Nebbia sul Colle.
La scena politica italiana, resa ancora più ingovernabile dall'esito del voto, è precipitata nel caos dopo la nomina dei cosiddetti dieci “saggi” da parte di Giorgio Napolitano. La confusione che si respira, infatti, è conseguenza della gestione politicamente miope di un Presidente della Repubblica alla fine del suo controverso mandato, che non ha tenuto conto delle precise indicazioni inserite nell'urna dagli elettori, maggiormente orientate al rinnovamento.
Gautam Mukunda della Harvard Business School ci offre una lettura riguardo alla scelta compiuta dal Presidente. In un articolo pubblicato su Foreign Policy (tradotto sull'ultimo numero di “Internazionale”) spiega qual'è il limite oltre il quale un ricambio generazionale non può essere rinviato. L'effetto dell'età avanzata sulle nostre funzioni cognitive è decisivo quando si tratta di risolvere problemi nuovi, extra ordinari, non routinari. E' l'intelligenza fluida:
Le situazioni più critiche e pericolose sono quelle nuove e insolite, quelle che non possono essere gestite dal normale funzionamento delle istituzioni e quindi richiedono il massimo delle capacità di un leader. E' proprio in questi momenti che il declino dell'intelligenza fluida ha gli effetti più gravi
Antonio Elorza, titolare della cattedra di Scienze Politiche presso l’Universidad Complutense de Madrid, scrive su “El Pais” dell'errore del Quirinale:
Napolitano è caduto nella vecchia sindrome di Togliatti, e di tanti altri leader comunisti – qui ne abbiamo uno ben diverso – che consiste nello scegliere sempre soluzioni apparentemente realiste, che corrispondono ai rapporti di potere esistenti, contravvenendo alle esigenze di cambiamento della realtà, e quindi all’importanza del meccanismo democratico nella soluzione di situazioni di crisi.
Che Napolitano sia inadatto per formazione politica o per deficit cognitivi, con la propria incapacità di trovare alternative inedite al logorio della politica (e alla sua banalizzazione) ha ribaltato il risultato elettorale, soffocando sul nascere qualsiasi cambiamento, parola chiave uscita dalle urne. Consegnando il paese nelle mani di dieci “saggi” – onde favorire un dialogo tra Partito Democratico e Berlusconi – ha liquefatto il dibattito pubblico, dividendo il PD, prima compattatosi (certo fragilmente e gettando cenere sul fuoco) attorno al mandato di Pierluigi Bersani e al progetto di un “governo del cambiamento” su 8 punti che chiudessero la porta agli impresentabili del PdL; difficile sostenere che buona parte dell'elettorato di sinistra osteggiasse apertamente Bersani, anzi.
Una volta archiviata la pagina dei “saggi” (inutili persino per uno di loro) si aprirà la partita sul successore di Napolitano al Quirinale, cui spetterà il difficile compito di traghettarci verso lidi più tranquilli, e con viste migliori; perciò sarà utile che PD-SEL, avendo i numeri per eleggerlo, tendano l'orecchio al vento del cambiamento. Il deputato democratico Pippo Civati scrive a tal proposito:
Leggo che 120 parlamentari del Pd sarebbero pronti a firmare una lettera per dire che Romano Prodi (al Quirinale, ndr) non va bene. E sapete perché? Perché sarebbe troppo divisivo. E, come già abbiamo visto per l'espressione condiviso, divisivo vuol dire divisivo rispetto a Berlusconi. Il bello del centrosinistra è che per non sembrare divisivo verso Berlusconi è divisivo (e se ne vanta, pure) verso gli elettori. Che infatti non lo votano più. Si vede che ci piace così. Ora, lo ripeto: [...] possiamo eleggere un Presidente della Repubblica (e magari anche un premier) di alto profilo, libero dai condizionamenti della Seconda Repubblica, che voli alto, al di sopra di ogni inciucio. Che faccia o permetta di fare tutte quelle cose che, soprattutto per colpa di Berlusconi (ma perché cazzo non lo diciamo? Siamo diventati deficienti?), in questi vent’anni non sono state fatte.
