La scalata di Babele
Metti un giovedì sera all’ost west club est ovest Gabriele Di Luca, Abede Elbakki Rtaib e Carlo Vettori. Il primo, insegnante, collaboratore di salto.bz ed editorialista del Corriere dell’Alto Adige e moderatore della serata; il secondo, responsabile dei Giovani musulmani di Trento; e il terzo, candidato sindaco della Lega Nord a Bolzano. L’occasione un dibattito, dal suggestivo titolo “Califfi & Sceriffi”, sul tema dell’integrazione e del multiculturalismo in Europa; il primo dei quattro appuntamenti del format “La lampada verde”, andato in scena ieri sera (11 febbraio) nel noto locale di Merano. La scelta degli ospiti, di uno in particolare, non ha mancato di sollevare nei giorni antecedenti all’evento aspre polemiche. “I leghisti non hanno la più pallida idea di cosa significhi la multiculturalità!” tuonavano alcuni commentatori sulla pagina Facebook dell'evento. “Crogiolarsi in una bolla autoreferenziale non serve a molto, il confronto è un segno di positività reciproco, è fondamentale mettere in discussione i propri pregiudizi”, ha chiosato Di Luca in apertura.
Un punto di vista personale
La religione che tutto addomestica, intesa come ansiolitico collettivo, oppure confortevole rifugio spirituale del singolo? L’atavico quesito è la scintilla che innesca la discussione sotto il riflesso di una luce verde che illumina i protagonisti sul palcoscenico. Elbakki Rtaib, nato e cresciuto in una famiglia musulmana dalla quale ha ereditato i precetti dell’Islam senza però esserne mai intimamente conquistato, racconta di una ritrovata spiritualità maturata dopo aver conosciuto una ragazza italiana, poi diventata sua moglie, che si è convertita alla fede musulmana insufflando in lui il desiderio di riscoprire le proprie origini religiose. Un’educazione cattolica è quella invece ricevuta da Vettori, il quale grazie agli studi del Conservatorio e alla musica nello specifico inizia, anni addietro, a “guardare la spiritualità con altri occhi”, rivelando anche una insospettabile “simpatia” per la chiesa greco-ortodossa, ma “credo nello Stato laico”, chiarisce l’esponente del Carroccio.
Foto di Laurin Mayer
Fondamentalisti o moderati?
La spiritualità cristiana, interviene Di Luca, ha diversi accenti e sfaccettature così come la religione musulmana include in sé una pletora di correnti, “anche se la tendenza è quella di pensare a un islam monolitico, totalizzante quando non totalitario, inquadrandolo unicamente come ‘fondamentalista’ o ‘moderato’”. Termine, quest’ultimo, rifiutato in blocco dalla comunità islamica, “vorrebbe dire quindi che praticare un islam ‘integrale’ sarebbe dunque considerato pericoloso - ha spiegato l’esponente dei Giovani musulmani - un messaggio errato che abbiamo il dovere di non trasmettere, soprattutto alle nuove generazioni, preferisco parlare piuttosto di islam equilibrato e disequilibrato”. Elbakki Rtaib ha poi sottolineato che la 'sua' religione tocca tutti gli aspetti della vita, dalla cura della propria persona, all’alimentazione, alla vita sociale, alla politica, “ogni fedele sceglie, secondo coscienza, su quali temi concentrarsi, il problema si presenta quando vengono date interpretazioni estremiste del Corano”. Lo scontro di civiltà, secondo il candidato sindaco leghista, avviene quando si tenta di imporre il proprio stile di vita in occidente “ed è lì che occorre rivendicare il nostro, l’islam può essere definito un codice di comportamento come lo è per noi la carta costituzionale, in alcuni paesi il Corano è lo strumento di legge su cui si basa la politica di Stato, in altri no, come nella Turchia di Atatürk il quale ha voluto fortemente la creazione di uno Stato laico”. Una posizione non condivisa dalla controparte secondo cui l’istituzione di uno Stato islamico, “e non certamente quello inteso dai jihadisti, sarebbe un potenziale esempio di buon governo”. Riguardo alla “potente istanza di intromissione da parte dell’islam nella vita occidentale” - così come è stata definita dal vivace “conduttore” della serata - Elbakki Rtaib ha precisato: “Vivo in Italia e rispetto le leggi di questo paese”.
