Economia | Imprese italiane

Una storia...finita

Il pendolo della storia economica in provincia di Bolzano.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Con la cessione dell’impresa Pietro Oberosler di Brunico ad un grande gruppo nazionale, si chiude l’ultimo (!?) capitolo della lunga epopea delle imprese di costruzione italiane in Alto Adige. La storia comincia, e non poteva essere altrimenti, col…1918. Fino a quel tempo, in provincia di Bolzano lavoravano sì i muratori italiani (“die walschen Maurer”), ma erano alle dipendenze di aziende austriache, assegnatarie degli appalti per le grandi infrastrutture e i grandi Hotels. Poi, con l’avvento del Regno d’Italia, tutti gli imponenti lavori pubblici (caserme, fabbriche, uffici, la “nuova” Bolzano) vengono affidati ad imprese provenienti dalle altre regioni italiane che si insediano quindi in provincia. Ancora in tutto il primo dopoguerra e fino agli ultimi decenni prosegue il vantaggio competitive dell’imprenditoria edile italiana, basato innanzitutto sul curriculum professionale, sulle tecnologie (in particolare il cemento armato) e, perchè no, anche sulle migliori relazioni con le stazioni appaltanti nazionali (Anas, Ferrovie, Ministeri, ecc.).
Affluiscono in provincia di Bolzano ingenti investimenti come quelli per le centrali idroelettriche e per l’Autostrada del Brennero. È ancora alta stagione per le imprese italiane e prosegue invece la marginalità delle piccole imprese sudtirolesi, soprattutto artigiane. È con il nuovo ciclo economico degli anni ’70, che si invertono i ruoli e le gerarchie imprenditoriali. Il grande sviluppo del turismo, i centri di spesa locali comunali e provinciali, la grande diffusione dell’apprendistato e formazione professionale edile, il sistema bancario “di vicinato”, una Politica attenta all’artigianato, tutte insieme esaltano la funzioni delle imprese territoriali sudtirolesi, che si sviluppano rapidamente e presidiano ora il mercato locale.
Si è chiuso un lungo ciclo, se ne è aperto un altro. Quasi tutte le tradizionali imprese italiane hanno chiuso, lasciando al nostro territorio un grande patrimonio di opere ben costruite e una componente del benessere e dello Stato Sociale. A mancare è una nuova rinnovata ed adeguata presenza dell’imprenditoria italiana nel modello (di successo!) sudtirolese.
(www.albertostenico.it)