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Lettera dall’oltretomba ai sopravvissuti

Lettera dall’oltretomba scritta da un prete ai sopravvissuti della catastrofe ecologica del 2050
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Paolo Zambaldi
Cari fratelli e sorelle,
sono nato e vissuto a cavallo di due secoli. Ho visto, durante la mia vita, il procedere sempre più veloce della distruzione del pianeta.
Ho letto report scientifici più che affidabili sulle conseguenze che le nostre sconsiderate abitudini avrebbero portato all’ambiente e ai suoi miracolosi equilibri.
Ho meditato le idee e i sogni dei grandi verdi pacifisti, specialmente quelli di uno nato nella mia terra, quell’Alexander Langer che invitava a un vivere “lentius, profundius, savius” e che travolto dall’onda maligna di un mondo sempre più ottuso, aveva scelto di morire suicida.
Ho cercato di propagandare come potevo le tematiche ambientaliste, chiamando in causa quel Dio della pace, che aveva per noi un progetto di giustizia e di armonia, che ci aveva affidato il creato imponendoci di esserne i custodi attenti e amorevoli, che ci aveva insegnato che la terra, i suoi prodotti, le sue ricchezze sono di tutti e che dunque non sarebbero mai potuti diventare proprietà di qualcuno che potesse farne scempio a suo piacimento.
Ho visto negli anni guerre sanguinose, scatenate a turno da grandi e piccole potenze per accaparrarsi fonti energetiche; ho visto milioni di persone scappare dalla loro terra depauperata e violentata, arsa o inondata, sempre in balia del potere cinico dei sedicenti padroni del mondo.
Ho visto l’acqua privatizzata, l’agricoltura in mano a multinazionali, la cancellazione della diversità, l’estinzione degli animali, il monopolio sui semi, la distruzione del sottosuolo, il consumo diventare un idolo vorace.
Ho visto i veleni uccidere milioni di bambini e adulti, veleni nel cibo, veleni nei fumi delle fabbriche, veleni nell’ acqua, veleni sepolti nei campi, nelle discariche, sparsi nel vento dagli inceneritori.
Ho visto accumulazione di immondizie, stratificazione di plastica in fondo al mare, il deterioramento della barriera corallina, lo sterminio dei pesci, il prosciugamento dei fiumi, lo scioglimento dei ghiacciai perenni.
Ho visto tempeste devastanti, incendi, esondazioni, desertificazione.
Ho ascoltato l’indifferenza e il negazionismo dei governanti che si sono succeduti al potere per tutta la mia vita… Tutti insensibili al grido di dolore e di paura di coloro che guardavano al domani incerto nel quale avrebbero dovuto vivere.
Ho visto tutto questo ma non ho saputo instillare lo sdegno sufficiente.
Ora che tutto è accaduto, che l’inimmaginabile ha travolto l’umanità voglio chiedervi scusa…
Per aver dormito.
Per aver “fornicato” con la prudenza, con l’indifferenza, con l’ingiustizia.
Per non aver scelto e sostenuto tra i politici quelli più visionari e inascoltati.
Per non aver diffuso informazioni più precise e coinvolgenti.
Per aver creduto che Dio ci avrebbe salvati, mescolando il nome di Cristo a un inutile colpevole spiritualismo.
Voi certo non vi saprete spiegare perché io e gli altri, istituzioni comprese, non abbiamo stroncato questa prevedibile catastrofe.
Non potete immaginare che siano esistiti uomini di una tale stupida incoscienza.
Avete ragione, è tardi per il perdono.
Ma voi ricominciate a vivere.
Vi auguro, con tutto il cuore, che dall’arca che vi ha tratto in salvo, possiate scendere insieme e ricostruire un  mondo nuovo, più giusto e più felice e possiate godere dell’immensa bellezza di un tempo non più sacrificato al mito del progresso, ma speso per amarsi e amare.
 
Don Paolo Zambaldi, povero sacerdote bianco, morto nella catastrofe del III millennio.