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Foto: The British Library
Gesellschaft | Maltrattamenti

Transgredimini fratres!

Cosa significa “trasgredire” ai nostri giorni? Una riflessione tra dannazione e salvezza, un invito a osare di più.

Premetto, per costruire il titolo ho consultato mio figlio maggiore, che fa la quarta superiore al Liceo Classico ed è più fresco di studi di me (a proposito, venerdì scorso era la “Notte del Classico”, spero che queste iniziative servano a qualcosa e che il prossimo anno scolastico aumentino gli iscritti). Mio figlio, dicevo, mi ha aiutato a formulare l'esortazione che, tradotta, costituisce anche un panegirico della trasgressione. Ma qui devo risalire ad un antefatto. Durante le vacanze di Natale, vedendolo ciondolante tra un videogioco al pc e una sequela di attività non precisate sul telefonino, lo avevo un po' investito con una mia tirata contro il disimpegno della sua generazione. Non contestate mai nulla, gli avevo detto, non opponete niente di significativo all'andazzo generale, siete dei consumisti perfetti, perfettamente levigati dal modello di produzione imperante, e l'unica cosa che vi preoccupa è quella di inserirvi, per giunta con la dovuta calma, nell'ingranaggio. Però l'ingranaggio, concludevo, voi manco lo vedete, manco sapete com'è fatto, di cosa si nutre, cosa e come espelle, soprattutto, e mi ricordate la storiella del pesce anziano e dei due pesci giovani, avevo poi aggiunto infilandoci dentro anche questo, che racconta David Foster Wallace: There are these two young fish swimming along, and they happen to meet an older fish swimming the other way, who nods at them and says,Morning, boys, how's the water?” And the two young fish swim on for a bit, and then eventually one of them looks over at the other and goes, “What the hell is water?”. Insomma, quando la vedranno l'acqua, ma soprattutto quando avranno voglia di cambiarla, quest'acqua, i nostri ragazzi? Ecco, ci vorrebbe un po' più di trasgressione, ho pensato. Ma subito mi sono anche chiesto: cosa significa oggi “trasgredire”? Un tizio come Sfera Ebbasta, per dire, è trasgressivo? Magari lo possono trovare trasgressivo giusto i due senatori di Forza Italia che hanno presentato contro di lui un esposto alla Procura di Pescara accusandolo di istigare all'uso di sostanze stupefacenti. Pensate un po' a cosa siamo rimasti. Trasgressiva la droga, l'alcol, il turpiloquio, lo svaccamento, il delirio a denominazione di origine controllata? Viene da ridere. In realtà trasgredire vuol dire sempre la stessa cosa, dall'inizio dell'umanità in poi. Significa rovesciare i luoghi comuni, opporsi alla dittatura della maggioranza, grattare la patina consunta delle interpretazioni rassicuranti e creare un nuovo senso, una nuova storia, la scintilla incorrotta o l'accento mai udito del proprio sguardo e della propria voce. La trasgressione accade là dove non te l'aspetti, è silenziosa se intorno c'è rumore, fa un baccano infernale se tutti tacciono (oppure trova un silenzio ancora più profondo, un abisso di silenzio in cui sprofondare). E quando domina la dannazione e l'abominio, come ha scritto mirabilmente il poeta, ecco che lei ne inverte il respiro: “Una volta, / m’accadde di udirlo, / lavava il mondo, / non visto, per tutta la Notte, / inconfutabile. / Uno ed Infinito, / annichilito, / ichilire. / E fu luce. Salvezza”.

 

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Klaus Hartmann Mo., 14.01.2019 - 13:52

Siamo sicuri che siamo noi “vecchi” a dover spiegare ai giovani cosa sia la trasgressione e come la dovrebbero vivere? Senza offesa, ma l’idea mi pare abbastanza assurda.
Invece di alzare il dito contro i giovani e di moralizzare, forse sarebbe meglio farsi da parte.
Almeno per quanto riguarda la trasgressione - quella dei giovani – per intenderci.
I giovani né sono incapaci a comprendere ciò che li circonda, né sono incapaci a trasgredire?
Il metodo però lo devono scegliere loro. E anche l’obbiettivo.
Noi vecchi siamo ingombranti. Siamo ovunque. Abbiamo capito il mondo e lo definiamo. Lo definiamo anche per i giovani. Definiamo anche loro. Che noia.
Noi vecchi che non siamo mai responsabili di ciò che ci circonda – e non siamo mai parte del problema. Noi proponiamo soluzioni. Per i giovani. Per cambiare il mondo. Nel meglio. Ovvio.
Certo che noi “vecchi” vorremmo una trasgressione morbida, gentile, educata, sicura, guidata – sopratutto per i nostri figli. Una trasgressione che rispetti certe regole. Che contraddizione.
Una trasgressione che non mette a rischio la nostra serenità, le nostre comodità, i nostri diritti acquisiti.

Mo., 14.01.2019 - 13:52 Permalink
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Gabriele Di Luca Do., 17.01.2019 - 00:22

Antwort auf von Klaus Hartmann

Penso ci sia un equivoco. Anzi parecchi. Prima di tutto io non ho dato consigli a nessuno su come trasgredire. Secondariamente non siamo noi vecchi a doverci togliere di mezzo (o comunque: se sono già vecchio a cinquanta anni mi tolgo anche volentieri di mezzo, ma poi chi mi mantiene?), sono questi eventuali giovani trasgressivi a doversi inventare un modo un po' creativo per farlo. E lo facciano pure in modo poco morbido, poco gentile e poco educato. Però lo facciano sul serio, non imitando i modelli trasgressivi dei loro nonni, quando va bene.

Do., 17.01.2019 - 00:22 Permalink
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Klaus Hartmann Do., 17.01.2019 - 15:31

Io non credo che possiamo ridurre i giovani a “consumisti perfetti” e che l’unica preoccupazione che hanno, è quella di inserirsi perfettamente.
Forse, però, è sbagliato parlare di giovani come se si trattasse di un gruppo omogeneo. Come del resto neanche noi “vecchi” lo siamo.
Lei vorrebbe che i giovani facessero sul serio (con la trasgressione), senza copiare i modelli dei loro nonni.
Io credo che tanti giovani fanno già sul serio. Trasgrediscono, si ribellano, protestano, disubbidiscono e pongono resistenza. Si rifiutano di inserirsi - anche se usano il telefonino, si divertono con un videogioco e si fumano una pianta.
Hanno capito – e vogliono cambiare.
Si ribellano contro i loro genitori, lo stato, la società, il potere e l’autorità costituita, la cultura ufficiale, l’egemonia del “maschio-bianco-heterosessuale”, la globalizzazione, il neoliberalismo.

E stanno già attuando i loro modelli di proteste/ribellioni/trasgressioni. Nell’arte, in letteratura, nella musica, in un loro attivismo politico, sociale e culturale. Sfruttando le possibilità che i “Social Media” gli offrono per diffondere le loro idee, per comunicare e per organizzarsi.
Ed usano anche qualche modello e concetto (filosofico, politico-sociale, spirituale) dei loro nonni e bisnonni. Perché no? Se sono validi per rispondere a domande come:
Dove vogliamo andare?
Come vogliamo vivere?
Quale futuro vogliamo?

Io ho fiducia nei giovani – perché è la più grande speranza che ci è rimasta.

Do., 17.01.2019 - 15:31 Permalink