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Uomini come le talpe

L'articolo „Uomini come le talpe“ é il primo di una serie di 5 contributi che SALTO ARTS pubblicherà in concomitanza con la mostra di Can Altay presso ar/ge kunst.

"Uomini Come le Talpe - Campionario della miseria sotto la galleria del Virgolo" pubblicato su Alto Adige, 07.12.1948

Dormono in piccole nicchie scavate entro il tunnel - Il gelido soffio del vento del nord canta loro la ninnananna

Giorni fa, in questura, un uomo denunciò il furto di una valigia. Una povera e vecchia valigia slabbrata, legata a doppio con un pezzo di spago.

Non c’era dentro gran che: un paio di pantaloni sdrusciti ai ginocchi, cinque o sei calzini ricuciti cinquanta volte, un paio di mutande, una maglia stinta, un ago, un po’ di filo e sette bottoni, raccolti in un sacchettino di tela. Un “colpo” piuttosto misero per lo sconosciuto ladruncolo.

Il derubato, una persona di circa sessant’anni, era però afflitto lo stesso e scrollava il capo melanconicamente. L’agente, quando gli chiese l’indirizzo di casa, non potè fare a meno di alzare gli occhi da quel suo registro sgualcito per guardare bene in faccia il derubato. E lo guardò infatti, e meravigliato gli chiese: “Li, abita? Nella galleria del Virgolo?...”

Abitava proprio li da circa un anno. In una piccola caverna laterale, che un tempo aveva servito di ripostiglio per qualcosa che poteva essere dei sacchi, come delle cassette di muni

“Dove vuole che vada a dormire?” - aggiunse il vecchio. – Meglio in galleria, che fuori all’aperto”.

L’altro disse di si e continuò a scrivere.

Questo che abbiamo riferito non è che un episodio, ma può servire per prendere atto di una realtà che merita una particolare attenzione. Un’attenzione umana, più che una attenzione di prammatica.

Sotto la galleria del Virgolo, quel vecchio a cui era stata rubata la valigia, non è il solo a dormirci. Vi abitano diverse decine di persone; uomini, donne e qualche bimbo. Tutti hanno pochissimi mobili e dei miseri giacigli. Nelle corte gallerie scavate ai lati della grande. Questi uomini e queste donne hanno sistemato il loro ricovero. Hanno costruito dei ripari in legno, hanno disposto nel poco spazio a disposizione le loro cose, le loro cianfrusaglie e i loro ricordi. E la dentro, alla fioca luce di qualche candela, passano i loro giorni.

Per vedere il sole, o più semplicemente il cielo debbono uscire all’aperto. Ma fuori, oggi, fa più freddo che dentro a quel tunnel, e allora stanno chiusi nelle loro spelonche, come le talpe nelle loro tane.

Molti di loro una volta avevano una casa. Una casetta qualunque, magari di sole due stanze. La guerra li ha privati anche di questo. La miseria ha fatto il resto. Qualcuno, non tutti, una volta lavorava. Adesso, quelli che alla fine della settimana tornano nel buio di quello strano albergo e contano alla fioca luce di un lume le poche migliaia di lire riscosse, sono tre o quattro: forse meno. Perché è difficile sapere con esattezza quante persone abbiamo preso dimora in quella galleria abbandonata.

Color che non lavorano si arrangiano in qualche modo: frugano pazientemente fra le macerie in cerca di un pezzo di metallo qualunque, di una carabattola qualsiasi che possa esser venduta come ferraglia. Oppure grugano nei bidoni delle immondizie in cerca delle stesse cose di stracci o di cartacce. Cercano per delle giornate intere. E non sempre trovano, e non sempre alla fine della giornata riescono a racimolare tante lire quante ne occorrono per comprarsi un pezzo di pane. Hanno, oltre al silenzio al freddo ed alla solitudine, una compagna ancora: la miseria. Ma ci sono abituati, e parlando con loro, sembra quasi non se ne rendano conto.

Una volta, qualche mese fa, polizia e carabinieri fecero nella galleria del Virgolo una vera e propria battuta. Fermarono parecchie persone e fra i fermati scoprirono anche chi non era in regola con la giustizia. I più però erano degli onesti; erano vestiti male, ma non avevano preso niente a nessuno. Dissero che abitavano là sotto perché non avevano altro posto e perché all’aperto, quando piove, ci si bagna. Li rilasciarono quasi tutti.

C’è odore d’umido e di vecchio, nella galleria del Virgolo e di sera verso le 17 e fino all’alba, c’è il vento. Vento gelido che vien dal nord, giù lungo la vallata dell’Isarco e s’infila in ogni pertugio; entra indisturbato da una parte del tunnel ed esce dall’altra. E le fiammelle delle candele, in certi momenti, si piegano e si allungano, e i fogli di carta di giornale, disposti fra le tavole sconnesse hanno uno strano fruscio. Ma gli abitanti di quel luogo non ci fanno caso, sanno che il vento viene a trovarli quasi ogni giorno e sanno che non possono fare nulla per fermarlo. Accettano tutto e non imprecano. I giorni, i mesi, gli anni trascorsi non hanno cambiato nulla. Accettano tutto come i fatalisti accettano il destino. Stanno cosi nella loro miseria e forse non sperano più. Fino a quando dovranno restarci?

"Bolzano Scomparsa - La città e i dintorni nelle vecchie cronache" a cura di Ettore Frangipane, Edizioni Praxis 3, Bolzano 2009

Gli articoli saranno in mostra come parte di AHALI, giornale fondata da Can Altay, e collezionabile dal pubblico fino al 30 Luglio 2016. Il lancio del seguente articolo si terrà questo Venerdi 17 Giugno alle ore 19 presso ar/ge kunst. Il progetto é a cura di ar/ge kunst e Lungomare.

DIRECTED TOURS & AHALI JOURNAL Programma pubblico nel contesto di VFI - Virgolo Future Institute (Such Claims on Territory Transform Spatial Imagination Into Obscure Anticipations of Repartition)

DIRECTED TOURS è una serie di tre visite guidate che attivano e mediano la mostra VFI – Virgolo Future Institute di Can Altay presso ar/ge kunst. Il nome Directed Tours prende spunto dal termine directed gaze (sguardo guidato) definito da Altay per descrivere parte della sua pratica e riconoscere la centralità dell’incontro con altre persone nel processo di avvicinamento ad un nuovo contesto. A partire da questa idea, ar/ge kunst e Lungomare propongono una serie di tour guidati insieme ad alcune persone che hanno incontrato l’artista durante la residenza andando a definirne la ricerca e la forma della mostra stessa. I Directed Tours scandiscono il lancio di tre corrispondenti capitoli su AHALI e saranno pubblicati per l’occasione su salto arts.

Directed Tour #1: Ettore Frangipane (Giornalista)
17.06.2016, ore 18, ar/ge kunst, Bolzano

AHALI JOURNAL è la rivista fondata da Can Altay nel 2007 con il progetto grafico di Asli Altay, Future Anecdotes Istanbul. Nel corso della mostra sette nuovi capitoli (issues) della rivista Ahali sono pubblicati come approfondimento al progetto di Can Altay e collezionabili dal pubblico come parte dell’installazione.