Politik | Sessismo

Kevin non è una mela marcia

Un commento personale sul caso "Masocco"
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.

Le vergognose esternazioni del Consigliere Comunale Kevin Masocco sulla “DJ figa da violentare” hanno giustamente suscitato una tempesta di proteste e sono, come è ovvio, da condannare severamente.

Ma ritengo importante contestualizzare l’episodio.

Perché la vicenda di Masocco non è un caso isolato, né un’eccezione; Masocco, insomma, non è una “mela marcia” in un cesto di frutti intatti.

Al contrario, Masocco è la conseguenza logica, il prodotto naturale di un certo modo di condurre il dibattito pubblico.

Il lavoro preparatorio già avviato da Berlusconi e condotto adesso da Salvini porta dritto al messaggio audio di Masocco.

La brutalizzazione e l’imbarbarimento dei rapporti sociali si sono fatti largo, un passo alla volta, anche qui, in Alto Adige e spesso, purtroppo, con la silenziosa presa d’atto della società civile.

Pensiamo a Sergio Armanini, che nel 2014 reagì all’intervista della giornalista Silvia Fabbi con questa elegante proposta: “perchè non le mettiamo un burka e la facciamo andare in Nigeria?? forse dopo il centesimo stupro si sveglierà….” 

Pensiamo alle aggressioni dei consiglieri comunali della Lega contro l’assessora Lorenzini, la cui faccia hanno addirittura fatto stampare su finte banconote da 500 Euro, per incolparla della sua presunta „vena dissipatoria“ (anche se non era lei la responsabile dei lavori pubblici!)

Pensiamo anche, nello stesso contesto, al post del dis-Onorevole Maturi che incita alla gogna pubblica sempre la stessa assessora perché presente a una manifestazione “invece di spalare neve” (competenza peraltro ancora dell’assessore ai lavori pubblici).

È importante tenerlo presente questo, perché spiega bene come funziona alla perfezione la costruzione del capro espiatorio. E in questo caso un’assessora verde è molto, molto più attaccabile di un assessore SVP.

Il sessismo funziona sempre.

Così come il razzismo.

Su questo punto, ovviamente si potrebbero scrivere dei romanzi interi, ma vorrei riportare solo un piccolo aneddoto, fresco di Consiglio provinciale.

Questa è la risposta, di pochi giorni fa, della vicepresidente del Consiglio, Rita Mattei che risponde alle domande degli studenti della winter-school dell’Eurac sulla questione della immigrazione in Alto Adige, affermando, tra l’altro: “i richiedenti asilo che giorno e notte stanno a fare niente mentre le persone normali non sanno come arrivare alla fine del mese”.

Suona quasi innocuo ma contiene quella grave quanto opinabile suddivisione delle persone in “normali” e “non normali”. Suddivisione che nella storia dell’umanità ha sempre portato molto dolore (ma insieme, e lo sappiamo bene, anche consenso e adesione).

Dunque pare evidente che Kevin Masocco non è un „errore nel sistema“, ma un fedele rappresentante del “sistema Lega”.

Dire quello che la normale decenza suggerisce di non dire, suddividere il mondo in giusto e sbagliato, assegnare etichette di normalità e anormalità, dare addosso ai più deboli, rendere ridicole le donne e strumentalizzare il loro corpo.

Tutto questo non è il retaggio estemporaneo di un singolo ragazzotto, forse un po’ ubriaco, di sicuro non troppo sveglio.

Tutto questo rientra organicamente nel progetto vincente di un partito che festeggia un successo dopo l’altro.

Certo che dobbiamo protestare contro Kevin Masocco e le stupidaggini violente che dice.

Ma non dimentichiamo da dove vengono Masocco e le sue volgarità.

Purtroppo Kevin non è una singola mela marcia.