“Non chiederò scusa stavolta”
“Alex non ha nulla a che vedere con questa storia, non ha alcuna responsabilità, si tratta di una notizia incredibile e devastante, un’accusa profondamente ingiusta”, esordisce così il legale di Alex Schwazer, Gerhard Brandstätter durante la conferenza stampa convocata nel pomeriggio di oggi (22 giugno) all’Hotel Laurin di Bolzano dopo il nuovo caso di doping scoppiato in queste ore. “È una vicenda sporca, un test a gennaio ha dato esito negativo e a maggio, dopo che Alex ha vinto a Roma, risulta positivo con sostanze anaboliche che nulla hanno a che fare con sport di resistenza. Non siamo solo contrariati ma furiosi e ora vogliamo giustizia” - prosegue l’avvocato annunciando che verrà presentata una denuncia contro ignoti.
Schwazer, occhi bassi e aria accigliata, non ci sta: “Stavolta non ho nulla di cui scusarmi, né con il mio allenatore né con chi mi sta vicino, non ho fatto alcun errore, non è come 4 anni fa”. “È la peggior cosa che mi poteva succedere, un incubo, ma sono qui a metterci la faccia e anche se i tempi sono stretti per le Olimpiadi di Rio farò il possibile per chiarire tutto, per dimostrare che il mio ritorno è pulito, perché in questo ritorno ho investito tutto, ma forse c’è qualcuno che non vuole farmi gareggiare, anche a Roma hanno tentato di ostacolarmi”, aggiunge il marciatore altoatesino riferendo di essere stato informato ieri di questa positività. Presente, oltre a Giulia Mancini, manager dell’atleta e all’avvocato Giuseppe Sarcinelli, l’allenatore Alessandro Donati, celebre per la sua rigorosità in tema di doping. “Considerando quanto avvenuto in passato - spiega Donati - Alex sarebbe l’identikit perfetto di chi si dopa, di chi delude il proprio allenatore, un’ottimo pretesto apparentemente per tirarmi fuori ma ciò non accadrà. Sono diventato un handicap per lui perché l’odio nei miei confronti e verso il fatto che stiamo di fatto ottenendo dei risultati in modo pulito è diventato una vendetta, una guerra psicologica giornaliera continua”.
Foto: Othmar Seehauser
E ancora: “Alex è un fuoriclasse, forse il più grande marciatore al mondo e ha una grande capacità di recupero”. Ma resta il problema della positività. “Ci sono delle incongruenze che andranno spiegate e le tempistiche sono quantomeno sospette”, insiste Donati che attacca: “Il sistema dimostra durezza e inflessibilità solo con i soggetti singoli e in un certo senso più deboli”. L’allenatore scende poi nel dettaglio: “Abbiamo inviato alla Wada e alla Iaaf i risultati dei 35 controlli ematici fatti all'Ospedale San Giovanni e abbiamo rinunciato alle finestre orarie quotidiane cosicché Alex potesse essere disponibile per i controlli 24 ore su 24, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta, senza contare che le sostanze trovate avrebbero dovuto manifestarsi in un aumento di massa muscolare, cosa che non è avvenuta”. Qualche idea su chi possa aver agito per screditare Schwazer, interviene Brandstätter, “ce la siamo fatta, ma è azzardato per il momento fare ipotesi, studieremo le carte”.
“Mi rendo conto che un atleta trovato positivo perde di credibilità - ammette Schwazer -. Questa sostanza di cui avrei fatto uso l’avevo già provata 4 anni fa ma vedendo che non aveva funzionato sono passato all’Epo. Che senso avrebbe allora riprenderla sapendo che non mi avrebbe fatto effetto? Mi viene un senso di vomito a sentir parlare ancora di doping. Il mio destino è forse quello di non fare più niente a livello sportivo? - si chiede infine amaramente l’atleta - Certo allenarsi tutti i giorni con questi pensieri in testa non è facile”.