Gabriele, come mai dopo l'intervista non hai rimosso il termine "pregiudici" dal titolo del pezzo? E diresti che oggi, in tempi di crisi e austerità l'ovvia diffidenza fra i populazioni (e soprattutto quella verso il governo degli altri) fosse basata su pregiudizi? Mi pare un termine un po' superficiale per una tematica così compless.
Benno, il titolo parla di "ombra lunga dei pregiudizi" e il testo esplicita il senso di questa scelta. Esistono giudizi posteriori una determinata esperienza e giudizi che, magari nati in circostanze precise, tendono a cristallizzarsi anticipando poi di fatto esperienze ulteriori (e questi sono i pregiudizi veri e propri). Il libro di Petrillo propone una ricostruzione meticolosa di come nascono i pregiudizi, centrando l'analisi sui fatti del 1943, ma mostrando anche come determinati giudizi si appoggino su una precomprensione precedente (in particolare, per quel che riguarda la ricezione tedesca degli eventi bellici, ciò che determinò l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915) e finiscano poi per influenzare un atteggiamento di fondo che va a selezionare quel che è più comodo per confermare i giudizi maturati in precedenza. Se leggi attentamente il testo non può sfuggirti questa dinamica, che per l'appunto è "complessa".
Da quanto ho letto, mi pare aver capito che in Italia quando non è gradito un (post)giudizio, questo diventa automaticamente un pre-giudizio. Correggetemi se sbaglio. Nel caso concreto, gli italiani si sono sentiti liberi di spezzare un'alleanza militare nel 1943 (seppure in un contesto e con modalità diverse, l'avevano già fatto nel 1915), ma non accettano il titolo di traditori inaffidabili. Trasformano pertanto un post-giudizio storico in un pre-giudizio: ottima via di fuga (formale, non sostanziale) dalle proprie responsabilità. I lettori più attenti sanno però che il lupo perde il pelo, non il vizio.
Ti correggo in quanto mi pare che davvero tu non abbia capito. Innanzitutto il soggetto: l'Italia. Cos'è l'Italia? "Gli italiani si sono sentiti liberi di spezzare un'alleanza militare nel 1943....". Innanzitutto non tutti gli italiani hanno avvertito questa "libertà". Purtroppo - e sottolineo: PURTROPPO - ci furono molti lealisti che continuarono a combattere a fianco ai tedeschi. Chi invece si è schierato CONTRO i tedeschi non poteva certo sentirsi un "traditore", visto che proprio in quella scelta (e per la prima volta, considerato il regime illiberale che aveva dominato in quel momento) si manifestava una possibilità di riscattare la "morte della patria". Leggendo il libro di Petrillo emerge con chiarezza a quale prezzo il falso lealismo dei tedeschi nei confronti di Hitler (ma anche qui bisogna differenziare e distinguere tra quei tedeschi che davvero ci credevano e quelli che obbedivano solo perché schiacciati dalla paura) non regge davanti a un'impostazione pregiudiziale del confronto tra lo "spirito dei popoli". Qui non ci sono né lupi, né peli, né vizi. Ci sono individui in carne ed ossa, ognuno conficcato in una situazione particolare, e attivo entro circostanze che devono essere smontate caso per caso. Invito a leggere il libro per vedere in che modo sia possibile farlo.
La ringrazio per la spiegazione, anche se non mi è chiaro cosa non avrei capito. Mi preme comunque sottolineare che la mia critica era certamente rivolta contro coloro (e furono tantissimi, a milioni, a tutti i livelli della società, nessuno escluso) che erano prima entusiasti fascisti e, dopo il 1943, entusiasti anti-fascisti. Le tante eccezioni confermano purtroppo la regola contraria. Per quanto riguarda lupi, peli e vizi, mi pare che lo scenario politico italiano attuale confermi una qual certa disinvoltura (per non dire di peggio) di comportamenti: forse non è cambiato granché da allora. Ho già ordinato il libro.
