Società | Il caso

“Non facciamo i moralisti”

Il rapper bolzanino Tachi sulle polemiche dopo la tragedia della discoteca di Corinaldo. “Non è compito dell’artista educare”.
Tachi
Foto: Tachi

“È una polemica sterile quella che si sta consumando in queste ore. La tragedia accaduta nella discoteca di Corinaldo, nulla ha a che vedere con l’influenza o la presunta responsabilità educativa che il cantante può avere nei confronti di chi lo ascolta, si tratta di due discorsi nettamente separati”. È inequivocabile la replica di “Tachi”, al secolo Marco Cecchellero, rapper bolzanino con 20 anni di carriera sulle spalle e dal 2016 voce e frontman della band I Polemici, a quanti sulla piazza virtuale dei social imputano al cantante Sfera Ebbasta - che nella discoteca marchigiana, dove nella notte fra venerdì e sabato sono morte 6 persone e 120 sono rimaste ferite, avrebbe dovuto tenere il suo dj set -, responsabilità di quanto successo. Il motivo: i messaggi contenuti nei testi del rapper che si aggrappano ai temi cardine della trap: droghe, donne, soldi. Testi misogini, sessisti e che istigano alla violenza, puntano il dito molti utenti dei social.

“Sfera Ebbasta è lontano anni luce dal mio modo di fare musica ma il disastro sarebbe potuto succedere assistendo a un qualsiasi altro concerto, parliamo piuttosto del sovraffollamento dei locali e dei teatri, della capienza che spesso viene superata per vendere qualche biglietto in più, e questo succede anche in Alto Adige”, sottolinea Tachi, secondo cui non è compito dell’artista educare, né le canzoni devono essere necessariamente edificanti. “Cosa dovremmo dire allora - si domanda - di tutte quelle rockstar, e di casi ce ne sono molti fra chi è sopravvissuto e chi no, che hanno condotto uno stile di vita dissoluto? Il punto è che non è d'obbligo per un cantante essere un esempio. Mettersi a fare la morale mi pare del tutto fuori luogo, specie di fronte a chi nella catastrofe ha perso la vita. Ricordo la strage che avvenne nel 2010 alla Love Parade, il festival di musica techno a Duisburg in Germania, dove per una ressa sotto a un tunnel morirono 21 persone e ne restarono ferite diverse centinaia. Nessuno allora si sognò di dare la colpa agli artisti”.

Mettersi a fare la morale mi pare del tutto fuori luogo, specie di fronte a chi nella catastrofe ha perso la vita

L’ago della bussola deve puntare altrove e le domande da porsi sono altre, osserva il rapper: “Bisognerebbe chiedersi piuttosto, da genitori, perché i propri figli ascoltano quel genere di musica, provare quindi a contestualizzarla e a spiegarla. Come si dovrebbero spiegare loro, per esempio, alcune opere pittoriche, un bambino che si trova davanti al quadro di Courbet 'L’origine del mondo' dove le parti intime di una donna sono messe in bella mostra, deve essere messo in condizioni di capire il significato di quell'opera, o vogliamo dire a tutti gli artisti di dipingere solo nature morte? Ho due bambine, verosimilmente un domani mi troverò nella situazione di dover dare questo tipo di spiegazioni ed è un dovere a cui, da padre e da artista, non mi sottrarrò”.

Resta da fare i conti con la deprecabile “moda” dello spray al peperoncino diffusasi a macchia d’olio dai tempi del caso della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, mandata in onda su un maxi-schermo in piazza San Carlo di Torino il 3 giugno 2017, il bilancio della calca allora fu di una vittima e 1526 feriti. Sembra che anche alla Lanterna Azzurra di Corinaldo la dinamica dell’incidente (le indagini sono in corso) sia stata determinata da uno spray urticante, spruzzato tra la folla, che ha scatenato il panico nella discoteca. “Occorre effettuare perquisizioni all’entrata dei locali, effettuare dei controlli come avviene per il Festival studentesco, - conclude il rapper - almeno per limitare i danni”.