Politik | Lo scontro

“Questo è razzismo politico”

Caterina Foti, militante di Casapound e delegata della Uil, potrebbe venire espulsa dal sindacato perché attiva in un movimento di estrema destra. “Siamo al paradosso”.

“Non darò le dimissioni, se vogliono dovranno cacciarmi loro”.

Non si è fatta attendere la dura replica di Caterina Foti, ex esponente di Alto Adige nel cuore, nuovo acquisto di Casapound e delegata della Uil alla levata di scudi dei vertici del sindacato Toni Serafini e Giovanni Pandini. Oggetto della contestazione il fatto che la presenza di Foti nella compagine dei cosiddetti fascisti del terzo millennio sarebbe in conflitto con i valori, finanche con il dna del sindacato. “Se non si farà da parte da sola ci penseranno i probiviri - aveva dichiarato il segretario provinciale della Uil Toni Serafini al quotidiano Alto Adige -. Una cosa è certa con i fascisti non vogliamo avere nulla a che fare”. La lettera scarlatta, dunque, è stata appuntata sul petto. Domani, 3 novembre, ci sarà un incontro con i sindacati per chiarire la questione, incontro a cui, fa sapere la delegata Uil, probabilmente non parteciperà.

“Democrazia è libertà di scegliere, principio che loro, paladini della stessa, non stanno mettendo in atto. Mi sembra un paradosso”, sentenzia Foti, eletta a maggio scorso nel consiglio di circoscrizione Europa Novacella nelle liste di Alto Adige nel cuore e ora, dopo il passaggio a Casapound, quarta consigliera di quartiere del movimento di estrema destra. “A prescindere dal gruppo di appartenenza - prosegue Foti - continuerò con la mia attività di sindacalista, per la quale ho ricevuto attestati di stima anche da Pandini stesso che ha lodato la mia meticolosità sul lavoro. Parlano di libertà di pensiero e si dichiarano apolitici ma sono i primi a fare del razzismo politico”.

Altra incongruenza viene rilevata nel fatto che la Uil non aveva mai dato segni di insofferenza finché la consigliera era attiva nel centrodestra di Alessandro Urzì. Secondo lo statuto della Uil, infatti, la carica politica e l’attività di sindacalista sarebbero incompatibili. “Il regolamento avrebbe avuto senso se fosse stato applicato da subito e per tutti. C’è un precedente politico che è quello di Gianni Frezzato, il quale ha continuato con la sua attività di sindacalista della Uil sebbene fosse iscritto al Pd e lo stesso è valso per me, per quanto non vedessero di buon occhio la mia presenza nelle fila della destra moderata, infatti, i miei meriti lavorativi hanno avuto la meglio, e questo finché non è stato ufficializzato il mio passaggio a Casapound”, così Foti. È possibile, dunque, lavorare per la Uil e al contempo militare in un movimento di estrema destra? “Assolutamente sì, trovo che sia ancora più possibile conciliare le due attività perché Casapound è la prima a mobilitarsi a favore delle categorie più ‘deboli’”. Immediata, dopo che la notizia è rimbalzata anche sul quotidiano il giornale.it, anche la presa di posizione di Andrea Bonazza, coordinatore regionale del movimento della Tartaruga frecciata:

"Un boomerang che tornerà nei denti di chi ha anteposto la propria ottusità ideologica alla difesa dei lavoratori. Ci troviamo al paradosso in cui un sindacato nato per difendere i diritti dei lavoratori dai 'padroni', spinto dai suoi di padroni politici si trova a sottomettere i diritti dei suoi stessi membri. Avete presente quando un operaio viene licenziato in base alle sue preferenze politiche? Ecco, se non lo avete presente è perchè ciò non accade grazie a sindacalisti con nobili valori come Caterina! Se oggi invece assistiamo a queste discriminazioni, è perchè una certa fazione politica comanda i sindacati, e in nome della democrazia si vuole uccidere la stessa".

Fra gli iscritti al sindacato ci sono evidentemente anche centinaia di immigrati, ennesimo motivo per cui Foti, in quanto rappresentante di un movimento di estrema destra (peraltro da sempre schierato contro lo ius soli) si sarebbe guadagnata l’appellativo di “persona non grata” all’interno della Uil. “Noi non siamo razzisti, siamo contro l’immigrazione incontrollata, è chiaro che non siamo in grado di poter dare sostegno a tutti e se queste persone non riescono a trovare lavoro il rischio che si dedichino ad attività criminali è alto”, incalza Foti e lo slogan è sempre lo stesso: “aiutiamoli a casa loro”. Compito di un sindacalista, tuttavia, come ribadito da Serafini è quello di difendere tutti, senza discriminazione alcuna. “Un compito che condivido, se vengono a chiedere aiuto, del resto, vuol dire che sono persone che hanno già un posto di lavoro”. 

Nel frattempo anche la segreteria di Alto Adige nel cuore ha da dire la sua: 

“Spiace dovere constatare come la Signora Foti, che si era presentata personalmente al Movimento, aveva condiviso solo sei mesi fa il progetto ed il programma dell’Alto Adige nel cuore, aderendo ai principi per i quali è stata eletta in Consiglio di circoscrizione Europa. Di lei si è molto parlato per il ripetuto tentativo di venire eletta presidente, con alleanze diverse. Sino all’annuncio dei giorni scorsi. Spiace ancora che la mancata conquista della Presidenza abbia influito con le scelte di questi ultimi giorni”.

“Non capisco il senso di questa dichiarazione - risponde piccata Foti - la Presidenza non mi sarebbe certamente stata assegnata da Alessandro Urzì ma sarebbe stata votata dagli altri consiglieri. Il programma, va detto, è stato stilato da me e dalla consigliera del M5S Sabrina Bresadola, programma che continuerò ad onorare, visto che sono stata io a portare avanti le iniziative nel quartiere. La scelta di passare a Casapound, peraltro, è dovuta proprio a questa dilagante staticità politica, c’è molto da fare e c’è da farlo ora”.