Orari di lavoro, medici sul piede di guerra

L’iniziativa è partita dai principali sindacati dei medici: Anaao, Cimo, Fesmed, Aaroi Emac, Cgil, Cisl, Uil e Fassid che hanno fatto recapitare una diffida alle varie Asl regionali, oggetto del documento: gli orari di lavoro. I rappresentanti sindacali, con cui il direttore generale dell’Azienda sanitaria altoatesina, Thomas Schael, si incontrerà oggi, chiedono che non venga applicata in merito alcuna deroga alle normative Ue che entreranno in vigore il prossimo 25 novembre. In tale data “il lavoro di tutti i medici dipendenti pubblici e privati dovrà essere riorganizzato in modo da adeguarsi integralmente alla normativa europea sugli orari di lavoro e sui riposi, conseguentemente all’applicazione della Legge 161/2014. Le Regioni e le Province Autonome, nonché gli Enti del Servizio sanitario nazionale sono tenuti ad applicare gli imminenti obblighi normativi in oggetto e vengono diffidate dall’emanare regolamentazioni in qualsivoglia modo difformi rispetto alla normativa europea. I firmatari della diffida si riservano di impugnare caso per caso, e contestualmente inviteranno i loro rappresentanti regionali e aziendali a non sottoscrivere alcun accordo decentrato e a vigilare sui provvedimenti organizzativi eventualmente adottati dalle Regioni o dalle singole aziende del servizio sanitario essendo disponibili”, riferisce il documento. Una questione che rischia di inasprire i toni è quella delle guardie notturne, il cui servizio spesso supera il limite orario delle 12 ore consecutive e, altrettanto di frequente, è svolto dagli stessi medici che hanno lavorato durante il giorno. È opportuno ricordare che il direttore sanitario Oswald Mayr aveva elaborato, non più di qualche settimana fa, un piano di riorganizzazione delle guardie che però non è piaciuto ai sindacalisti dell’Anaao i quali avevano sottolineato che i medici non potevano occuparsi di patologie di cui non sono competenti.