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Gesellschaft | kalašnikov&valeriana

Ma quale CAV???

Centro d’aiuto alla vita / no-choice: come estremisti religiosi e misogini si allargano in uno stato laico.
  • Quando Simone de Beauvoir diceva che “Basterà una crisi politica, economica, religiosa, perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovete restare vigili durante il corso della vostra vita.” oppure quando le attiviste femministe mettono in guardia dalla subdola penetrazione di ogni ambito da parte dei movimenti no-choice, di cosa si parla nel concreto? 

    L’altro giorno ne ho avuto un assaggio: due giovani studentesse scoprono di essere assegnate alla nuova sede dell’associazione Centro d’aiuto alla vita per l’alternanza scuola lavoro. Il termine confonde. E non a caso: Centro d’aiuto alla vita, abbreviato CAV. Chissà perché proprio con l’acronimo riconosciuto per i Centri Antiviolenza (per definizione strutture femministe che affiancano donne e minori nel percorso di fuoriuscita dalla violenza). In alternativa, il nome sembra la traduzione letterale della storica Lebenshilfe. Ma contrariamente alla missione della Lebenshilfe, ovvero il sostegno a persone con disabilità in ogni ambito, inclusa la sfera intima-affettiva-sessuale, il Centro d’aiuto alla vita ha un obiettivo preciso, molto lontano dal sostegno all’autodeterminazione offerto dai Centri Antiviolenza o da Lebenshilfe.

     

    Come in uno stato laico possano allargarsi tanto e addirittura accedere a contributi pubblici notevoli, non si capisce, visto che si tratta di estremisti religiosi e misogini.

     

    Affermano di “aiutare donne che si trovano a dover affrontare una gravidanza indesiderata o difficile” e intendono “promuovere l’accoglienza e la protezione della vita umana, dal suo concepimento sino alla morte naturale.”. Cioè un po’ sulla falsariga di Profemina, l’associazione di origine germanica con sede a Bolzano che offre consulenza online per donne in crisi che si scoprono incinte. Si tratta decisamente di una consulenza di parte visto che alla fine del questionario l’associazione ti suggerisce di tenerti il figlio anche se dichiari di avere dodici anni e di essere incinta a causa di un abuso sessuale.

    Come in uno stato laico possano allargarsi tanto e addirittura accedere a contributi pubblici notevoli, non si capisce, visto che si tratta di estremisti religiosi e misogini. Tuttavia, Provincia e Comune, Caritas e Fondazione Cassa di Risparmio appaiono tra i sostenitori. Certo è che i no-choice sono ben ammanicati e hanno tentacoli lunghi: meraviglia il fatto che una scuola pubblica possa anche solo pensare di mandarci delle giovani per l’alternanza scuola lavoro. E non importa se questo succede per negligenza o di proposito. Il segnale è preoccupante e fa capire l’influenza di un movimento che ha l’obiettivo dichiarato di limitare il diritto delle donne di decidere del loro corpo anziché di sostenerle in una scelta informata e consapevole -un diritto riconosciuto dalla nostra legislatura. De Beauvoir docet o meglio “De Beauvoir enseigne”.