Le persone cambiano spesso fronte, a seconda della convenienza. Io qui spezzo una lancia a favore di quei non moltissimi che, nell'Italia del '43, cambiarono sì fronte, ma per sceglierne uno scomodossimo. Parlo dei partigiani. E mi preme anche ricordare che il loro non fu "tradimento". In questo senso ci si rammarica che in Germania di "traditori" non ce ne siano stati abbastanza.
Ecco, sono proprio questi i tipi antropologici che disgustano: quelli che cambiano per (sola) convenienza. Per costoro non ci sono né pre-giudizi né post-giudizi utili a valutarli: sono dei voltagabbana. E (purtroppo) sono stati e sono ancora tanti.
In Deutschland gibt es den vorwiegend negativ besetzten Begriff "Wendehals". In Italien gibt es den absolut neutralen Begriff "trasformismo". Prominentes Beispiel dafür ist der ehemalige Staatspräsident Napolitano. In seiner Jugend war er Mitglied der faschistischen Studentenorganisation, für deren Zeitung er schrieb. Nach dem Krieg war er Kommunist, und als solcher hat er 1956 die brutale, blutige Niederschlagung des ungarischen Aufstandes durch die Sowjets als "Beitrag für den Weltfrieden" gefeiert. Später wurde er Demokrat und dann sogar, zumindest laut amtlicher SVP-Version, ein "Freund Südtirols". Dazu braucht es eine geistige Beweglichkeit, die nicht bei allen Deutschen vorhanden ist.
Kommentare
Gabriele, come mai dopo l
Gabriele, come mai dopo l'intervista non hai rimosso il termine "pregiudici" dal titolo del pezzo? E diresti che oggi, in tempi di crisi e austerità l'ovvia diffidenza fra i populazioni (e soprattutto quella verso il governo degli altri) fosse basata su pregiudizi? Mi pare un termine un po' superficiale per una tematica così compless.
Antwort auf Gabriele, come mai dopo l von Benno Kusstatscher
Benno, il titolo parla di
Benno, il titolo parla di "ombra lunga dei pregiudizi" e il testo esplicita il senso di questa scelta. Esistono giudizi posteriori una determinata esperienza e giudizi che, magari nati in circostanze precise, tendono a cristallizzarsi anticipando poi di fatto esperienze ulteriori (e questi sono i pregiudizi veri e propri). Il libro di Petrillo propone una ricostruzione meticolosa di come nascono i pregiudizi, centrando l'analisi sui fatti del 1943, ma mostrando anche come determinati giudizi si appoggino su una precomprensione precedente (in particolare, per quel che riguarda la ricezione tedesca degli eventi bellici, ciò che determinò l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915) e finiscano poi per influenzare un atteggiamento di fondo che va a selezionare quel che è più comodo per confermare i giudizi maturati in precedenza. Se leggi attentamente il testo non può sfuggirti questa dinamica, che per l'appunto è "complessa".
Da quanto ho letto, mi pare
Da quanto ho letto, mi pare aver capito che in Italia quando non è gradito un (post)giudizio, questo diventa automaticamente un pre-giudizio. Correggetemi se sbaglio. Nel caso concreto, gli italiani si sono sentiti liberi di spezzare un'alleanza militare nel 1943 (seppure in un contesto e con modalità diverse, l'avevano già fatto nel 1915), ma non accettano il titolo di traditori inaffidabili. Trasformano pertanto un post-giudizio storico in un pre-giudizio: ottima via di fuga (formale, non sostanziale) dalle proprie responsabilità. I lettori più attenti sanno però che il lupo perde il pelo, non il vizio.