In Italia
In Italia, chissà perché, pare che la figura del presidente della Repubblica non possa essere nemmeno sfiorata da critiche. E invece questo presidente, che a mio parere è stato uno dei peggiori della nostra storia, andrebbe davvero criticato aspramente. E non solo per quest'ultima, infausta, decisione di affidare questo inutile mandato ai cosiddetti 10 saggi. Ma anche per quanto ha fatto e non fatto nel suo settennato (ricordo, di sfuggita, la recente grazia accordata a uno degli agenti che rapirono Abu Omar...).
Io sono davvero felice che se ne vada, non vedo l'ora; tranne che spero che la prossima scelta sia migliore.
Napolitano, ben prima delle elezioni, è entrato a bomba, facendo quella affermazione imbecille "l'unico boom che ho visto è quello degli anni Sessanta": poi la bomba M5S gli è splosa a lui e a tutti i sepolcri imbiancati della politica letteralmente sotto al culo. E lui, che non capisce, mi sembra, ormai più nulla, non ha saputo gestire il risultato elettorale, si è limitato a inficiarlo lasciando al suo posto un Governo che è uscito malissimo dalle urne. Con l'addentellato che Monti, purtroppo, ce lo ha pure "regalato" come senatore a vita, con una decisione davvero imbarazzante (una volta, i senatori a vita si sceglievano in maniera diversa: Montale, Mario Luzi, Rita Levi Montalcini...).
La domanda che qualsiasi elettore, a questo punto, si può porre è: ma quanto è stato utile che siamo andati alle urne? A me, pare, per nulla.
In risposta a In Italia di Gianluca Trotta
Le responsabilità del Presidente
Perfettamente d'accordo, Gianluca. Se siamo arrivati sin qui (cioé contro a un muro, o quasi) è colpa soprattutto della strategia fallimentare del Quirinale, non ultima l'appoggio all'inutile governo tecnico. A quanto pare, il "tradimento" di Monti non è bastato a fargli cambiare idea, anzi. Preferisce prorogare l'esistenza di un governo morto, piuttosto che giocare la carta (con un pizzico di azzardo, certamente) dell'incarico pieno a Bersani. Così facendo, Napolitano ha delegittimato il segretario Pd davanti ai suoi detrattori, dentro e fuori il partito, ha rimesso in campo Berlusconi e - anziché "stanare" il movimento 5stelle, costringendolo a scegliere - ha marginalizzato i grillini. Insomma, "Re Giorgio" (pensa te, così lo definì l'Espresso nel 2011...) sta contribuendo alla deflagrazione del sistema politico italiano, in primis a sinistra, forse più di Grillo. Mentre Renzi e Berlusconi, ormai in campagna elettorale, ringraziano.
In risposta a Le responsabilità del Presidente di Valentino Liberto
Mah, non so davvero cosa
Mah, non so davvero cosa pensare e invidio le vostre certezze. Quelli del movimento5stelle, con tutte le attenuanti per la loro inesperienza e la giusta diffidenza per le vecchie volpi della politica, sembrano sempre più una schiera di topi dietro al pifferaio di Hamelin. Mandare Bersani a "stanarli" in parlamento mi sembra rischiosissimo, se non riesce a ottenere la fiducia si va diritti verso le elezioni, di nuovo con il Porcellum e con una situazione internazionale e dei mercati che fa paura anche solo immaginare. Berlusconi è stato rimesso in campo dai suoi elettori, refrattari a qualsiasi considerazione etica, politica o anche solo di semplice decenza e decoro. Immagino che se arriveranno le condanne dal tribunale di Milano questo servirà solo a rinfocolarli ancora di più. Nell'intervento sotto Martin Geier parla giustamente di giovani riformisti, a cui farebbe schifo ogni possibile intesa con il Banana. Ma il PD appare più diviso che mai, e per l'appunto anche Renzi sulla carta è un giovane riformista.
