Politik | Statuto

Chi è che bussa a 'sto Konvent? (Due)

Dove viene rievocato mezzo secolo di battaglie sui temi del bilinguismo e della scuola altoatesina.

Nella provincia di Bolzano l’insegnamento nelle
scuole materne, elementari e secondarie è impartito

nella lingua materna italiana o tedesca degli alunni da
docenti per i quali tale lingua sia ugualmente quella
materna. (art. 19 Statuto di autonomia)

Nello statuto di autonomia altoatesino, come in ogni altro ordinamento che si occupi di tutela delle minoranze, l'argomento scuola è di assoluta importanza. Non esiste futuro per una minoranza etnica o linguistica che non abbia il pieno controllo sull'istruzione dei propri giovani. La storia, anche quella altoatesina del secolo scorso, ci racconta come le battaglie più dure per evitare la snazionalizzazione siano state combattute proprio sul terreno dell'istruzione. È un argomento al quale quindi occorre accostarsi con estrema attenzione, tenendo conto di sensibilità particolarmente acute. Proprio per questo forse è anche uno dei terreni sui quali più dura e accanita è stata la contesa politica, in provincia di Bolzano, anche in questi ultimi decenni.

Nel primo articolo di questa serie abbiamo esaminato lo stato dell'arte nel processo di revisione dello statuto di autonomia, affermando in conclusione che, dopo decenni in cui il tema era riservato ad un ristretto ceto politico locale, oggi le porte di quelle chiuse stanze sono state quanto meno accostate, permettendo finalmente a tutti i soggetti sociali di dire la propria opinione. Il tema istruzione è sicuramente uno di quelli sui quali varrebbe la pena di esercitare una profonda riflessione.

Quello della scuola, infatti, fu non a caso il primo terreno sul quale scoppiò, durissima, la polemica all'indomani del varo del nuovo statuto di autonomia. Il "casus belli" fu determinato dal veto posto dalla Suedtiroler Volkspartei, proprio in ragione di quell'articolo 19 dello statuto che abbiamo più sopra riportato, al proseguimento dell'insegnamento del tedesco negli asili bolzanini, varato, all'inizio degli anni 70 dall'allora assessore comunale alla pubblica istruzione Remo Ferretti. Fu una battaglia lunga e durissima. I genitori e numerosi esponenti politici, riuniti nel comitato per il diritto all'insegnamento precoce della seconda lingua, si mossero su tutti i terreni e con ogni forma di pressione, scontrandosi però contro un muro. La lettera dello statuto vietava l'insegnamento, almeno secondo i giuristi della SVP, prima del secondo anno della scuola elementare. La seconda guerra dichiarata e combattuta, qualche anno dopo, fu quella riguardante la cosiddetta "immersione" ovverossia la metodologia applicata in alcune realtà europee che prevedeva l'insegnamento di alcune materie nella seconda lingua. Anche qui inizialmente il blocco fu categorico e i vari esperimenti tentati in materia, ad esempio nella scuola media Archimede di Bolzano, furono osteggiati apertamente dalla giunta provinciale, ad onta del sostegno degli assessori di lingua italiana.

Con il tempo, anche senza cambiare una virgola del dettato statutario, le posizioni si sono fortemente ammorbidite e si è potuto dare il via ad ampie sperimentazioni per l'insegnamento della seconda ed anche di una terza lingua, sia nella scuola materna che nel ciclo dell'obbligo ed ora anche negli istituti superiori. Il tema, per lunghi anni riservato alla sulla scuola italiana, ha finito per investire anche in quella di madrelingua tedesca, alle prese con le richieste delle famiglie, ma con le istanze degli stessi insegnanti, per il miglioramento dell'insegnamento della lingua italiana e di quella inglese.

Sullo sfondo un altro tema assolutamente rilevante per il quale invece, sino ad oggi, non si è trovata assolutamente nessuna risposta: la domanda di istituire una vera e propria scuola bilingue, organizzata magari sul modello di quella che ben funziona nelle località di lingua ladina, è in grado di offrire una possibilità di istruzione adeguata a tutti i figli di famiglia mistilingue o semplicemente a coloro che vogliono muoversi sin dall'inizio del loro percorso formativo in un'ottica di eguale valorizzazione di ambedue le lingue e ambedue le culture.

