Da Mimma Battisti per Giannantonio Manci
Vorrei contribuire all'importante momento del conferimento della cittadinanza onoraria di Bolzano a Giannantonio Manci con il documento che allego in copia, e che ho trovato tra le carte di famiglia.
È un biglietto su carta sottilissima che era stato consegnato a mano a mio padre nel nostro rifugio in Svizzera, rifugio che ha accolto decine di persone e che è stato luogo di incontro per i compagni che con mio padre condividevano i valori della Resistenza. E parlo di compagni nel senso etimologico del termine "cum panis" e non in senso politico, perché mio padre era socialista, ed i suoi compagni erano repubblicani, democristiani, comunisti, utopisti, tutti uniti dalla condivisione di valori alti, e dalla scelta di assumersi il rischio di lottare fino in fondo per essi.
Il biglietto che presento dava la triste notizia della morte di Manci, di cui mio padre era amico fraterno, e mostra come anche nell'immediatezza dei fatti le notizie della morte fossero confuse e contradditorie. Posso aggiungere quello che si sa della testimonianza del vicino di cella di Manci negli scantinati del Palazzo dell'attuale Corpo d'armata, Giuseppe Ferrandi, che ne ha riferito le ultime mazziniane parole in un momento in cui si erano incrociati trascinati verso gli interrogatori: "Ora e sempre, internazionale futura umanità".
Vorrei infine sottolineare come il richiamo alla vendetta vada inserito nella situazione del momento; nel discorso che mio padre pronunciò sulla tomba di Manci il 6 luglio del 1946 in occasione del secondo anniversario della morte l'appello è a "quei comuni umani principi", che avevano riscaldato il suo cuore, e dovrebbero ancora riscaldare il cuore di tutti.
Mio padre morirà pochi mesi dopo in un incidente ferroviario, il 14 dicembre 1946, a 45 anni; gli stessi anni che in quello stesso giorno Giannantonio Manci avrebbe compiuto.