Politica | Jobs Act

4 referendum per migliorare il lavoro

Licenziamenti, contratti a termine, sicurezza sul lavoro. I quesiti referendari promossi dalla Cgil puntano a migliorare radicalmente la vita dei lavoratori. Masera: “Abbattiamo la precarietà e superiamo il Jobs Act”.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
masera_2.jpg
Foto: CGIL/AGB
  • Sono pronti a raccogliere almeno 500 mila firme entro l’estate i sindacalisti della Cgil che, recentemente, hanno depositato alla Corte di Cassazione quattro quesiti referendari. Il motto è chiaro: “Diamo un futuro al nostro Paese”. Così come sono chiari gli obiettivi: cancellare il Jobs Act, abbattere la precarietà ed aumentare la sicurezza sul lavoro, specie nei cantieri dove, troppo spesso, essendo presenti numerosi subappalti, in caso di morte o infortunio non si riesce a identificare la responsabilità di quell’incidente. “Vogliamo abrogare le norme che, secondo noi, dopo anni di valutazioni, hanno influito negativamente nel mondo del lavoro e nella vita dei lavoratori”, dice la Segretaria della Cgil/Agb Cristina Masera. E sulla scelta di intervenire attraverso la proposta di quattro referendum, precisa: “L’azione sindacale aveva anche bisogno di questo mezzo per incidere sulla politica. Quando si viene ignorati, e chi sta al potere non ascolta le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici, allora è utile utilizzare anche i referendum, rendendo protagonisti i lavoratori stessi. Se i cittadini saranno d’accordo potranno firmare per promuovere i quattro quesiti e, poi, andare a votare. Abbiamo anche la solidarietà di chi è in pensione, non solo di chi lavora in situazioni di precarietà”.

  • Foto: Seat/Comune Bz

    I 4 quesiti: di cosa si tratta

    1. Il primo quesito mira a cancellare l’intero decreto legislativo 23 del 2015, il famoso Jobs Act. Tutti i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 da un’azienda con più di 15 dipendenti possono essere licenziati in maniera illegittima, quindi anche se non c’è giusta causa o giustificato motivo soggettivo o oggettivo (ristrutturazione dell’impresa, crisi aziendale, soppressione del posto, ecc.).

  • Il decreto che si vuole abrogare ha escluso la possibilità per il lavoratore di essere reintegrato: ha diritto solo a un indennizzo che viene stabilito esclusivamente in base agli anni di servizio nell’azienda. “Il Jobs Act – dice Cristina Masera – ha creato disparità tra i lavoratori di uno stesso posto di lavoro. Vogliamo dare maggiori tutele a chi è stato assunto negli ultimi 9 anni, abbattendo la precarietà”. 

    2. Con il secondo quesito siamo nell’ambito delle aziende al di sotto dei 15 dipendenti, ovvero piccole e medie. “Si parla di aziende con pochi dipendenti. Se un lavoratore viene licenziato in modo illegittimo, in cambio riceve un indennizzo di 6 mensilità. Il nostro referendum chiede di abrogare la norma che mette un tetto massimo all’indennizzo. Attualmente l'indennizzo è di 6 mensilità, maggiorabile dal giudice fino a 10 mensilità per il lavoratore con anzianità superiore a 10 anni, e fino a 14 per quello con più di vent'anni.  L'obbiettivo del quesito è che il giudice possa valutare il singolo caso senza limitazioni del quantum.  D’altra parte, ci sarà una funzione dissuasiva e deterrente: il datore ci penserà due volte prima di licenziare in modo illegittimo qualcuno, non potendo valutare l'impegno economico che gli costerebbe”.

    Il 27% dei contratti in Alto Adige è a tempo determinato. Una percentuale più alta rispetto al resto d'Italia.

    3. “Vogliamo abrogare le norme che hanno reso precario il lavoro, liberalizzando i contratti a tempo determinato che attualmente non sono legati ad una motivazione. Assumere qualcuno per un breve periodo ha senso se ci sono dei picchi di lavoro – continua Masera – oppure se ci sono sostituzioni da fare o per i lavori stagionali. Ma oggi i contratti a tempo determinato sono molto utilizzati, anche in Alto Adige dove si supera il 27% del totale dei contratti. Una percentuale più alta rispetto al resto d’Italia, a fronte di una disoccupazione più bassa. Però avere un contratto a tempo indeterminato, lo sappiamo bene, dà garanzie. Non serve solo avere una alta occupazione, serve concentrarsi sulla qualità dell’occupazione. Limitiamo l’uso del contratto a tempo determinato senza motivazioni”.

    4. Per il quarto quesito siamo nel campo degli appalti e in particolare della sicurezza negli appalti. Oggi se un’azienda dà in appalto un’attività a un’altra e questa a un’altra ancora, i committenti non sono responsabili in solido in caso di infortunio o di malattia professionale del lavoratore. Questo vuol dire che il lavoratore non può chiedere nessun risarcimento del danno alle imprese committenti. Il quesito vuole cancellare la norma che esclude questa responsabilità.
    “Chiediamo che il committente rimanga anch'esso responsabile della sicurezza sul lavoro. Così facendo – evidenzia la Segretaria – i committenti porranno la massima attenzione nell'assegnare un appalto e controlleranno i subappalti. Vogliamo la garanzia che gli appalti vadano ad aziende che applicano integralmente le misure di sicurezza. Faccio un esempio forte, il recente caso di Firenze. C’erano 60 subappalti, alcuni erano addirittura dei singoli lavoratori con partita IVA. Non c’è un coordinamento e questo non va bene".

    Firma online o ai banchetti

    Sicurezza sul lavoro, precarietà e tutela nel caso di licenziamento illegittimi. Sono queste le parole chiave della proposta su base nazionale del sindacato di Corso Italia. Una iniziativa a cui anche la Cgil/Agb di Bolzano prenderà parte allestendo dei banchetti per raccogliere le firme. “Ogni cittadino avente diritto al voto potrà firmare online o su carta”, dice la Segretaria. “Il nostro obiettivo è superare il milione di firme, perché anche il numero è un messaggio alla politica. I bolzanini, quasi sicuramente, ci troveranno il sabato mattina in zona Talvera. Speriamo di coinvolgere quante più persone possibili”, conclude Masera.