Slot Machine, così si vanifica il lavoro fatto
Le slot machine sono un tema caldo di questi giorni. Nel 2012 era stata approvata una legge provinciale restrittiva che regolamentava chiaramente la loro distribuzione e il loro utilizzo. "Non si è lavorato solo sulla distanza dai luoghi sensibili, come scuole e centri anziani - ha commentato Guido Margheri (SEL) - ma abbiamo anche cercato di ridurre la loro visibilità negli esercizi commerciali che le esponevano". Infatti, secondo la legge provinciale, le slot machine dovevano essere poco visibili dai banconi dei bar o dalle casse dei tabacchini. Per chi non si fosse adeguato entro il 31 dicembre del 2012, la pena prevista era la rimozione delle macchine per il gioco d'azzardo.
E' così che si è giunti al ricorso al TAR presentato da due esercenti di bar che non avevano rispettato la normativa provinciale. Ricorso oggi appoggiato dall'Avvocatura dello Stato a nome dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che vedono nella legge provinciale una minaccia. "La cosa grave - ha commentato Margheri - è l'intromissione in una questione come questa da parte dell'Avvocatura dello Stato che necessariamente ha un peso politico di un certo tipo". Ingerenza malvista anche perché ha violato l'autonomia della provincia, che su temi come questi dovrebbe poter legiferare senza condizionamenti. Magari con l'autonomia integrale le cose possono davvero cambiare? "Non è una questione di autonomia integrale o integrata: per legiferare in merito a questioni come le slot machine bastava l'autonomia che già abbiamo. E' grave che organi statali abbiano interrotto il nostro lavoro".
L'azione dell'Avvocatura ha anche un ulteriore risvolto: in questo modo le numerose sentenze pronunciate fino ad ora dal TAR che avevano dato ragione a comuni e Provincia vengono messe in discussione. "Del resto, non possiamo stupirci dal momento che alcuni esponenti dell'SVP continuano a promuovere la costruzione di un casinò. Che prospettive abbiamo come Provincia nella lotta al gioco d'azzardo?" commenta critico il consigliere comunale, che invoca una nuova prospettiva: "I costi sociali e culturali del gioco d'azzardo sono troppo alti rispetto ai vantaggi economici che porta". Insomma, il gioco non vale la candela.
Incoerenza
La più grande sala giochi della nostra provincia è ospitata purtroppo in un edificio del Comune di Bolzano, nella posizione più strategica di tutto il nostro territorio e cioè l'edificio della stazione autocorriere in via Perathoner. E questa destinazione non l'ha decisa lo Stato.......
Da un estremo all'altro
Come sempre più spesso sta accadendo, alcune problematiche vengono trattate a seconda di chi interviene con dei semplici "si" o "no".
La questione legata al gioco, è un pò come quella delle prostitute, non si risolve con i divieti o togliendo le macchinette da una parte lasciandole da un'altra. Margheri è convinto che togliendo le macchinette dai bar i giocatori abituali e quelli cronici tutto ad un tratto guariscono? Certamente no, e non sono io a dirlo ma i dati statistici. Chi gioca alle macchinette nella certezza che prima o poi "sbanca" è un "povero illuso". Ed anche qui, non sono io a dirlo ma anche in questo caso sono i numeri, in particolare quelli delle probabilità che si hanno di vincere, cioè praticamente nulle, un pò come il superenalotto. Detto questo, e premettendo che sono stato tra i firmatari della petizione a favore della risoluzione della piaga che affligge i tanti, tantissimi slot-machine-dipendenti, credo che non ci possa essere altra soluzione se non quella della prevenzione, del controllo sulla regolarità delle giocate e sulle persone che frequentano le sale che devono essere e rimanere rigorosamente vietate ai minorenni. Molto si può fare a livello familiare perché anche qui o meglio, soprattutto qui, ci sono ampi spazi nei quali si può lavorare sull'educazione dei propri famigliari. L'aiuto dei servizi sociali deve essere soprattutto quello di tipo psicologico perchè senon si guarisce sotto quel profilo, sarà molto difficile staccarsi salle macchinette. Si può e si deve lavorare anche sui contributi economici a chi è gioco-dipendente, controllando i flussi di denaro e come questo viene speso, trasformando nei casi più complicati il denaro in beni di consumo e sevizi direttamente al momento dell'elargizione del contributo stesso. Insomma con l'eliminazione delle macchinette dai bar si ottiene solo di spostare le persone nelle sale gioco che a Bolzano e dintorni non mancano certamente. Risparmiamo quindi sui ricorsi che sono destinati ad essere persi e utilizziamo quei denari per l'educazione e per la prevenzione. Obblighiamo i gestori a fare dei corsi per individuare i casi clinici di dipendenza e per essere in grado di affrontare i casi delicati con le giuste tecniche di approccio al problema. Insomma il detto "prevenire è meglio che curare" deve sempre essere tenuto nella giusta considerazione.