In risposta a Mah, non so davvero cosa di Giancarlo
Vero,
Berlusconi è arrivato secondo (di pochissimo), ha perso 6 milioni di voti ma ha un amplissimo zoccolo duro. Secondo me, però, era in difficoltà, terrorizzato dalla prospettiva che al Colle potesse salire una persona "nemica" e i 5Stelle trovassero un qualche terreno comune col centrosinistra (magari col sostegno di quest'ultimo a una personalità terza indicata dai grillini: scenario ormai poco plausibile, ma non ancora del tutto irrealistico). Gli 8 punti berlusconiani di ieri sono poco più che uno spauracchio, ma con un potenziale elettorale superiore al 29% di febbraio - perché gli italiani sono fessi. Non è un caso che i punti arrivino ora, all'indomani del "fallimento annunciato" dei saggi di Napolitano, il quale non è stato in grado di percorrere ALCUNA strada alternativa e ha lasciato campo libero agli avversari di Bersani, quelli che urlano più forte (e consentono ai giornali di scrivere pagine e pagine sulle lotte intestine al PD). La campagna elettorale l'ha riaperta il Quirinale. L'inciucio lo vuole il Quirinale.
Regierung...
Bestenfalls ein Teil des PD hat verstanden daß auch der PD die Wahlen verloren hat; ein Teil der alten Garde des PD klammert sich noch an die Möglichkeit dem Wandel(den der Wähler so will und den Valentino sehr gut beschrieben hat) zu entkommen. Daß ein guter Teil des PD dem PDL so sehr ähnelt das ist die große Chance des Silvio Berlusconi; in seiner politischen Schlauheit will er sie auch nützen. Aus Sicht des PD käme das aber einem politischen Suizid gleich; die jungen Reformer werden sich mit Grausen abwenden. Bersani aber war bereits vorher ein schwacher Kandidat, ist er ja nur dank der Apparatschiks seiner Partei an die Spitze gelangt. Die Wahl hat ihn noch schwächer gemacht. Aber es ist vertrackt und es gibt nicht nur einen Schuldigen. Von Grillos Angebot notfalls quasi auch ohne Regierung vom Parlament einige Punkt durchziehen zu lassen wollte besonders auch der PD nix wissen. Wäre ich Präsident würde ich Grillo mit einer Regierungsbildung beauftragen; mal sehen was er daraus macht und wie sich der PD dann verhalten würde; wäre ein interessantes Experiment.
So aber kommt es vielleicht zum inciucione, zur großen Einigung zwischen PD und PDL. Die Wahl des Staatspräsidenten wird den Weg weisen; Romano Prodi wäre ein guter Präsident. Welchen Namen wird man nun uns vorsetzen?
In risposta a Regierung... di Martin Geier
Sull'apparato and so on.
Il movimento di Grillo non ha neppure indicato un nome per la Presidenza del Consiglio, e così facendo s'è sbarrato da solo la strada a qualsivoglia incarico affidato al M5S, col sostegno magari di PD-SEL. Con un/a nuovo/a presidente della Repubblica il discorso potrà cambiare, forse, dipenderà molto dal nome. Prodi purtroppo è improbabile, i più scommettono su Emma Bonino o Stefano Rodotà, ma finché non vedo non credo.
Per quanto riguarda il PD: Pierluigi Bersani ha vinto le primarie, ampiamente, e non è solo un discorso di apparato. Matteo Renzi, ad esempio, ha un grandissimo limite: per ora, nonostante il vento in poppa, non riesce ancora a interloquire e convincere il "corpaccione" della sinistra perché è un corpo troppo estraneo ad esso. E per questo ha perso le primarie. Non c'entrano le sezioni, o i dirigenti, si tratta proprio di quel popolo che si riconosce e non si vergogna di definirsi "sinistra". Bersani incarna abbastanza bene il centrosinistra "di governo", realista ed europeo, imperniato sul rafforzamento del welfare state, e come mentalità non è distante da un Prodi. Il problema è che agli italiani, i personaggi come Prodi, non piacciono.
