Società | Gastbeitrag

Se la politica è miope

Ha scelto di partorire un figlio nel punto nascita di Vipiteno e ora si batte contro la chiusura del reparto. La testimonianza di Cristina Gervasoni, medico ligure.

La chiusura del reparto di ostetricia di Vipiteno sarebbe una grande perdita. E sarebbe l'ennesima miope azione politica che danneggia una realtà virtuosa. Una buona nascita è un investimento in salute; riconoscere la fisiologia e mantenerla evitando medicalizzazioni inutili è una buona pratica clinica perchè tutela la salute attuale e futura delle madri e dei figli. A Vipiteno si riconoscono le situazioni di fisiologia e si accompagnano serenamente, si riconoscono le situazioni di patologia e si indirizzano ai centri più adatti.

A Vipiteno si fornisce una presenza capillare che rassicura le future madri, senza ammassarle tutte in un unico grande "hub" dove l'assistenza viene, per quanto si possa impegnare il personale, erogata come in una catena di montaggio (destino probabile nei grandi ospedali). Nel brevissimo termine i costi di un unico centro nascita sono senz'altro inferiori rispetto ad averne altri minori aperti ma la "cost-efficiency" nel lungo termine è penalizzante: una assistenza "in serie" costringe i tempi di erogazione delle prestazioni, obbliga a ritmi serrati, appiattisce le peculiari necessità degli utenti incasellandoli in protocolli standardizzati. Con l'inevitabile conseguenza di aumentare gli interventi in processi che si svolgerebbero ugualmente bene senza interferenze, causandone la trasformazione in patologie.

A questo punto dove è il risparmio? Quanto costa gestire un'induzione di un travaglio? Quanto costa invece saper attendere un parto spontaneo? Quanto costa la degenza di una donna che subisce un taglio cesareo? Quanto costa invece un parto naturale? Costa questo: costa formare le professionalità che però ci sono già e hanno le competenze adatte (costo zero), adatte anche a formarne altre per diffondere questo tipo di assistenza. A Vipiteno ci sono altissime professionalità, medici sicuri e fiduciosi, ostetriche competenti ed attente,  serene nel valutare quando si è nella fisiologia e quando purtroppo la patologia richiede un impegno maggiore.

Vorrei portare il mio esempio: una scadente organizzazione dieci anni fa dell'ostetricia di base (leggi: consultori ed ambulatori per la gravidanza fisiologica) mi ha portato un primo taglio cesareo (vorrei avere in mano un registratore di cassa per segnare le entrate e le uscite) con i costi di una sala operatoria e relativo personale e materiale allertato in urgenza, una degenza ospedaliera prolungata, dei farmaci assunti nel postoperatorio, di un allattamento scadente per uno scarso sostegno all'avvio e i costi del latte artificiale, di una forma depressiva postpartum, dei costi ospedalieri della gravidanza successiva con relativo taglio cesareo elettivo (nessuno si sognó di propormi il cosiddetto travaglio di prova) con - di nuovo - i costi dell'intervento e della degenza, dei farmaci - non della depressione per fortuna - ma ancora una volta dell'allattamento misto (oneroso sia fisicamente che economicamente).

Poi, invece, una efficace azione di counselling con personale preparato (le ostetriche di Vipiteno!), una valutazione medica obiettiva e basata sulle evidenze; una assistenza one-to-one al momento del travaglio, zero farmaci, zero interventi chirurgici, un accompagnamento vero ed un sostegno sicuro, degenza breve con necessità assistenziali minime (e peraltro tutte ampiamente soddisfatte con un economico buon senso), grande sostegno psicologico, grande sostegno dell'allattamento materno. Tutti interventi che mi hanno fatto risparmiare molto, sia economicamente che mentalmente, e che sono stati attuati a costo Zero (salvo la formazione del personale ma quello non è un costo bensì un investimento!).

Ecco, per avere tutto questo io mi sono sobbarcata le spese di una trasferta familiare in Alto Adige per quasi un mese e sono certa che, a conti fatti, ci sia stato per la mia terza gravidanza un risparmio netto economico, non solo nell'immediato ma anche nel lungo periodo, rispetto a ciascuna delle altre due gravidanze, gestite a pochi km da casa ma gestite male, in una struttura che conta, forse, poche decine di parti in più all'anno ma che ha trascurato la scienza basata sulle evidenze a favore della medicina difensiva, nota per essere inutilmente più costosa.

Da questo tipo di assistenza io sono scappata per trovare a Vipiteno dei professionisti dotati di buon senso, onestà professionale e solide capacità. Mai ho avuto il dubbio di non avere il massimo dell'assistenza o di correre qualche rischio (eppure essendo medico urgentista per deformazione professionale sono portata ad essere preparata al peggio). Ora, con la decisione di chiudere il reparto di Ostetricia di Vipiteno, si sta compiendo un atto contro il buon senso, contro la buona pratica clinica, contro la medicina basata sulle evidenze.

È un atto controproducente dal punto di vista economico perché le buone pratiche assistenziali riducono i costi, non li aumentano, sia nel breve che nel lungo termine. Perché spargere i singoli professionisti nelle altre strutture abbatte una consolidata sinergia fra ginecologi e ostetriche in cui queste sono libere e sicure nel proprio lavoro e i ginecologi lo sono altrettanto, intervenendo solo se serve davvero. E questo non mette a repentaglio le donne o i loro figli ma li protegge da interventi inutili o addirittura dannosi, selezionando invece chi ne trarrebbe benefici. Questo si fa non con il numero in mano come in coda al supermercato ma con la presenza accanto di una professionista esperta che sa accoglierti ed accompagnarti. Questo, anche se non tutte ne sono consapevoli, è quello che vogliono le donne ed è quello di cui hanno bisogno, per tutelare la salute loro e dei loro figli.


Cristina Gervasoni è un medico e lavora al pronto soccorso e al 118 di Imperia, in Liguria.