Wirtschaft | L'intervista

“Il declino del mondo italiano in Sudtirolo”

Riccardo Dello Sbarba, consigliere provinciale Verde ed ex firma dell’Alto Adige, sulle strategie dell'Athesia, il futuro dell'informazione e le presunte radici comuni.
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Foto: Salto.bz

salto.bz: Dello Sbarba, come interpreta questa acquisizione da parte dell’Athesia dei quotidiani Alto Adige e Trentino?
Riccardo Dello Sbarba: Si rafforza una posizione monopolistica in campo provinciale e forse anche regionale, se ci sarà anche l’acquisizione dell’Adige, da parte di un gruppo editoriale che non è solo un gruppo editoriale ma che ha anche una forte presenza politica ed imprenditoriale, con Michl Ebner, presidente dell’Athesia, che è anche presidente della Camera di Commercio, e da quel pulpito gioca in qualche modo il ruolo di “Ministro Ombra” dell’economia. Ora, in pratica, c'è un unico gruppo economico che può dettare l’agenda della politica e mettere con le spalle al muro i relativi rappresentanti.

Eppure Michl Ebner, in un’intervista rilasciata al Corriere dell'Alto Adige, smentisce che l’operazione possa essere definita monopolistica, ma un unico editore che controlla l’80% del mercato locale può essere forse inquadrato in altro modo?
Difficilmente. Il paradosso per il Sudtirolo, poi, è che questo viene inglobato nel Triveneto a livello di Antritrust, Triveneto che è da sempre considerato un concetto negativo e da rigettare per il mondo sudtirolese. Al momento ci sono delle verifiche in corso su questa operazione. Verifiche necessarie, e saranno gli stessi organi giornalistici a farle, sia il sindacato che l’Ordine che qui in Alto Adige, onestamente, mi sembra abbiano brillato per passività in questi ultimi anni.

Michl Ebner ha descritto, con il trasferimento della stampa a Bolzano, l’operazione di acquisizione dei quotidiani Alto Adige e Trentino come un "provvedimento ecologico", cosa ne pensa da esponente degli ambientalisti?
Che è un aspetto del tutto secondario. E che non c’è nulla di più antiecologico della concentrazione di potere nel settore dell’informazione.

"Il problema è perché un gruppo come quello de L’Espresso consideri l’Alto Adige un giornale fra quelli meno interessanti e quindi da cedere".

Era un’acquisizione inevitabile questa dal momento che il settore mediatico, specie quello cartaceo, è da tempo in forte crisi?
La vendita era necessaria dopo l’incorporazione da parte del Gruppo L’Espresso de La Stampa e del Secolo XIX, bisognava ridurre la tiratura in alcune regioni per rientrare nel tetto dell’Antitrust. Perciò sono stati venduti alcuni giornali del Sud e anche l’Alto Adige e il Trentino. Il problema è perché un gruppo come quello de L’Espresso consideri l’Alto Adige un giornale fra quelli meno interessanti e quindi da cedere. Mi chiedo poi perché non ci sia stato un gruppo imprenditoriale alternativo a quello dell’Athesia che abbia presentato un’offerta per rilevare il 71% delle quote.

E questo cosa rivela, secondo lei?
La dice lunga sul declino del mondo italiano nel Sudtirolo. Cosa che si è vista negli anni già con la diminuzione dei consiglieri provinciali e degli assessori, e dell’influenza anche in settori tradizionali come quelli dell’industria. C’è anche una debolezza della politica di lingua italiana, se pensiamo che sono eletti solo 5 consiglieri provinciali di madrelingua italiana su un totale di 35, una cifra che non corrisponde all’effettivo insediamento italiano in Sudtirolo (pari a circa il 25%). E se c’è un’enorme sotto-rappresentanza della componente italiana dell’Autonomia allora è facile che ci sia anche una debolezza dal punto di vista mediatico. L’organico dell’Alto Adige è stato ridotto in questi anni al lumicino, e probabilmente ha ragione chi dice che tutte le operazioni di tagli sul personale e di chiusura delle redazioni, penso a quella di Merano e di Bressanone, siano state fatte per “snellire” il più possibile il giornale per farne poi un boccone appetibile per la vendita. Tutto ciò dà un quadro abbastanza desolante della questione perché si rischia di diventare ininfluenti. E c’è un altro fattore da non trascurare.