Antwort auf Da quanto ho letto, mi pare von Anonymous (nicht überprüft)
Ti correggo in quanto mi pare
Ti correggo in quanto mi pare che davvero tu non abbia capito. Innanzitutto il soggetto: l'Italia. Cos'è l'Italia? "Gli italiani si sono sentiti liberi di spezzare un'alleanza militare nel 1943....". Innanzitutto non tutti gli italiani hanno avvertito questa "libertà". Purtroppo - e sottolineo: PURTROPPO - ci furono molti lealisti che continuarono a combattere a fianco ai tedeschi. Chi invece si è schierato CONTRO i tedeschi non poteva certo sentirsi un "traditore", visto che proprio in quella scelta (e per la prima volta, considerato il regime illiberale che aveva dominato in quel momento) si manifestava una possibilità di riscattare la "morte della patria". Leggendo il libro di Petrillo emerge con chiarezza a quale prezzo il falso lealismo dei tedeschi nei confronti di Hitler (ma anche qui bisogna differenziare e distinguere tra quei tedeschi che davvero ci credevano e quelli che obbedivano solo perché schiacciati dalla paura) non regge davanti a un'impostazione pregiudiziale del confronto tra lo "spirito dei popoli". Qui non ci sono né lupi, né peli, né vizi. Ci sono individui in carne ed ossa, ognuno conficcato in una situazione particolare, e attivo entro circostanze che devono essere smontate caso per caso. Invito a leggere il libro per vedere in che modo sia possibile farlo.
Antwort auf Ti correggo in quanto mi pare von Gabriele Di Luca
La ringrazio per la
La ringrazio per la spiegazione, anche se non mi è chiaro cosa non avrei capito. Mi preme comunque sottolineare che la mia critica era certamente rivolta contro coloro (e furono tantissimi, a milioni, a tutti i livelli della società, nessuno escluso) che erano prima entusiasti fascisti e, dopo il 1943, entusiasti anti-fascisti. Le tante eccezioni confermano purtroppo la regola contraria. Per quanto riguarda lupi, peli e vizi, mi pare che lo scenario politico italiano attuale confermi una qual certa disinvoltura (per non dire di peggio) di comportamenti: forse non è cambiato granché da allora. Ho già ordinato il libro.
Antwort auf La ringrazio per la von Stefano
Le persone cambiano spesso
Le persone cambiano spesso fronte, a seconda della convenienza. Io qui spezzo una lancia a favore di quei non moltissimi che, nell'Italia del '43, cambiarono sì fronte, ma per sceglierne uno scomodossimo. Parlo dei partigiani. E mi preme anche ricordare che il loro non fu "tradimento". In questo senso ci si rammarica che in Germania di "traditori" non ce ne siano stati abbastanza.
Antwort auf Le persone cambiano spesso von Gabriele Di Luca
Ecco, sono proprio questi i
Ecco, sono proprio questi i tipi antropologici che disgustano: quelli che cambiano per (sola) convenienza. Per costoro non ci sono né pre-giudizi né post-giudizi utili a valutarli: sono dei voltagabbana. E (purtroppo) sono stati e sono ancora tanti.
Antwort auf Ecco, sono proprio questi i von Stefano
Besser spät (Italien 1943),
Besser spät (Italien 1943), als nie (Front der Aleierten 100m vor Bunker 1945)!
Antwort auf Besser spät (Italien 1943), von Christian Mair-2269
Besser keine Krieg und keine
Besser keine Krieg und keine opportunistische Politik.
In Deutschland gibt es den
In Deutschland gibt es den vorwiegend negativ besetzten Begriff "Wendehals". In Italien gibt es den absolut neutralen Begriff "trasformismo". Prominentes Beispiel dafür ist der ehemalige Staatspräsident Napolitano. In seiner Jugend war er Mitglied der faschistischen Studentenorganisation, für deren Zeitung er schrieb. Nach dem Krieg war er Kommunist, und als solcher hat er 1956 die brutale, blutige Niederschlagung des ungarischen Aufstandes durch die Sowjets als "Beitrag für den Weltfrieden" gefeiert. Später wurde er Demokrat und dann sogar, zumindest laut amtlicher SVP-Version, ein "Freund Südtirols". Dazu braucht es eine geistige Beweglichkeit, die nicht bei allen Deutschen vorhanden ist.