Scrivi: "... le nuove (élite) prosperano spacciandosi per interpreti di una volonté générale che non esiste, non è mai esistita e mai esisterà." Sono d'accordissimo che la volonté générale non è mai esistita, ma è proprio il parlamentarismo puro che si basa sulla concezione che l'insieme del Parlamento riesca a riprodurre la volonté générale. Così allora finora ci si è dato sempre l'assoluzione generale e ci si è legitimati in tutto l'operato del Parlamento e del Governo. La nuove élite, almeno per quanto essa scrive della propria intenzione nel contratto di governo per il cambiamento, non si spaccia affatto per interprete di una volonté générale ma prevede un profondo rinnovamento degli istituti di democrazia diretta (l'abolizione del quorum, l'introduzione del referendum propositivo e la trattazione obbligatoria in tempi brevi delle iniziative popolari), che certo, non sono la garanzia assoluta che si formi una volonté générale veramente generalizzata e ben fondata ma è, per quanto sappiamo e sia dimostrato dalla realtà, l'unico modo per la formazione di una consapevolezza su un tema e di conseguenza di una volontá almeno maggioritaria. Almeno come intenzione espressa in un documento di fondo allora non si tratta più un'élite che sa tutto alla meglio di tutto il popolo senza che questo abbia la possibilità di mettere in dubbio quanto viene fatto in nome del popolo ma una che è disposta ad imparare e di farsi mettere in questione nella propria interpretazione di un volere generale.
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Scrivi: "... le nuove (élite)
Scrivi: "... le nuove (élite) prosperano spacciandosi per interpreti di una volonté générale che non esiste, non è mai esistita e mai esisterà." Sono d'accordissimo che la volonté générale non è mai esistita, ma è proprio il parlamentarismo puro che si basa sulla concezione che l'insieme del Parlamento riesca a riprodurre la volonté générale. Così allora finora ci si è dato sempre l'assoluzione generale e ci si è legitimati in tutto l'operato del Parlamento e del Governo. La nuove élite, almeno per quanto essa scrive della propria intenzione nel contratto di governo per il cambiamento, non si spaccia affatto per interprete di una volonté générale ma prevede un profondo rinnovamento degli istituti di democrazia diretta (l'abolizione del quorum, l'introduzione del referendum propositivo e la trattazione obbligatoria in tempi brevi delle iniziative popolari), che certo, non sono la garanzia assoluta che si formi una volonté générale veramente generalizzata e ben fondata ma è, per quanto sappiamo e sia dimostrato dalla realtà, l'unico modo per la formazione di una consapevolezza su un tema e di conseguenza di una volontá almeno maggioritaria. Almeno come intenzione espressa in un documento di fondo allora non si tratta più un'élite che sa tutto alla meglio di tutto il popolo senza che questo abbia la possibilità di mettere in dubbio quanto viene fatto in nome del popolo ma una che è disposta ad imparare e di farsi mettere in questione nella propria interpretazione di un volere generale.