Quale?
Bisogna riconoscere che gli Ebner non hanno mai sottovalutato, nella Provincia di Bolzano, la presenza degli ‘italiani’, con i quali ha voluto concludere anche operazioni imprenditoriali.

"Penso che gli italiani della Provincia di Bolzano debbano smetterla di difendere l’italianità e lo Stato italiano ed entrare invece pienamente nell’Autonomia e ho sempre sperato che il quotidiano Alto Adige potesse accompagnarli attraverso questo ingresso".

Ma, su un piano politico, come si costruirà la convivenza fra un giornale come il Dolomiten, “voce” delle minoranze sudtirolesi, e l’Alto Adige, considerato il “giornale degli italiani”?
Non ho mai visto un direttore che si insedia e afferma di voler cambiare tutta la linea editoriale, non l'hanno detto nemmeno quelli che poi l’hanno cambiata sul serio. Le dichiarazioni attuali dei nuovi proprietari riferiscono che il giornale andrà avanti così com’è, fra un anno o due vedremo cosa sarà successo. Fra l’altro questa acquisizione arriva proprio a due anni dalle elezioni provinciali. La verità è che non ho mai creduto che l’Alto Adige si erigesse a difensore dello Stato, penso piuttosto che gli italiani della Provincia di Bolzano debbano smetterla di difendere l’italianità e lo Stato italiano ed entrare invece pienamente nell’Autonomia e ho sempre sperato che il quotidiano Alto Adige potesse accompagnarli attraverso questo ingresso.

E questo è successo?
In parte sì. Ora le questioni delicate riguardano gli interessi di questo blocco imprenditoriale, politico e mediatico, e le sue relative operazioni. Voglio dire, ci sarà un giornale abbastanza autonomo in Alto Adige da vederle e commentarle criticamente. E poi c'è l’influsso sulla politica e sulla classe dirigente, è noto infatti il modus operandi del Dolomiten, a seconda del tipo e delle dimensioni delle foto e dei titoli che sceglie di pubblicare indica in qualche modo chi bisogna votare e chi no, i “salvati e i sommersi” della politica, insomma. Il pericolo è che questo tipo di influenza venga esercitato ora anche dal giornale italiano.

"Ora abbiamo la realizzazione di un’interetnicità di potere."

Il sindacalista della CGIL Fabrizio Tomelleri dice che il rischio è che l’Alto Adige diventi un ufficio di comunicazione della Svp. E pensare che Magnago per 20 anni non ha concesso interviste all’Alto Adige.
Ho lavorato per l’Alto Adige per 5 anni, sono stato il primo a pubblicare, ai tempi, un’intervista di due pagine a un bombarolo, Sepp Innerhofer. Ho sempre creduto a un giornalismo a cavallo fra i gruppi linguistici. E questo, a mio parere, prevede anche un giornalismo critico. Ora abbiamo la realizzazione di un’interetnicità di potere. Il paradosso è che il superamento delle barriere fra gruppi linguistici avvenga sotto il segno del potere e del rafforzamento della divisione fra i gruppi stessi, perché non penso certamente che i due quotidiani possano fare un’informazione critica interetnica come io mi aspetto.

Davvero sono radici comuni quelle che legano Dolomiten e Alto Adige, così come dichiarato dall’Athesia?
Sono fesserie. Nel mondo sudtirolese c’è sempre stata una forte critica contro i partigiani dell’ultima ora, quelli del ’45. Il giornale Alto Adige, soprattutto all’inizio, era fortemente nazionalista. Certo i due quotidiani sono rinati nel dopoguerra così come tutta l’editoria italiana, e questo non ha significato naturalmente che in Italia venisse stampato un giornale solo che dettasse la linea per tutti.

Come mai secondo lei da nessuno dei direttori dei due quotidiani in questione hanno commentato "l’evento" sui rispettivi giornali, oggi?
Questa è una vecchia malattia di noi giornalisti, sappiamo scrivere su tutti tranne che su noi stessi.

