Ambiente | Termo-business

La favola dell'inceneritore amico

Basse emissioni ma anche bassa trasparenza come bassa partecipazione. Se qualcosa è sporco o brutto in Alto Adige lo si tinge di verde ed il gioco è fatto!
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: giorgio santoriello

Occorre replicare a Paolo Campostrini o a Stefano Fattor per l’articolo comparso su “Alto Adige” il 25 novembre scorso? Sembrano in sintonia stampa ed “imprenditore”, come non dovrebbe essere nelle moderne democrazie ma provo a rispondere ad entrambi senza avere le mani in pasta nei rifiuti. I costi dell’inceneritore di Bolzano non godono ad oggi di alcuno serio studio economico di sostenibilità, infatti se Bolzano e provincia sono un modello nella differenziata vorremmo capire come l’inceneritore sia sostenibile economicamente a medio e lungo termine e quanto incida nel bilancio d’esercizio e di funzionamento dell’impianto l’importazione di rifiuti dalla provincia di Trento e soprattutto chi monitori e come il flusso di rifiuti visto che il “giro-bolla” nel settore dei rifiuti è una realtà e non un rischio.

Premesso che non si conoscono ancora alcuni aspetti del “modello Bolzano”, come lo definisce il giornalista Campostrini, il quale nell’articolo giudica il metano, “pulito”, mentre per la scienza ufficiale è il secondo gas-serra, nell’articolo si passa ad evidenziare il costo dei filtri dell’impianto. Bene, il ciclo di manutenzione dell’Ecocenter non è mai stato condiviso dettagliatamente con l’opinione pubblica: dal ciclo di vita dei filtri, alla scelta dei fornitori, allo smaltimento finale dei filtri stessi, alle analisi sugli stessi, idem per le ceneri prodotte dalla combustione. Non è mai stato pubblicato sul sito web dell’Ecocenter alcuna informazione dettagliata e soprattutto terza sulla manutenzione dell’impianto ( visto che tutto il ciclo è, o in autocontrollo o a circuito chiuso, con la Provincia ed il Comune sempre presenti tra controllato e controllori ). Ignoto è il flusso dei rifiuti, la loro caratterizzazione, i report sugli allarmi scattati al portale radiometricole caratterizzazioni delle ceneri etc etc etc. Alla faccia della trasparenza e soprattutto della partecipazione popolare, come previsto da leggi nazionali ed internazionali! Come nel caso dell’anomala consulenza dell’Università di Trento sul progetto “Landmonitoring” del quale non è mai stato pubblicato un prospetto finanziario dettagliato di fine lavori, a fronte dei 530mila euro spesi dal comune bolzanino per il progetto, elaborato quasi completamente “in house”, concordato tra controllato e presunti controllori, ove un semplice tracciante atossico è stato usato mediante un modello meteorologico per decretare l’assenza di ricadute di inquinanti al suolo! Solo in Provincia di Bolzano la meteorologia si è sostituita all’ingegneria ambientale per misurare gli impatti concreti. Prova ne è l’assenza di deposimetri che la provincia avrebbe dovuto installare a valle e a monte dell’inceneritore, con apposita modellistica, per misurare le deposizioni di: diossine, furani, metalli, pcb ed ipa, vista la presenza concomitante in zona di: inceneritore, autostrada, discariche, aeroporto ed altre attività produttive. Perché stupirsi se l’inceneritore restituisce aria con meno polveri rispetto a quella incamerata, se l’aria prelevata dall’impianto è quella già impattata dalle emissioni dell’autostrada? Si aspettavano ingenuamente di incamerare aria pulita oppure il carico inquinante dell’impianto ben pensano di camuffarlo e diluirlo con quello veicolare? Sarà il motivo per cui le diossine & co. vicino l’impianto non si misurano su suoli, colture, o verde pubblico presenti nei paraggi, o nei sedimenti dei vicini corpi idrici? Perché non esiste una rete di biomonitoraggio nella zona industriale: forse qualcuno teme di misurare il bioaccumulo degli inquinanti ?Perché in altre regioni si usano: muschi, licheni, lumache, api ed alimenti grassi per misurare gli impatti ambientali a lungo termini delle industrie e a Bolzano no? Campostrini e Fattor parlano di differenziata perché in realtà il vero business di cui è meglio non parlare sono i rifiuti speciali di origine industriale? Intervistato ed intervistatore dimenticano che il dipartimento universitario trentino di cui accennano è sotto indagine della Guardia di Finanza per doppi incarichi non dichiarati dai docenti di ingegneria ambientale. Il discorso è ben più ampio di quello avanzato dalla coppia Campostrini-Fattor, aspetto che l’Ecocenter organizzi con cadenza almeno semestrale dei pubblici contraddittori con la cittadinanza piuttosto che richiudersi al sicuro delle colonne dei giornali locali.