Società | Manovra

"Pensioni, dal governo tagli pesanti"

I dipendenti a riposo altoatesini più colpiti visto il costo della vita. Ebner: "La legge di bilancio penalizza chi ha lavorato una vita, 30mila assegni diminuite"
cgil pensioni
Foto: SALTO
  • Sono forti le critiche alla legge di bilancio approvata dalla maggioranza di destra da parte della segretaria nazionale della CGIL e responsabile del dipartimento previdenza SPI Tania Scacchetti, che era presente ieri a Bolzano per il convegno “Pensioni 2024” organizzato dalla CGIL/AGB.  “Siamo difronte ad una legge di bilancio che ancora una volta fa cassa sulle pensioni ed utilizza il tema del diritto alla rivalutazione dei trattamenti pensionistici per risparmiare risorse. Lo fa senza però produrre solidarietà nei confronti dei giovani ma ledendo il diritto dei pensionati ad avere un potere d’acquisto, e questo in epoca di inflazione è ancora più grave. Noi come pensionati non siamo indisponibili ad una solidarietà verso le nuove generazioni, ma allora bisogna definire una quota su tutti i redditi e non solo sulle pensioni. Questo taglio alla rivalutazione i pensionati se lo porteranno dietro tutta la vita, le risorse che perdono oggi verranno perse per sempre.”

    Ma di che tipo di tagli parliamo? “I tagli sono consistenti, parliamo di una media tra i 962 euro per le pensioni nette di 1.786 euro mensili per arrivare a un taglio di 4.849 euro per pensioni nette di 2.735 euro nel biennio 2023/2024, ed in una città più ricca come Bolzano è un taglio ancora più significativo ed importante. Inoltre questa legge di bilancio è fatta prevalentemente in deficit, senza certezze di entrata. Il risparmio che si genera, circa 7 miliardi per il 2023/2024 e 60 miliardi spostati in una visione al 2032, sono risorse stabili per lo stato che però decide di non intervenire sulla lotta ad evasione ed elusione, di non toccare rendite e profitti colpendo i redditi fissi su cui grava di più il peso fiscale. I pensionati sono trattati dal governo come un peso e non come la parte della popolazione che potrebbe aiutare la domanda interna e la crescita.”

    Parole forti anche quelle di Alfred Ebner, segretario della categoria dei pensionati Cgil/Agb, che esordisce definendo il sistema pensionistico “una giungla”. L’incertezza per lavoratori e lavoratrici sarebbe così alta da rendere difficile anche fornire previsioni sui trattamenti pensionistici da parte degli uffici preposti. Questa “situazione intollerabile”, prosegue Ebner, è ancor di più un problema in Alto Adige, dove le pensioni, seppur più alte rispetto alla media nazionale, devono fare i conti con un costo della vita sempre più ingente. 

    I dati forniti dall’istituto provinciale di statistica ASTAT sul 2021 confermano quanto affermato dal segretario Ebner.  L'Alto Adige ha il trattamento pensionistico medio più alto d'Italia (15.626 euro), ma è anche il territorio con il PIL pro capite più alto. Questo significa che le pensioni altoatesine sono meno adeguate al tenore di vita rispetto alle pensioni di altre regioni italiane. In particolare, l'adeguatezza delle pensioni in Alto Adige è pari al 32,5%, mentre in Sicilia, per esempio, è pari al 67,5%.

    Il documento, pubblicato il 30 Novembre, entra nello specifico confrontando i dati del 2012 con quelli del 2021.  Nonostante il reddito medio delle pensioni di vecchiaia sia aumentato in quasi tutti gli anni considerati, se si tiene conto dell'inflazione, si nota che in realtà è spesso diminuito. Infatti, in termini nominali, il reddito pensionistico medio tra il 2012 e il 2021 è cresciuto del 7,9%, ma, depurato dall'inflazione, la variazione si attesta al -4,3%. Questa differenza è dovuta al fatto che l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto delle pensioni. In pratica, un pensionato che nel 2012 riceveva una pensione di 1.000 euro, nel 2021 ha ricevuto una pensione nominalmente pari a 1.079 euro, ma, depurata dall'inflazione, la pensione reale è diminuita a 957 euro. Interessante anche evidenziare il gender pension gap, le donne infatti percepiscono un reddito pensionistico inferiore del 31,4% rispetto agli uomini. 

    Ebner si spende poi in una riflessione sul ruolo dei pensionati nella società moderna. I dati di Confindustria affermano che la domanda generata dagli over 65 in Italia è importante. In termini monetari, la spesa di questa fascia di popolazione è pari a circa 200 miliardi di euro, ovvero quasi un quinto di quella totale delle famiglie residenti. Si stima che questa quota aumenterà nel tempo, raggiungendo il 25% nel 2030 e il 30% nel 2050. “Questi dati confermano che i pensionati contribuiscono a fare girare l’economia del paese, generando posti di lavoro. Non siamo un peso, come pensa questo governo, ma un’opportunità”. 

    I tagli, che CGIL stima ricadranno su 30 mila pensioni nella sola Provincia autonoma, rischiano di penalizzare ancora di più una categoria su cui da tempo grava una forte pressione fiscale. Tutti questi dati, commenta conclusivamente Ebner, si inseriscono in un mondo del lavoro sempre più caratterizzato da precariato, in cui il contratto a tempo indeterminato è rarità. “È l’ennesima manovra che raschia il fondo del barile per superare un altro anno.”