Ambiente | Il Rapporto

Clima, l’ora più buia

L’Eurac avverte: in Alto Adige la neve a 1500 metri di quota diminuirà fino al 90%. Risparmiare acqua e ridurre le emissioni gli imperativi.
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Foto: Screenshot-Eurac

I numeri sono altisonanti: più di un anno e mezzo di lavoro, con oltre 20 studiosi, fra climatologi, biologi, sociologi, ingegneri, di Eurac Research coinvolti insieme a 30 esperti del settore pubblico e di altre istituzioni, 125 pagine di Rapporto. Una “task force” per capire gli effetti dei cambiamenti climatici in Alto Adige osservando ghiacciai, acqua, flora e fauna, suolo, ma anche agricoltura, turismo, insediamenti e trasporti, e i risultati non sono confortanti.

 

Cosa aspettarci 

Dagli anni sessanta a oggi la temperatura media annuale è aumentata di 1,5 gradi. In estate, a Bressanone e a Bolzano, è cresciuta addirittura di tre gradi. Nel peggiore dei casi i ricercatori prevedono che, se nei prossimi decenni le nostre emissioni inquinanti non caleranno, nel 2100 in Alto Adige le temperature estive aumenteranno di 5°C, d’inverno la neve a 1500 metri di quota diminuirà fino al 90% e la portata dei fiumi in estate calerà in modo drastico.

Non possiamo predire con esattezza il clima del futuro ma le serie storiche di dati e i modelli matematici ci permettono di individuare dei trend (Marc Zebisch - Eurac)

Le conseguenze non ci saranno solo per l’ambiente ma anche per le attività dell’uomo. Qualche esempio: nell’ambito dell’agricoltura e della selvicoltura le alte temperature faranno proliferare funghi e parassiti, e non mancheranno le complicanze dovute alla crescente necessità di acqua per irrigare (considerando che già oggi il 60% delle irrigazioni è destinato alla frutticoltura e che le estati saranno tendenzialmente più siccitose il fabbisogno di acqua nelle coltivazioni intensive crescerà, così come quello dei prati da sfalcio). E poi: piogge torrenziali e forti temporali potrebbero aumentare. Gli smottamenti che nel 2017 hanno bloccato un treno in Val Pusteria o gli allagamenti a Bolzano nell’aprile dello stesso anno non rimarranno casi isolati. Non solo. I fenomeni che si verificheranno con maggiore frequenza saranno, ad esempio, esondazioni e frane, alluvioni urbane e ondate di calore
 

 

Previsioni desolanti

Il più pessimista degli scenari è quello “a emissioni invariate”. Nel Rapporto sul clima – Alto Adige 2018 gli esperti di Eurac Research hanno considerato anche un’altra ipotesi: una riduzione delle emissioni inquinanti a partire dal 2040, in questo caso gli impatti dei cambiamenti climatici sarebbero meno drastici ma comunque notevoli.

“Non possiamo predire con esattezza il clima del futuro. Il quadro è molto complesso e ci sono molte variabili in gioco. Ciò premesso, le serie storiche di dati e i modelli matematici ci permettono di individuare dei trend, per esempio delle precipitazioni o delle temperature. Più le serie di dati sono ricche – e in provincia lo sono – più robuste diventano le nostre previsioni”, dice Marc Zebisch, geoecologo di Eurac Research e responsabile scientifico del Rapporto. Oltre 20 indicatori - tra cui il numero delle notti di gelo, delle notti tropicali, l’ampiezza della copertura nevosa o la lunghezza cumulativa ghiacciai - permetteranno un confronto preciso con i dati che si registreranno in futuro.
 

Come cambia il clima in Alto Adige e cosa comporta (Sub ITA)

 

Correre ai ripari

In Alto Adige alcune “best-practice” stanno già facendo la loro parte per mitigare una situazione che non fa ben sperare, solo per citarne alcune: Green Mobility, certificazioni Casa Clima, il Piano Clima Energia 2050 che si pone di ridurre di circa due terzi le emissioni di CO2 pro capite. Ma in quanto a strategie la strada da fare è ancora lunga. Per i ricercatori sono assolutamente necessari: il risparmio e una migliore gestione dell’acqua, per esempio con impianti di irrigazione a goccia al posto di quelli a pioggia o con sistemi più precisi di monitoraggio dell’umidità dei suoli coltivati. E poi occorre ridurre le emissioni: quasi la metà oggi sono causate dal traffico. La mobilità elettrica e il potenziamento dei mezzi pubblici anche per i turisti potrebbero fare molto per abbassare questi livelli.

“Grazie alle proprie reti di monitoraggio la Provincia raccoglie dati ambientali in modo accurato da oltre 50 anni. A questi ora si aggiungono i dati satellitari e le misurazioni specifiche fatte da Eurac Research e da altre istituzioni di ricerca”, spiega Roberto Dinale, vicedirettore dell’Ufficio idrografico provinciale, che infine sottolinea: “Il valore di questo lavoro è quello di armonizzare queste informazioni, interpretarle e tracciare un quadro complessivo del fenomeno che potrà essere tenuto sotto controllo nel tempo. In questo modo nei prossimi anni l’amministrazione potrà anche verificare meglio la validità della azioni che stiamo intraprendendo”.