Umwelt | predatori

Manze che sono bufale

Il video virale di una mucca aggredita dal lupo in Trentino è arrivato sino in Svizzera, senza però specificare dove sia stato girato. E la realtà dei fatti è un'altra.
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Foto: Oswald Stimpfl
Sta circolando molto in rete il video che ritrae un bovino - di razza grigio alpina - che secondo gli autori del filmato porterebbe i segni dell'aggressione di un lupo, lo scorso 24 luglio. L'animale è parte di un allevamento sull'Alpe Lusia, in val di Fassa, composto da 200 capi di bestiame. Al Lusia sono molti i contadini sudtirolesi che portano al pascolo le loro mucche, e così come accadde lo scorso anno a Fedaia, non appena avviene un attacco del lupo (vero o presunto) ne vengono diffuse le immagini senza ben precisare modalità e luogo della tentata predazione. La notizia è stata ripresa anche da un servizio del TGR Rai, nel quale il pastore Robert parla della sua "quarantina di manzette protette dal recinto elettrificato" e che sarebbe bastata una notte soltanto fuori dal recinto per scatenare la furia del lupo.

Racconti lacunosi (come la recinzione)

Dalla Provincia Autonoma di Trento fanno sapere che il fatto di trovarsi fuori dalla recinzione non sia esattamente un dettaglio trascurabile. Anzi, secondo i rilievi fatti dai tecnici del Servizio foreste e fauna, la recinzione sarebbe addirittura incompleta e lascerebbe i bovini al loro destino, "scoperti" su più lati del pascolo e quindi non protetti. Il pastore che ha denunciato l'aggressione avrebbe rifiutato le recinzioni offerte dalla Provincia, mentre il pastore confinante con lo steccato realizzato a regola d'arte non ha subito alcun attacco. “Solo uno dei pastori coinvolti ha accettato le misure di prevenzione, ovvero la recinzione elettrica fornita in comodato d'uso gratuito, e non ha avuto più un solo capo ucciso dal lupo” dichiarò lo scorso aprile a Salto.bz Claudio Groff, responsabile “Grandi carnivori” del Servizio foreste e fauna del Trentino, a proposito degli attacchi poco chiari di Passo Fedaia, denunciati parecchio tempo dopo l'accaduto e in alcuni casi senza poter imputare a lupo l'avvenuto attacco - e quindi procedere all'indennizzo.

La bufala grigioalpina arriva in Svizzera

Come se non bastasse, il video con la bestia ferita è circolato in rete arrivando sino in Svizzera, dove è stato spacciato per un filmato girato in loco. Insomma, una fake-news alpina. Martin Keller, presidente della "Vereinigung zum Schutz der Weidetierhaltung und ländlichem Lebensraum" dei cantoni di Glarus, San Gallo e dell'Appenzell, ha dichiarato a 20minuten.ch che il video "non è stato realizzato in Svizzera, bensì a Moena, in Trentino Alto Adige. Un esperto della regione me lo ha confermato. La mucca è grigioalpina, tipica del Sudtirolo, mentre da noi è una razza meno diffusa". Sulle Alpi le bufale non conoscono confini.
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Dietmar Holzner Mo., 30.07.2018 - 16:58

...racconti lacunosi (come la recinzione) ... e come il presente articolo.

1. Un video chiamato "virale" per definizione raggiunge un largo raggio di diffusione, teoricamente anche mondiale. Che colpa è e di chi, se un video vero e proprio (e per niente fake news!), girato da colui che è stato il danneggiato, si diffonde in internet?
2. L'articolo dà l'impressione come se il video in oggetto fosse stato abusato in qualche maniera per assodare il proprio punto di vista. Se fosse stato girato in Svizzera e approfittatone qui da noi, allora sì, sarei d'accordo. Invece è stato girato proprio qui da noi (Moena ovviamente). A questo proposito: cosa vuol dire ""Come se non bastasse"? Bastasse cosa?
3. Invito tutti a venire sulle malghe e a spiegare come va fatta una recinzione elettrica per bene, su terreni con pendenze spesso oltre il 100 per cento, con montanti di plastica su fondi pieni di sassi, altezza minima 1,20 m (che, in caso di terreno ripido, non basta per niente a impedire al lupo il salto dal lato superiore), che devono reggere a sollecitazioni di venti con velocità spesso oltre i 100 km/h.
4. Invito tutti a spiegare come la recinzione, una volta realizzata in accordo a n.3, va mantenuta e da chi. I pastori già fanno più di 16 ore al giorno.
5. Invito - in fin dei conti - tutti a reperire un pò di comprensione verso i contadini che veramente soffrono questo problema. È la non-comprensione che li rende disperati.

Mo., 30.07.2018 - 16:58 Permalink
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Jäger Bauer Do., 02.08.2018 - 13:17

Antwort auf von Dietmar Holzner

Mit allen Punkten einverstanden, aber Achtung: Verständnis beruht auf Gegenseitigkeit. Das Unverständnis der Bauern gegenüber allen anderen (große Mehrheit!) Bewohnern unseres Lebensraumes ist zum verrückt werden. Die Politik bzw. das Interagieren der Bauern und ihrer Lobby mit all diesen Anderen muss sich zuallererst ändern. Denn die Privilegien der Baueren haben alle Anderen satt. In dieses große Ganze gehört auch die Relativierung des eigenen Schadens durch Wolf- oder Bärrisse, bei jährlich 10.000 geschlachteten Kleinviehern wie Schafe und Ziegen, 9000 abgeknallten Rehen und über 1000 durch Mäharbeiten zerfetzte Rehe - pro Jahr. Und dazu gehört im großen Ganzen auch das Eingeständnis, dass es der Allgemeinheit auch Recht ist, wenn einige Almen wegen fehlender Straße wie Antersasc nicht bewirtschaftet und andere wegen fehlender Rentabilität (sei es durch Wolf oder Dürre oder Arbeitskosten) nicht mehr beweidet werden.

Do., 02.08.2018 - 13:17 Permalink