Cosa fa un partito populista tutto rotto, “decostruttivizzato”, come direbbe Maroni-Crozza, alla ricerca di un disperato riposizionamento politico? Acchiappa il suo leader felpovestito e lo manda a prendersela con le minoranze etniche nella città dei centri sociali. Lui non avvisa le istituzioni e torna a casa con la macchina sfasciata e la faccia da funerale.
E nel frattempo possono forse i militanti del celodurismo sparpagliati per il paese non trovare il loro personale bersaglio mobile? In 300 si sono radunati ieri, 15 novembre, al confine con l’Austria al grido di “Brennero non è Lampedusa” per manifestare contro la realizzazione di un centro profughi, che, secondo il segretario della Lega Nord Trentino Maurizio Fugatti, servirebbe solo a far arrivare sul posto altri rifugiati. Rifugiati che, per inciso, sono perlopiù diretti verso il nord Europa, ma si sa, far leva sugli istinti più infimi è uno degli strumenti identitari preferiti del Carroccio. La fiaccolata, a cui erano presenti anche il presidente della Lega Nord Trentino Alessandro Savoi e l’ex senatore Enzo Boso, è stata elogiata da Matteo Salvini che ha assicurato una prossima visita in Trentino-Alto Adige.