Dottor Morte”, medico eugenetista, chirurgo macellaio di Auschwitz.

E chissà come saranno stati quei dodici anni in Argentina per Riccardo Klement, compaesano del Signor Gregor; un clima mite, una famiglia dolce ed una casa sicura. 
Una vita ben spesa, di un perfetto sconosciuto.
Un perfetto sconosciuto molto ben voluto nel convento dei Francescani di Bolzano, dove per settimane poté vivere “in den Genuss der Gastfreundschaft”, come affermò lui stesso.
Un perfetto sconosciuto “nato” nel 1948, quando l’allora vicario della Diocesi di Bressanone, Alois Pompanin, con la benedizione del Vescovo di Bressanone Geisler, si offrirono di ribattezzare con rito cattolico Adolf Eichmann, criminale nazista e regista della “soluzione finale”, fornendogli, assieme ai documenti, una nuova vita.

“Morire sul divano di casa propria a cent’anni non è affatto male”, avrà forse pensato il Signor Otto Pape.
Una vita intensa, gran parte della quale passata a San Carlos in Argentina, in compagnia della moglie Alicia.
Una vita di avventure e di viaggi, come quello che lo portò nel 1978 in Germania Federale, a salutare per l’ultima volta la salma dell’amico Herbert Kappler.
Un perfetto sconosciuto che prima di venire ribattezzato dal Parroco di Vipiteno Joseph Corradini, sotto la regia del Vescovo Geisler, portava il nome di Erich Priebke, pianificatore e realizzatore dell’eccidio delle fosse Ardeatine.

Buenos Aires deve essere stata una gran bella avventura anche per il Signor Karl Tribus, nato a Lana in Provincia di Bolzano nel 1914, comandante delle SS Sudtirolesi nonché responsabile dell’arresto e della deportazione della comunità ebraica di Merano. 
Chissà quanto Tribus fu riconoscente verso Padre Franz (Oswald Pobitzer) per quell’aiuto. Un grand’uomo di Chiesa, Padre Franz: giovane promotore e partecipante della Marcia su Bolzano, prima, e della Marcia su Roma poi, filonazista nonché insegnante presso il Franziskanergymnasium di Bolzano si preoccupò per anni di servire fedelmente il Vescovo Hudal, regista della cosiddetta “Ratlinie”.

Ai Vescovi Geiser e Hudal deve la vita anche il Signor Franz Stangl, comandante di Treblinka prima e della Risiera di San Sabba, campo di sterminio Italiano, poi.

Ai Signori Geiser, Hudal, Pompanin, Corradini e a tutti coloro che in queste poche righe non ho menzionato va oggi il mio ricordo.

Loro sono dei vincenti come vincente è stata la supremazia della fede sulla ragione.
Una fede cieca nella supremazia della razza, nel pangermanesimo, nell’antisemitismo e, non ultimo, nell’antibolscevismo.

Personaggi mai condannati, sepolti nel silenzio della storia, che ampiamente sopravvissero al dopoguerra nelle loro cariche. 
Mai nessuno pagò per questo.

In Sudtirolo il 27 di gennaio dovremmo celebrare la giornata del sonno della ragione, perché di Memoria davvero non siamo capaci.

   

 

 

 

Chissà a cosa pensava Helmut Gregor mentre, all’età di 67 anni, disteso al sole di una spiaggia Brasiliana, venne colto...

Pubblicato da Gatti Giacomo su Facebook, 27 gennaio 2016


Per approfondimenti l'autore consiglia:
"Nazis auf der Flucht. Wie Kriegsverbrecher über Italien nach Übersee entkamen.", Gerald Steinecher, StudienVerlag Innsbruck-Wien-Bozen 2008