C'eravamo tanto votati

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luigi spagnolli Di., 18.09.2018 - 13:07

GdL resoconta con la consueta sottile malizia che gli è propria l'incontro con Prodi alla Kolping (e non in Consiglio Provinciale come inizialmente previsto e come da Salto riportato: da lettore mi chiedo come mai nemmeno un cenno sullo spostamento, probabilmente conseguente alla polemica politica che aveva sollevato il volerlo fare colà). Come astante invece non condivido né la malizia né soprattutto la chiusa del pezzo: che la forza di sognare l'unità dell'Europa sia "evaporata" è opinione personalissima dell'autore, così come che "nessuno" faccia "neppure più finta di crederci". Io e altri che eravamo lì ci crediamo eccome, ad un'Europa forte e unita, e per questo eravamo lì, non certo per piangerci addosso ricordando i presunti bei tempi di quando esercitavano funzioni elettive: che personalmente non rimpiango affatto, perché si sta molto meglio lontani dai riflettori che sotto, ma è un luogo comune il contrario e i luoghi comuni sono difficili da estirpare. Caro GdL, già è spiacevole leggere sempre solo di cronache politiche fondate su strilli e slogan: se nelle relativamente rare occasioni in cui si esprimono contenuti di spessore questi vengono affossati da chi si è assunto il compito di fornire la pubblica informazione, come sperare di risalire dal baratro?

Di., 18.09.2018 - 13:07 Permalink
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Gabriele Di Luca Di., 18.09.2018 - 14:45

Antwort auf von luigi spagnolli

Parto dall'inizio: nessuno ha raccontato il motivo del cambio di sede, quindi si presume che non ci fosse l'interesse a ricordare quella polemica. Meglio così, perché non mi sembrava una grande polemica (come dicono quelli astuti: avrebbe dato visibilità a chi non la merita). Sorvolo sulla "sottile malizia", se uno la vede vuol dire che c'è, anche se io la definirei in altro modo (non è importante come, non faccio l'esegeta di me stesso). La fine del pezzo, invece, è senz'altro opinabile. Non sono state concesse domande al pubblico, io a Prodi gli avrei fatto quella sul doppio passaporto, se cioè anche lui è dell'opinione - qui assai condivisa tra "autonomisti dinamici" e "indipendentisti statici" - che rappresenta l'occasione per dirci più europei, oppure un cedimento alla imperante logica etno-sovranista. Se si è parlato più di passato che di futuro, a mio avviso, non dipendeva tanto dalle fattezze del libro (un libro di storia, dopo tutto), ma dal fatto che il futuro è talmente torbido e nebbioso da suscitare più ansia che speranza. Ma lei, sindaco, è un tipo ottimista. Io meno.

Di., 18.09.2018 - 14:45 Permalink