“Non possiamo chiudere gli occhi”
Dopo gli allarmi e le polemiche dei giorni scorsi oggi il presidente della giunta provinciale di Bolzano Arno Kompatscher ed il vescovo della diocesi di Bolzano Bressanone Ivo Muser hanno tenuto congiuntamente una conferenza stampa per fare il punto della situazione in merito alle forme di accoglienza messe in atto nei confronti dei profughi che giungono in Alto Adige.
Prima di fornire gli attuali numeri dell’accoglienza, Landeshauptmann e Vescovo hanno fatto un forte appello alla società altoatesina affinché si prenda le sue responsabilità assumendo un atteggiamento all’insegna della solidarietà. Le parole congiuntamente pronunciate da Komptascher e Muser non hanno lasciato adito a dubbi.
“Non si tratta solo un compito istituzionale: si tratta di aiutare persone che sono fuggite da una situazione di emergenza e di violenza per salvare la propria vita. Questo aiuto deve anzitutto crescere attraverso l'atteggiamento della società civile, che non può sottrarsi alle proprie responsabilità.”
Arno Kompatscher si è voluto anche significativamente riagganciare alla storia locale, ricordando le Opzioni “che 75 anni fa hanno visto la nostra gente nella situazione che vivono oggi i profughi, ospiti in un Paese straniero visto un punto di approdo anche temporaneo dove si spera di trovare un aiuto”.
Il presidente della giunta provinciale ha ribadito la necessità "di non chiudere gli occhi" e ha confermato "l'impegno della Giunta provinciale nella collaborazione con il Commissariato del governo e le preziose associazioni sul territorio". Assieme al vescovo, Kompatscher ha infine ribadito l'invito ai mass media: "aiutateci a sensibilizzare e affrontare la tematica in modo sereno."
Il vescovo Ivo Muser dal canto suo ha quindi richiamato quanto recentemente affermato da papa Francesco.
"Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell'umanità. La realtà delle migrazioni esige anzitutto una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione."
Il vescovo ha quindi ricordato amaramente che “oggi non esiste soltanto la paura nei confronti dello straniero, ma spesso addirittura indifferenza e rifiuto, che possono arrivare al disprezzo”, rilanciando l’invito ad aiutare che deve essere visto - secondo Muser - come “la nostra carta d'identità di cristiani".
All’assessora provinciale competente Martha Stocker è toccato quindi il compito di tracciare il bilancio dell’attuale struttura di accoglienza predisposta a livello provinciale.
Al momento sono circa 300 i posti messi a disposizione dalla Provincia per l’accoglienza dei profughi, di cui 132 finanziati dalla Provincia che punta ad un percorso di integrazione, ed i restanti invece inseriti nell’ambito della prima accoglienza temporanea regolata dal quadro del programma statale.
Stocker ha anche annunciato un prossimo intervento al Brennero dove sarà allestita una struttura di primo aiuto per i profughi che tentano di raggiungere in treno la Germania e che vengono respinti dall’Austria.
Stocker ha ribadito in tal senso la differenziazione esistente oggi in Alto Adige tra due categorie di profughi. 1) I primi sono quelli arrivano per conto loro e che, facendo richiesta di asilo, vengono accolti in strutture appositamente adibite. 2) I secondi sono invece quelli che sbarcano nel Sud Italia e che vengono distribuiti dallo Stato tra le Regioni in base alla popolazione (Stocker ha ricordato che, di questi, solo lo 0,8% viene destinato in Alto Adige).
Per accogliere i richiedenti asilo, ha riepilogato Stocker, sono attualmente a disposizione a Bolzano la caserma ex Gorio (capacità 186 posti) e la struttura Conte Forni (28 posti), gestite da Volontarius, la Casa del giovane lavoratore (24 posti), gestita dalla Caritas, e la casa Arnika a Merano (60 posti) gestita da Caritas. Si arriva a una capacità complessiva di 298 posti, attualmente 50 sono ancora liberi (perché collegata alla ripartizione statale e al fatto che dopo pochi giorni molti profughi ripartono). Attualmente 166 posti sono finanziati dallo Stato, 132 dalla Provincia (per chi arriva direttamente in Alto Adige e chiede asilo) con un percorso di integrazione. Finora sono stati accolti circa 750 profughi, di cui 700 inviati dallo Stato in base alle ripartizione regionale: circa l'80% delle persone arrivate ha lasciato l'Alto Adige dopo pochi giorni, una dinamica che ovviamente rende difficile il lavoro di integrazione rispetto agli stranieri che si fermano.
L’assessora Stocker ha anche fornito ulteriori dettagli rispetto alla situazione attuale al Brennero.
Stocker ha precisato che si tratta di persone o gruppi che di fatto cercano autonomamente di raggiungere altri Paesi UE, non hanno contatti con le autorità nazionali e non hanno interesse a restare in Italia o richiedere asilo. La questione dunque investe le autorità di polizia statali, ma se i respingimenti al Brennero dovessero continuare, anche in considerazione della stagione, la Provincia d'intesa con la Questura ha reperito una sistemazione vicino alla stazione che potrà fungere da riferimento per la prima accoglienza a bassa soglia, garantendo cioè un posto per le necessità primarie: dormire, mangiare, lavarsi, farsi capire con il servizio di un interprete.
Sarà la comunità comprensoriale alta val d'Isarco a occuparsi dell'intervento.
Ma lo stesso testo è stato
Ma lo stesso testo è stato pubblicato anche qui...
http://www.provincia.bz.it/news/it/news.asp?news_action=4&news_article_…