Un viaggio attraverso gli ospedali psichiatrici
“Il viaggio di Marco Cavallo” è diventato un film-documentario: la pellicola, della durata di 50 minuti, è stata presentata in anteprima nazionale al Torino Film Festival per la sezione “Diritti e Rovesci” curata da Paolo Virzì, ex direttore della kermesse e ora guest director. Tra le cinque opere selezionate dal regista livornese nella sua sezione, la pellicola della triestina Erika Rossi e del meranese Giuseppe Tedeschi vede la fotografia di Daniel Mazza (“Piccola Patria”, 2013) e il montaggio di Beppe Leonetti, ed è prodotta da Edizioni alphabeta Verlag per la “Collana 180 – Archivio critico della salute mentale”. Il film è accompagnato da un diario di Peppe Dell'Acqua, “CAVALLO BLU CONTRO I MURI DEGLI OPG – Il viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori per incontrare gli internati”.
Direttamente da Torino, “Il viaggio di Marco Cavallo” sarà proiettato stasera alle 20.45 a Merano presso il Centro per la Cultura di via Cavour, con ingresso libero, all’interno del ciclo "Docu.emme. Rassegna dedicata al cinema documentario contemporaneo".
A quasi quarant’anni dalla “Legge Basaglia” sulla chiusura dei manicomi (1978) in Italia ci sono ca. mille persone rinchiuse senza la certezza della pena o della diagnosi in 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ancora aperti. In base al “Codice Rocco” del 1930, chi ha commesso un crimine ed è riconosciuto incapace d'intendere e di volere e dichiarato pericoloso, finisce in questi manicomi, da cui non si sa quando potrà uscire, spesso sedato o legato se rifiuta farmaci. Gli OPG dovevano essere chiusi nel 2010, dopo i sopralluoghi della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Ignazio Marino, che ne mise in luce lo stato di abbandono e di incuria. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano li ha definiti “luoghi orribili, indegni di un paese civile”. Ma la loro definitiva chiusura continua a essere prorogata, nonostante i moniti di Napolitano e una legge – votata lo scorso 28 maggio – che ne impone l'abolizione entro marzo 2015.
I due registi del docufilm tornano al 1973, quando nel primo reparto vuoto del manicomio di San Giovanni di Trieste un gruppo di artisti costruisce “Marco Cavallo”: un grande cavallo in legno e cartapesta, simbolo dell’abolizione di un orrore risalente al 1930, e che contiene idealmente i desideri degli internati. Nel novembre 2013 “Marco Cavallo” è tornato a viaggiare attraverso i 6 OPG italiani, da Barcellona Pozzo di Gotto a Castiglione delle Stiviere, con una medaglia della Presidenza della Repubblica al collo. Partendo da Trieste, ha percorso in 13 giorni oltre 4mila chilometri toccando 16 città, a sostegno della campagna stopOPG, per dire no a “mini OPG” o manicomi regionali e chiedere l'apertura di Centri di Salute Mentale h24. “Il film è un atto di denuncia, un’operazione di sensibilizzazione sulla legge votata a maggio, una speranza concreta per gli uomini e le donne dimenticati in queste strutture dell’orrore”, afferma la regista Erika Rossi. A tenere le redini del cavallo è Peppe Dell’Acqua, direttore della Collana 180 e membro del Comitato nazionale stopOPG: “Il film continua la campagna avviata lo scorso novembre, soprattutto per vigilare e denunciare le inadempienze che già numerose rischiano di tradire il portato della legge approvata”.
Paolo Virzì è entusiasta della pellicola: “Il mio prossimo lavoro, sul set a primavera, racconterà anche di disagio mentale, forse attraverso una storia d’amore, ma non è giusto parlarne ora, farebbe ombra a questo bel film di Erika Rossi e Giuseppe Tedeschi”. “Ogni mio personaggio è una maniera di avvicinarsi al romanzo della vita delle persone, per me è stata importante la lettura di Jung e della teoria dei tipi psicologici”, aggiunge Virzì, secondo il quale la questione dei diritti “riguarda anche i reparti di salute mentale negli ospedali e non solo gli OPG”. E conclude: “Che farmaci prendete per dormire? Menate vostra moglie? Cosa dite in mezzo al traffico? Non c'è una divisione così netta e nessuno si può prendere il diritto di gestire la vita di chi è insano di mente, anche se le nostre società hanno sempre cercato di escludere queste persone”.
“Il fatto che il film sia andato a Torino è fonte di grande soddisfazione e d'entusiasmo per noi – dichiara Aldo Mazza, direttore di alphabeta. Durante il viaggio siamo stati accolti da centinaia di persone, abbiamo incontrato internati, numerosissimi studenti, operatori, volontari e cittadini che hanno manifestato con StopOPG il loro dissenso chiedendo la chiusura di queste strutture. In un Paese troppo a lungo disattento a queste questioni, il nostro intento è quello di dare voce e visibilità a tutte queste persone ed alle loro storie. La scelta di produrre questo film sta a segnalare il nostro impegno civile di editori e si inserisce pertanto in un percorso avviato dal 2010 dalla nostra casa editrice con la Collana 180, che muove i suoi primi passi proprio da Trieste per percorrere la vasta rete delle buone pratiche, incontrare la storia del cambiamento delle singole persone e raccontare le straordinarie imprese sociali che si sviluppano intorno alla questione psichiatrica”.