 

Riccardo Dello Sbarba, che attualmente ricopre la carica di consigliere provinciale del Gruppo Verde, ha lavorato dal 1988 al 1993 per il quotidiano "Alto Adige", dal 1993 al 2000 per il settimanale "ff", dove realizza la prima esperienza di regolari servizi in italiano in una testata di lingua tedesca. Dal 2001 al 2003 è stato direttore del quotidiano "Il Mattino" di Bolzano.

"Ora abbiamo la realizzazione di un’interetnicità di potere. Il paradosso è che il superamento delle barriere fra gruppi linguistici avvenga sotto il segno del potere e del rafforzamento della divisione fra i gruppi, perché non penso certamente che i due quotidiani possano fare un’informazione critica interetnica come io mi aspetto."
Perchè fino a ieri L'Alto Adige era il baluardo dell'interetnicità? Non mi sembra proprio. Oppure un giornale per fare la critica giusta la deve fare in senso interetnico? Ho un pò l'impressione che dello Sbarba confonda i suoi obbiettivi da politico con quelli da giornalista.

Do., 13.10.2016 - 14:25 Permalink

Penso al "nuovo" direttore dell'Alto Adige che in suo editoriale critica gli intrecci (interessi) economico-finanziari, istituzionali e politici di M. Ebner. Penso anche di vederlo dopo pochi giorni su una panchina del parco stazione che, detto con Crozza, viene alimentato dai colombi. Voi cosa pensate ?

Do., 13.10.2016 - 14:59 Permalink

Suvvia Dello Sbarba, non pianga lacrime per un giornaluccio ipernazionalista, che per decenni ha contribuito alla divisione tra i gruppi linguistici. Anzi, probabilmente ne é stato il principale fautore.
L' "Alto Adige" é riuscito a reggersi in piedi per anni grazie a fondi neri del ministero degli inerni.
Se la gente non compra un giornale, perché é scarso, allora il giornale prima o poi o deve chiudere oppure bisogna venderlo.

Do., 13.10.2016 - 23:54 Permalink

Sorvolo sull'aspetto politico della questione, del tutto evidente. Preciso che, a dispetto dello sbandierato DNA ideale, anche i Verdi hanno contribuito all'indebolimento del gruppo linguistico italiano, DOPO Langer. Sempre più monoetnici e sempre più elitari, sempre attenti ai pedigree di chi incontravano, hanno lasciato in fondo al catino sudtirolese - per il terrore di essere reputati troppo di destra, anche dal loro interno, anzi soprattutto - intatte tutte le istanze e le richieste di spazio e di crescita del gruppo linguistico italiano. Ecco, nessuna classe dirigente italiana all'orizzonte, figuriamoci un'imprenditoria. Certo, materia pericolosa da maneggiare, ma da loro mi aspettavo molto di più. Leggere oggi RDS amareggiarsi di questo status mi irrita profondamente.

Fr., 14.10.2016 - 09:40 Permalink

Dei verdi si può dire tanto, ma che siano monoetnici mi pare una cavolata bella e buona. I verdi nel bene o nel male sono per loro natura da decenni interetnici non risparmiando critiche anche pesanti agli esponenti di Heimatbund, Schützen & co.
Il problema del gruppo etnico italiano è quello di avere esponenti politici etnici non proprio di alto livello. Cosí non c'è da meravigliarsi se nessuno li vota e se di conseguenza in provincia rimangano in quattro gatti.

Fr., 14.10.2016 - 10:02 Permalink

Monoetnici è evidente che non lo siano, qualche traccia di italiani - microscopica - possiamo effettivamente trovarla. Interetnici da decenni sulla carta, nella pratica molto meno. Critiche alle destre tedesche? Vorrei vedere, che altro potrebbero fare? Esponenti politici etnici? Cosa intendi? Nessun voto e quattro gatti, vero. In ogni caso, resto della mia idea: i Verdi hanno pesanti responsabilità nell'evaporazione politica della "meglio gioventù" italiana.

Fr., 14.10.2016 - 19:32 Permalink

Con esponente etnico intendo un esponente che in questo caso si dice italiano e rappresentante degli interessi del gruppo etnico italiano in quanto tale. La scelta di essere interetnici non ha nulla a che fare con l'evaporazione della classe politica italiana. Ripeto, la classe politica italiana è evaporata perchè non convince più nessuno.

Fr., 14.10.2016 - 20:48 Permalink