“Mi ha ispirato Dio”
Un’espressione abusata che tuttavia non ha credibilità perché non verificabile, questo il successivo propellente del dibattito. Prima di essere un insieme di regole l’islam è una serie di obiettivi, cinque per la precisione - ha affermato il giovane musulmano trentino - “la vita, la religione, la proprietà privata, l’onore e la necessità di preservare la mente, obiettivi condivisi sia dai laici che dai fedeli e che ci impegniamo a perseguire, ma nessuno fra i musulmani dichiara di agire ‘perché me l’ha ordinato Dio’, l’islam, del resto, non costringe le persone a professare la fede”. I fatti di Parigi dello scorso novembre, tuttavia, sembrano smentire queste affermazioni, attacca Vettori; “ecco un esempio di un’interpretazione manipolata e sbagliata dell’Islam”, replica Elbakki Rtaib.
Foto di Laurin Mayer
Simbolismi ostentati
La scelta francese di vietare simboli religiosi nelle scuole pubbliche (la legge risale al 2004) per contrastare la loro “ostentazione provocatoria” fu giudicata all’epoca radicale e frutto di una “laicità fondamentalista”. Una decisione, quella del governo d’oltralpe, condivisa da Vettori secondo cui “la scuola deve restare laica”. Immediato il richiamo al caso dell'istituto scolastico di Rozzano (dello scorso dicembre) dove il preside aveva fatto infuriare alcuni genitori per la decisione di evitare festeggiamenti natalizi con l’intento di non turbare gli studenti di altre fedi religiose. Capitan Salvini, in quell’occasione, da bravo politico-metteur en scène, si presentò davanti alla scuola con un presepe per manifestare il suo accorato dissenso all’iniziativa del preside. “Il presepe fa parte della tradizione italiana e deve essere mantenuto, togliere per non offendere è sbagliato”, avverte Vettori. Questo concetto di “libera chiesa in libero Stato” professato dal candidato sindaco della Lega Nord non piace però ad alcuni astanti. Gianluca Da Col, presidente dell’associazione culturale Diverkstatt, seduto fra il pubblico, incalza: “È un ragionamento che stride con l’agire politico del partito che Vettori rappresenta, mettersi a cantare davanti al presepe, come è successo a Rozzano, alimenta proprio quegli scontri di civiltà che devono essere scongiurati”. E ancora: “La Lega era tutta in piazza al Family Day con i cattolici, o si è laici sempre oppure si strumentalizza la religione”. “C’erano anche i musulmani a quella manifestazione”, si difende Vettori che aggiunge: “Il cordone ombelicale con la chiesa cattolica non è mai stato reciso, siamo in Italia e ‘paghiamo’ lo scotto di ospitare il Vaticano sul suolo nazionale”.
Prima di chiudere la serata un’ultima battuta: “Per la mia partecipazione all'evento meranese ho ricevuto più commenti negativi dalla sezione locale della Lega Nord che da altre parti, e la Digos mi ha anche chiesto se fossi preoccupato di venire qui stasera”, dice in un sorriso (finalmente) disteso Vettori. La bolla di autoreferenzialità è scoppiata senza far rumore.
Se avessero parlato del
Se avessero parlato del family day sarebbero stati perfettamente d'accordo... United Obsurantis Order is coming... ci ritroveremo schiacciati tra il fascioleghismo e il fascioislamismo
Difendere la cultura e
Difendere la cultura e tradizioni vuol dire difendere il nostro futuro, e se dobbiamo integrare è rendere simile a noi senza modificare le nostre abitudini ( presepio ecc.)di chi vive nel territorio.
Le società multietniche che dovrebbero preservare le loro radici nell’intento di ampliare il bagaglio culturale dei singoli, scelgono invece di annullarle. Un livellamento verso il basso e non il contrario.
La negazione della propria identità per un’ipotetica facile integrazione é razzista chi difende le proprie tradizioni, si punisce chi ricorda il fascismo ma si tutela chi simpatizza per terrorismo .
Ma una volta che dei leghisti sono d'accordo su certi punti con l'Islam arriva puntuale la zecca di turno che polemizza anche su questo.