A farci pensare che il fuoco covi sotto la cenere anche le recenti iniziative, nate nel mondo politico di lingua tedesca, per bloccare o limitare le iscrizioni i bambini italiani o comunque non tedescofoni, nelle scuole materne bolzanine.

A margine di questi temi chiave c'è, non meno rilevante, quello dell'autonomia delle varie istituzioni scolastiche rispetto ai voleri calati dall'alto da una giunta provinciale che, man mano che assorbiva competenze da parte di Roma, si è dimostrata in diversi casi assolutamente sorda rispetto alle diverse esigenze manifestate nella realtà altoatesina.

Emblematico il caso dei calendari scolastici, uniformati ad un modello totalmente rigido sia per la scuola italiana che per quella tedesca, con l'introduzione della settimana corta o di periodi di vacanza, contro le scelte e la volontà di ampie parti dell'universo scolastico provinciale.

 

Questi i temi, questa la realtà. Quarant'anni di polemiche e di battaglie che oggi sembrerebbero passate nel dimenticatoio. I termini del confronto, come detto, si sono in effetti ammorbiditi almeno su alcuni argomenti, ma questo non significa affatto che la sostanza delle questioni sia stata risolta. Il processo di revisione dello statuto sarebbe il momento ideale per aprire un grande dibattito su come, in una situazione completamente diversa da quella del passato, il sistema scolastico altoatesino possa essere organizzato per dare i nostri giovani le migliori possibilità per affrontare il futuro. Si tratta di capire, in sostanza, se il dettato dell'articolo 19 sia ancora adeguato a rappresentare una realtà molto complessa come quella attuale, nella quale tra l'altro i soggetti sono molto diversi e più numerosi di quelli di cui si poteva tener conto mezzo secolo fa.

È chiaro, per le cose che abbiamo detto all'inizio, che su questi temi lo scontro frontale non porta assolutamente a nulla se non ad irrigidimenti che non fanno bene a nessuno. Certo è però che nemmeno il silenzio aiuta. Non quello delle istituzioni scolastiche ed educative, degli insegnanti, dei genitori, degli eredi di coloro che per decenni si sono battuti per un modello scolastico diverso e che ora potrebbero portare la loro esperienza e il loro impegno in una discussione ampia e aperta.

A meno che, ovviamente, noi non si viva, come diceva l'ineffabile Pangloss, precettore del Candide di Voltaire, nel migliore dei mondi possibili e quindi nulla valga la pena di esser cambiato. Se è così stessero le cose saremmo i primi a rallegrarcene. Basta che però, magari tra un paio d'anni, quando l'occasione di metter mano tutti assieme alla macchina dello statuto sarà magari trascorsa, non ci si svegli con un'altra polemica sollevazione. Sarebbe la prova provata che, come qualcuno ha sempre affermato, l'unico motivo di tutte queste buriane era quello di dare addosso all'autonomia, senza curarsi di migliorarla.

Bild
Profil für Benutzer Massimo Mollica
Massimo Mollica Fr., 03.06.2016 - 23:22

"Non esiste futuro per una minoranza etnica o linguistica che non abbia il pieno controllo sull'istruzione dei propri giovani." Io direi che non esiste futuro per qualsiasi società che non dia importanza assoluta sull'istruzione.
Non so se i tempi siano maturi (c'è ancora molta ignoranza!) ma sono fiducioso che prima o poi alla scuola unica ci si arriverà. Forse dopo che SVP e PD locale si saranno uniti.
Già oggi comunque si potrebbe unire la parte amministrativa, per abbassare i costi.

Fr., 03.06.2016 - 23:22 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Christian Mair
Christian Mair Mi., 08.06.2016 - 18:34

Der Artikel 19 ist ein Mindeststandard, der nicht notwendigerweise einer Schulreform, Gestaltung von Ferien-und Unterrichtszeiten oder auch CLIL Unterricht im Weg steht.
Nicht detaillierte Standards sollten im Fokus einer Autonomiereform stehen, sondern Klärung der Zuständigkeit.

Mi., 08.06.2016 - 18:34 Permalink