Inoltre, una parte consistente di questa sinistra - la più idealista, la più incazzata - ha rivolto le speranze di cambiamento sul M5S, proprio perché il PD non sarebbe abbastanza "di sinistra": prima ancora che nell'identità rispetto all'avversario, la sinistra ha perso terreno nella lotta contro ingiustizie e sprechi, per la legalità e la difesa dei più deboli come dell'ambiente naturale. Eppure, i renziani sostengono che la linea socialdemocratica (o simil tale) di Bersani sia "troppo di sinistra", ideologica e senza prospettive, e che per vincere le elezioni sia necessario convincere quanti più elettori di centrodestra.
Ora: chi conosca un minimo l'Italia, sa che l'elettore medio di centrodestra non ha altri valori al di fuori dell'anarchia anti-statale, del "liberi tutti": libero Italiano in libero Stato, senza tasse, senza rotture di coglioni, con un senso della "meritocrazia" agli antipodi dell'uguaglianza sostanziale. Sono dell'avviso che la rottamazione della "forma partito", a sinistra, sia uno specchio per le allodole; il problema non sta (solo) in D'Alema o nel finanziamento pubblico dei partiti, bensì in quelli per cui " essere di sinistra non sarà mai vincente" e preferiscono inseguire il cinismo della destra piuttosto che lavorare sulla propria coerenza.
In risposta a Sull'apparato and so on. di Valentino Liberto
Apparat und Kern...
Nun gut; das kann man so sehen. Klaus Egger hat hier einen sehr guten Artikel geschrieben:
http://www.salto.bz/de/article/30032013/richard-theiner-schlaegt-auf-de…
Das Gleiche gilt auch für den PD. Der PD als Partei hat jenen Genossen zum Spitzenkandidaten gemacht der am ehesten der eigenen "linken Seele" entspricht. Vor einigen Monaten war man sich noch sehr sicher die Parlamentswahlen mit Abstand gewinnen zu können. Renzi hätte sicher weniger dieser "linken Seele" entsprochen, und das war sein großer Fehler, aber er hätte sicherlich viele Zentrumswähler und gar Einige des "centrodestra" angesprochen. Ob er das Gummiband ausgeweitet hätte ohne den linken Kern zu verlassen sei einmal dahingestellt; im jeden Fall war Links durch die SEL schon ziemlich gut abgedeckt. Ich glaube Italien und die Italienische Politik ziemlich gut zu kennen und daher stimme ich Deiner Analyse oben in einigen Punkten zu. Aber der "centrodestra" und seine Wähler sind ein ziemlich bunter Haufen und da sind nicht nur "l'anarchia anti-statale, del "liberi tutti": libero Italiano in libero Stato, senza tasse, senza rotture di coglioni, con un senso della "meritocrazia" agli antipodi dell'uguaglianza sostanziale." Diese Welt reicht von wertkonservativen Katholiken über den "popolo della partita IVA" bis zu rechtskonservativen und regionalautonomistischen Kräften. Wie Du richtig bemerkst hat B. viele Stimmen verloren; schade daß nur wenig davon bei Mittelinks angekommen ist und Beppe Grillo die beiden anderen Blöcke ziemlich alt aussehen lässt. Der PD ist meiner Ansicht auch Opfer des eigenen Konservativismus geworden und hat sich lieber einen linientreuen als einen neuen Kandidaten gewünscht. Der Wandel ist so am PD vielfach leider vorbeigegangen und an einem anderen Ort gelandet. Es ist nicht so einfach und gerade die letzten Parlamentswahlen haben bewiesen daß die Wählerschaft so statisch nicht ist.
Mal sehen wer nun kommt. Die patata bollente bekommt nun wohl der neue Präsident.