Chronik | L'intervista

Il serial killer di Bolzano, 22 anni dopo

Intervista all’agente che arrestò Marco Bergamo poche ore dopo l’ultimo omicidio.

Bolzano non è esattamente una di quelle città che si vedono nelle ruvide province dei polizieschi americani, dove il telefono squilla sulla scrivania dell’ispettore perché giù al fiume hanno appena trovato un cadavere. Non ci si immagina un detective in impermeabile scuro sotto una pioggia battente, il coroner che fuma annoiato nei paraggi, la striscia gialla “Police line do not cross” a circoscrivere il luogo del delitto. Non ci sono stereotipi a buttare. Ecco perché quando accadono fatti di sconcertante violenza si conficcano risolutivamente nel diaframma della memoria.

Fra il 1985 e il 1992 nell’area del capoluogo altoatesino vennero uccise a coltellate almeno 5 donne, fra cui Marcella Casagrande studentessa di appena 15 anni. All’alba del 6 agosto 1992 la polizia fermò il killer, Marco Bergamo, che all’epoca aveva 26 anni, poche ore dopo che il corpo di una prostituta 18enne, Marika Zorzi, era stato rinvenuto senza vita. “Vidi passare una Seat Ibiza rossa simile a quella vista sul luogo dell'ultimo delitto e decidemmo di fermarla" – racconta al quotidiano Tageszeitung Alessandro Avervo, l’agente che bloccò l’auto dell’omicida 22 anni fa -. "Nel bagagliaio trovammo le foderine dell'auto inzuppate di sangue e la carta d'identità dell'ultima vittima, Marika Zorzi”.

Non c’erano più dubbi, l’assassino, grazie anche a un serie di circostanze fortuite, venne individuato. “Per me - continua l'agente sul Tageszeitung - fu una soddisfazione irripetibile, dovuta certo anche ad un pizzico di fortuna: mi ero trovato nel posto giusto al momento giusto. A catturare il killer, è vero, sono stato io, ma fu il risultato di un lavoro di squadra durato anni, portato avanti, assieme, da tutte le forze dell'ordine, dalla polizia, dai carabinieri, dalla Procura”.