Scuola: la piaga dell’abbandono
Nella prossima programmazione europea del Fondo sociale verrà inserita la dispersione scolastica come fenomeno capillare su livello nazionale. Statisticamente sono numerosi, infatti, i ragazzi che abbandonano gli studi o che si impegnano talmente poco da non avere alcuna possibilità di superare l'anno. In Alto Adige, sebbene la situazione non sia ancora sopra i livelli di guardia, si sta già correndo ai ripari per riportare questi giovani all’interno del circuito formativo. “Frequenze irregolari – commenta Sandro Tarter, ispettore dell’Intendenza scolastica – si registrano soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, per arginare il problema abbiamo costruito il progetto ‘Gli anni in tasca’ [Dall’omonimo film di François Truffaut, 1976 ndr] che consiste in due linee d’azione. La prima è quella di intervenire negli istituti cercando di personalizzare il curriculum del ragazzo e di arricchire lo studio con attività extra-scolastiche in modo che diventino parte integrante del suo percorso di formazione. In questo modo si valorizzano gli studenti più a rischio e si prova a inquadrarli nella giusta direzione. La seconda iniziativa è l’istituzione di una classe III di scuola secondaria di primo grado amministrata 'tecnicamente' dal Leonardo da Vinci e ‘fisicamente’ dall’I.T.C.A.T. Delai con un’attività didattica fortemente innovativa (oltre, anche qui, alle proposte extra-curriculari) che coinvolga tutti ragazzi fra i 14 e i 16 anni - le situazioni più gravi segnalate dalle scuole – e lavori sulla loro autostima perduta.
La situazione non migliora negli istituti superiori, dove il passaggio dalle scuole medie risulta spesso complicato e faticoso, una frustrazione che va a incidere sull’orientamento individuale e professionale. “Orientamenti - continua Tarter - su cui stiamo lavorando per poter indirizzare nel modo giusto i ragazzi secondo le loro esigenze, perché il sistema scolastico deve tener conto delle attitudini di ognuno”.
Differenze con il mondo tedesco si notano per lo più nella valutazione dell’offerta formativa, “ci sono radici culturali diverse nel fenomeno dispersivo, - spiega l’Ispettore scolastico - gli italiani sono più orientati verso il liceo e hanno la tendenza a sottovalutare gli istituti professionali, mentre in ambito tedesco la scelta della scuola passa attraverso le future possibilità lavorative, senza contare che il legame fra scuola e territorio, nel loro caso, è più solido ed efficace”.
Il dato più rilevante riguardo la dispersione interessa maggiormente gli studenti stranieri, che vivono spesso un disagio sociale e che hanno bisogni educativi specifici. Per fare questo gli insegnanti, va da sé, sono la prima risorsa da impiegare perché aiutino a concretizzare i processi di integrazione, ma a cui a volte manca “l’elasticità e l’autonomia per gestire la trasformazione sociale e culturale a cui stiamo assistendo – conclude Tarter -; di fronte a questa mutata domanda di formazione dovremmo poter creare delle condizioni nuove per l’insegnamento, occorre pensare a nuove strategie d’azione, che sono quelle su cui stiamo lavorando, e posso affermare con certezza che il panorama, in termini di ricerca di risoluzioni alla questione, è tutt’altro che statico”.